LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Mancato ritiro patente ex procuratore: ecco perché il giudice ha condannato Egidi e Cabiddu

Il giudice spiega i motivi all'origine della condanna dell'allora capotano Egidi e del marito dell'allorsa procuratore di Imperia, Giuseppe Geremia

Mancato ritiro patente ex procuratore: ecco perché il giudice ha condannato Egidi e Cabiddu
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Mancato ritiro della patente

Non c'era nessuna "sudditanza psicologica" del capitano nei confronti del comandante, dietro il mancato ritiro della patente al marito dell'ex procuratore di Imperia, quest'ultimo considerato il "deus ex machina" di questa vicenda, il quale avrebbe agito "privo di ogni scrupolo" e in "totale spregiudicatezza".

Così è scritto nelle motivazioni della sentenza

con cui, il 29 novembre scorso, il tribunale collegiale di Imperia ha condannato in primo grado, rispettivamente a 3 anni e a 1 anno e 2 mesi di reclusione: Gianfranco Cabiddu, marito dell'ex procuratore capo della Repubblica di Imperia, Giuseppa Geremia e David Egidi, tenente colonnello dei carabinieri, all'epoca dei fatti comandante della compagnia di Imperia. Entrambi erano accusati, in solido, di abuso d'ufficio.

L'inchiesta riguarda

il mancato ritiro della patente da parte dei carabinieri di Imperia al marito dell'allora procuratore, in seguito a un'infrazione al codice della strada avvenuta in Sardegna. Secondo l'accusa, i carabinieri avrebbero atteso che Cabiddu sostenesse l'esame per conseguire di nuovo la patente, prima di notificargli l'atto di sospensione della stessa, ma a quel punto avendo già dato l'esame non era più necessario il ritiro della stessa. Nelle motivazioni si legge come già il titolare della scuola guida in cui Cabiddu sostenne l'esame per il recupero della patente, riferì di quando gli venne detto che si sarebbe presentata una "persona importante", alla quale non fece pagare gli 80 euro di iscrizione. ma non è tutto.

Secondo il giudice

Egidi è accusato di aver voluto sminuire il proprio rapporto di amicizia con il marito del procuratore che conosceva da molto prima (2012) del suo colonnello Zarbano, che prese servizio nell'agosto del 2013. Per tutta una serie di ragioni il rapporto tra Egidi e Cabiddu-Geremia si consolidò con il tempo. Dal caffè al bar, alla partita di calcio, alla gita a Montecarlo e via dicendo. Un rapporto confidenziale, come testimoniano anche le tante telefonate. Egidi riferisce che fu proprio Cabiddu a dirgli di avere dei problemi con la patente, anche se all'epoca non entrò nello specifico.

La data in cui avvenne la notifica

"La data i cui avviene finalmente la notifica appare quanto mai sorprendente, considerato che quello stesso giorno Cabiddu aveva riottenuto la patente". Al giudice: "Dello sconcerto che Egidi riferisce di aver provato sentendosi addirittura offeso e amareggiato, quando Cabiddu si presentò con il foglio attestante il superamento dell'esame della patente, non risulta aver reso partecipe nessuno". Anzi i rapporti con Cabiddu continuavano. Al giudice appare evidente che: "Cabiddu abbia chiamato Egidi non appena superato l'esame e questi gli abbia detto di andare per la notifica".

Psicologica sudditanza

Il giudice, dunque, non sembra credere alla situazione di "psicologica sudditanza" rispetto al colonnello Zarbano e anche se questa situazione fosse stata vera, non poteva certo "scriminarlo". L'aver agito per ordini superiori, non poteva essere una giustificazione almeno che "non avesse avuto contezza della illegittimità dell'ordine".

Egidi sapeva di aver agito "contra ius". Una vicenda in cui Cabiddu, che viene considerato "deus ex machina" e per riottenere la patente, non esitò di rischiare di mettere guai decine di persone. Il vantaggio patrimoniale che Egidi avrebbe ottenuto dal mettere in atto l'illecita condotta (in modo da configurare l'abuso d'ufficio) non sarebbe, inoltre, collegabile all'ottenimento di denaro o beni materiali, ma a un "accrescimento della situazione giuridica soggettiva a favore di colui nel cui interesse l'atto è stato posto in essere".

Il profilo di Cabiddu

Per il giudice, dunque, la patente non costituisce un mero risparmio di spesa o una mera comodità, ma: "è un titolo con sicuro valore economico, come attestano le numerose inchieste sui traffici di patente". Per il giudice Cabiddu avrebbe agito "privo di ogni scrupolo" e in "totale spregiudicatezza".

Ma il giudice va ancora più avanti e racconta di Cabiddu entrato nell'Arma dei carabinieri con la sola licenza elementare arruolatosi per soli sette anni: dal 1970 al 1977. Successivamente venne messo in congedo illimitato per via di numerose sanzioni disciplinari: "a seguito di rapporti di amicizia e di debito-credito con pregiudicati, assunzione di debiti con numerosi soggetti e via dicendo". Cabiddu, come si evince da precedenti dossier, è persona considerata "immatura" di "scarsi" e "discutibili", "negativi requisiti morali", "impulsivo" e "superficiale".

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