Svelato il mistero dei 1200 contagiati liguri sfuggiti alla Protezione civile nazionale
Nei giorni scorsi la polemica tra i dati dei contagi in Liguria forniti dal ministero (più bassi) e quelli comunicati dalla Regione Liguria
Negli scorsi giorni si è sollevata una polemica – politica, ma anche giornalistica – per le discrepanze sui numeri del contagio da Covid-19 in Liguria (comunicati da Regione Liguria) e le tabelle riepilogative di Ministero e Protezione Civile diretta da Angelo Borrelli (nella foto). Facciamo chiarezza, mettendo subito un tassello: non c’è alcuna discrepanza, lo dimostrano delle semplici addizioni.
Coronavirus: nessuna discrepanza fra numeri Regione e Ministero
4500 (circa) positivi in Liguria per la Regione, 3400 (circa) per il ministero: questo lo scenario in apparena incomprensibile da cui è esplosa la polemica. Scenario che, con le quotidiane variazioni dei numeri, continua a ripresentarsi tutti i giorni (ieri erano 4600 contro 3400). Dove sono finiti questi 1100 (ieri 1200) positivi che “mancano” all’appello? Cè chi ha rivolto accuse al sistema di monitoraggio regionale. Eppure sarebbe bastata una semplice addizione (o sottrazione).
Il mistero è infatti presto svelato: mentre la tabella ministeriale pone nello stesso insieme dimessi e guariti, il sistema regionale Ligure non lo fa, e conta i primi ancora fra i positivi. Perché? Beh… perché lo sono.
Non è molto chiara infatti la distinzione fra clinicamente guariti e guariti “davvero”. I primi sono quei positivi al virus che, dopo le cure ospedaliere, stanno meglio, sono asintomatici (o quasi), non hanno più necessità di attenzioni cliniche (“clinicamente” guariti), ma sono ancora ammalati, positivi, e sebbene dimessi dagli ospedali sono tenuti a restare in isolamento. I secondi sono coloro (sia positivi ospedalizzati e poi dimessi, sia positivi che sono da sempre rimasti solo in isolamento domiciliare) guariti al 100%, non sono cioè più positivi dopo due tamponi consecutivi con esito negativo.
Regione Liguria nei suoi bollettini scorpora dunque queste due tipologie di “guariti”: i primi continua a contarli nella somma dei positivi (perché, appunto, lo sono), e non conta più solo i secondi. Le tabelle ministeriali invece raggruppano in un solo insieme sia i dimessi che i guariti a tutti gli effetti, scorporandoli entrambi dal totale dei positivi.
Ecco, ci sarete già arrivati da soli: quei 1100 (o 1200) che mancano all’appello sono per l’appunto i dimessi ma non ancora del tutto guariti. Numero che i bollettini regionali – che sono dunque semplicemente più precisi e più severi delle tabelle ministeriali – specificano ogni volta. Sarebbe bastato leggerlo e fare, come detto, una addizione (o sottrazione, a piacere).
Nuovi casi, casi totali, o numero di positivi “attivi”?
Insomma, tanto rumore per nulla. Ma quella goffa polemica è stata occasione anche per criticare – e qui ci può essere più margine di discussione – la metodologia di comunicazione scelta da Alisa e Regione Liguria su quale dato sottolineare e monitorare maggiormente. Sempre nell’esempio di ieri, mostrato in tabella, il comunicato regionale evidenziava l’aumento di 11 positività rispetto a ieri, eppure come si vede nel dato ministeriale i nuovi contagi rilevati sono in realtà stati 113. E questa discrepanza da dove deriva?
La tabella nazionale di ieri stimava in Liguria 3412 positivi. Il comunicato regionale ne menzionava 4615. 4615 – 3412 = 1203. E 1203 è proprio il numero, a ieri, conteggiato da Regione Liguria dei dimessi non ancora del tutto guariti.
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Anche in questo caso la risposta è semplice: 113 è effettivamente il numero di nuove positività rilevate, mentre 11 è l’incremento del totale degli al momento positivi, anche in questo caso derivato da una semplice sottrazione, quella fra i 113 nuovi casi e quelli che positivi non lo sono più, perché guariti del tutto (73 in più, ieri) o perché, purtroppo, deceduti (ieri 29). 113 – 73 – 29 = 11, per l’appunto.
Su questo però, al di là dell’innegabile matematica, lo spazio per l’opinione c’è. È corretto sottolineare quel computo totale dell’aumento contenuto dei positivi, che sì deriva dalla buona notizia di tante guarigioni ma purtroppo anche di non poche morti, oppure sarebbe più corretto rimarcare quel +113 casi totali? Ebbene, la risposta in questo caso non è più semplice perché… dipende.
Dipende da quale fattore si vuole analizzare: l’incremento dei casi totali, quindi la nuda misura dei nuovi contagi rilevati, è un dato più immediatamente evidente ed apparentemente rilevante, e può essere di interesse se si intende monitorare l’andamento del ritmo di nuovi contagi (cosa comunque molto difficile da fare, perché quel numero dipende anche da tante altre variabili come il numero stesso dei tamponi effettuati, dal punto di vista epidemiologico è un dato che significa relativamente poco); il computo che tiene in considerazione anche guarigioni e decessi e dunque solo le positività attualmente attive mostra una fotografia più fedele dell’andamento epidemiologico della malattia, evidenziando un dato che racchiude più omnicomprensivamente l’effettiva espansione del fenomeno, o la sua criticità.
Con il primo metodo si daranno sempre notizie in cui si evidenzia il ritmo di crescita – auspicabilmente in calo – di “nuovi contagi”, anche se potrebbe essere ingannevole (un giorno potrebbe esserci un picco per il semplice fatto che si sono eseguiti più tamponi, e suscitare più allarme del dovuto), solo col secondo sarà invece possibile, uno di questi giorni, poter finalmente dire, “titolare”, che “i positivi in Liguria sono diminuiti”. Tutto sommato il secondo è un dato più rappresentativo scientificamente, ma ha la controindicazione di poter apparentemente “mascherare” il risvolto negativo della medaglia, la rilevanza cioè dei morti, ma anche il fatto che seppure le positività possano prendere a diminuire i nuovi contagi non per questo si sono arrestati del tutto.
Tutto sommato qui, perciò, è lecito pensarla come si preferisce, e fare ogni possibile dietrologia sulle ragioni che stanno dietro a questo sistema di computo dei comunicati regionali: semplice correttezza scientifica, o volontà di “indorare la pillola”? Non sta a noi dirlo. Noi possiamo solo confermare che il dato che più interessa epidemiologicamente è per l’appunto quello di un’evidenza che l’ampiezza del contagio ha smesso di espandersi ed ha bensì preso a contrarsi, dato che solo il secondo metodo, che permette un segno meno, ossia di annunciare che il numero dei positivi non sta più aumentando bensì calando, può fornire.