Balenottera mutilata avvistata al largo di Arma di Taggia. Foto e Video
Si tratta del secondo caso a distanza di pochi mesi dall'avvistamento di "Codamozza" sul versante genovese del Santuario dei Cetacei

Balenottera mutilata
Una balenottera mutilata, con una parte della coda mancante, è stata avvistata dai ricercatori dell'Istituto Tethys, a circa un miglio dalla costa di Arma di Tagga, in provincia di Imperia. Si tratta del secondo caso a distanza di pochi mesi dall'avvistamento di "Codamozza" sul versante genovese del Santuario dei Cetacei.
I segni di stress sono inequivocabili per i ricercatori. Manca, infatti, il lobo destro della coda e c'è un taglio netto e profondo sul peduncolo caudale, dopo la pinna dorsale, che fa pensare a una ferita causata dall'elica di una nave.
La balenottera, inoltre, appare magra e nuota piano. La coincidenza col tipo di menomazione di "Codamozza" è allarmante secondo gli esperti.
"Il cetaceo sembrava emaciato, perdeva pezzi di pelle e anche i molti parassiti esterni (le "penelle", ndr) indicano uno stato di compromissione - afferma Caterina Lanfredi, vicedirettore del Cetacean Sanctuary Research di Tethys, l'associaizone no profit che conduce ricerche su balene e delfini da oltre trent'anni, con base al Portosole Sanremo -. Lo abbiamo scortato per un lungo tratto per evitare che le barche dei curiosi si avvicinassero troppo aggiungendo ulteriore stress".
Per Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica di Tethys: "Questo nuovo avvistamento è uno choc anche per noi ricercatori. Troppo spesso vediamo cetacei con cicatrici. Come per Codamozza, le ipotesi sulle possibili cause sono due: o una collisione con una nave, la più probabile oppure l'animale è rimasto impigliato in una rete da pesca".
Una vera e propria strage
“È una vera e propria strage”, aggiunge ancora Maddalena Jahoda, “e nostro malgrado conosciamo ormai molto bene alcuni individui che devono aver passato l’inferno, come “Propeller” una balenottera comune con vistosi tagli davanti alla pinna dorsale, sicuramente riportabili a un’elica, o “Freddy” un capodoglio con profonde cicatrici davanti alla pinna dorsale, sul corpo e dietro alla testa, riavvistato anche pochi giorni fa proprio dalla nostra barca da ricerca, la “Pelagos” di Flash Vela d’Altura.”
Quanto a “Codamozza”, non se ne hanno più notizie dai primi di luglio, quando era stata avvistata nel golfo di Tolone, e si teme che non ce l’abbia fatta. E lo stesso potrebbe valere per il capodoglio trovato impigliato in una rete illegale nelle acque delle Eolie poche settimane fa; parzialmente liberato, è poi sparito con la coda ancora completamente imbrigliata. E non era il primo: seguiva a un altro individuo, anch’esso con la coda avvolta in una rete, nelle stesse acque, fortunatamente liberato, sempre grazie a coraggiosi interventi della Guardia Costiera e dei biologi siciliani.
In seguito ai due drammatici episodi, avvenuti nell’arco di poche settimane, Tethys e Greenpeace hanno inviato una lettera al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova chiedendo la messa al bando totale delle reti derivanti che tante vittime stanno causando tra gli animali marini.
Ma non è nemmeno l’unica minaccia che incombe sui mammiferi marini dei nostri mari: ci sono anche l'inquinamento acustico, quello chimico, il riscaldamento delle acque. Quest'estate ha portato anche una serie di avvistamenti inconsueti: balenottere insolitamente vicine alla costa anziché in alto mare come sarebbe normale, sono state segnalate ripetutamente al progetto CetaceiFAIattenzione, sempre di Tethys, che raccoglie informazioni da tutta Italia.
“Potrebbe essere conseguenza di una carenza di cibo, il krill mediterraneo, nella zona del Santuario dove normalmente le avvistiamo” specifica Sabina Airoldi, direttore del CSR, “forse un altro segno che anche le dinamiche oceanografiche stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici."
I ricercatori saranno all’erta anche nei prossimi giorni per seguire le sorti di “Mezzacoda” e su una cosa concordano tutti; ancora una volta si tratta di un cetaceo in difficoltà proprio nel bel mezzo del Santuario Pelagos, la grande area marina protetta istituita paradossalmente proprio per la tutela dei cetacei. Sia qui che nel resto del Mediterraneo, rischiamo seriamente di perdere un patrimonio prezioso e insostituibile.
L'Istituto Tethys
L’Istituto Tethys è una organizzazione senza fini di lucro dedicata alla conservazione dell’ambiente marino attraverso la ricerca scientifica e la sensibilizzazione del pubblico; fondato nel 1986, ha sede presso l’Acquario Civico di Milano.
Lo scopo primario di Tethys è la conservazione dell’ambiente marino attraverso il supporto di conoscenza scientifica alle misure e alle normative in materia di tutela delle specie e dell’ambiente, la partecipazione al processo internazionale di conservazione, e la sensibilizzazione del pubblico. In oltre tre decenni di attività, Tethys ha prodotto uno dei più vasti dataset sui cetacei del Mediterraneo, comunicando i risultati delle proprie ricerche attraverso centinaia di pubblicazioni scientifiche.
Nel 1991 è stato primo a concepire e proporre la creazione di un’area protetta emblematica, il Santuario Pelagos per la conservazione dei mammiferi marini del Mediterraneo, la prima al mondo istituita oltre le giurisdizioni nazionali.
Nell’ambito di un programma di citizen science che oggi è tra i più lunghi al mondo, Tethys ha coinvolto nelle attività in mare, dal 1987, migliaia di persone di ogni nazionalità come collaboratori non-specialisti. Le attività di Tethys sono possibili grazie a finanziamenti governativi e della Comunità Europea, a donazioni private, e al contributo dei volontari di ricerca.
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