RELAZIONE SEMESTRALE ANTIMAFIA

La fotografia della criminalità in Liguria dalla relazione semestrale antimafia. Video

Lo spaccio di stupefacenti rappresenta per le organizzazioni mafiose che operano su scala internazionale la principale fonte di guadagno

La fotografia della criminalità in Liguria dalla relazione semestrale antimafia. Video
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Presentata la relazione semestrale antimafia

Nel semestre di riferimento non si sono registrate evidenze investigative o giudiziarie che abbiano fatto emergere significative variazioni strutturali rispetto ai sodalizi autoctoni mafiosi e non e di quelli stranieri attivi in Liguria”. Così si legge nella relazione semestrale antimafia circa la presenza della criminalità organizzata in Liguria.

Ma l’aspetto più singolare è che: “Sarebbe confermato come il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti rappresenti segnatamente per le organizzazioni mafiose che operano su scala internazionale la principale fonte di guadagno. Ciò nonostante le misure di contenimento adottate in conseguenza dell’emergenza pandemica abbiano nei mesi passati determinato un rallentamento delle transazioni commerciali nelle aree portuali della Regione (Genova, La Spezia e Vado Ligure)".

Proprio la Banca d’Italia d’altra parte nel consueto report “L’economia della Liguria”

pubblicato il 17 novembre 2021 ha sottolineato un sostanziale incremento dei traffici marittimi containerizzati, di quelli autostradali, dei flussi turistici oltre ad una ripresa generalizzata dell’attività di altri settori quasi a livelli pre-covid. Tali considerazioni valgono anche per ciò che concerne la frontiera terrestre di Ventimiglia  che costituirebbe luogo di transito di corrieri provenienti dal nord Africa che lungo la direttrice terrestre Spagna-Francia-Italia importerebbero attraverso quel valico autostradale grandi quantità di hashish e marijuana principalmente provenienti dal Marocco”.

Prosegue la relazione, nella parte dedicata alla Liguria

Proprio in tema di narcotraffico nel semestre si sono conclusi due procedimenti connessi a carico di un noto narcotrafficante internazionale esponente della cosca Gallico di Palmi (RC) e da tempo stabilmente trasferitosi nell’area sanremese. Si ricorda infatti che nell’ambito dell’operazione “Purpiceddu” il 13 maggio 2020 la Polizia di Stato aveva eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del narcotrafficante internazionale della predetta cosca ritenuto nell’estremo ponente ligure il terminale dell’approvvigionamento di quantitativi di stupefacente provenienti anche da altri ambiti territoriali. Egli peraltro era risultato coinvolto anche nell’operazione “Eat Enjoy” della DDA di Trieste del giugno 2020 con la quale si era giunti alla disarticolazione di un’associazione criminale transnazionale capeggiata da albanesi con base operativa a Rotterdam (NL).

Proprio in seno al processo “Purpiceddu” il GUP di Imperia il 23 luglio 2021 e quello di Trieste il 20 dicembre 2021 hanno condannato l’uomo rispettivamente alle pene rispettivamente di 6 anni e 2 mesi e 6 anni di reclusione.

Sempre in relazione al florido settore del traffico internazionale di droga

si evidenzia il coinvolgimento di un narcotrafficante di origini messinesi destinatario di misura restrittiva unitamente al figlio da tempo attivo anche nel capoluogo ligure. Tale coinvolgimento è emerso nell’ambito dell’operazione “Nuova Narcos Europea” conclusa il 16 novembre 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza e coordinata contestualmente dalle DDA di Reggio Calabria, di Milano e di Firenze nei confronti della cosca MOLÈ attiva nel traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica e con la Svizzera anche sul territorio ligure.

Peraltro è ormai assodato che la dimensione economica dei clan mafiosi operanti in Liguria generalmente prevalga su quella violenta secondo il paradigma della mafia silente tipico dei sodalizi extramoenia.

A questo proposito bisogna ricordare che sono ancora in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere pubbliche quali il Terzo Valico ed il nodo ferroviario di Genova oltre a quelli straordinari previsti dal decreto “Genova” (L. n. 138/2018) per il potenziamento del sistema portuale ed aeroportuale.

A fronte di questo scenario ma anche in considerazione dei progetti elaborati dalle Istituzioni

per l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è prevedibile che le organizzazioni mafiose possano tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici attraverso l’indebita aggiudicazione di appalti o subappalti anche avvalendosi di importanti interlocuzioni eventualmente acquisite nel mondo imprenditoriale e politico.

L’infiltrazione dei sodalizi mafiosi in Liguria prevalentemente di origine calabrese ha avuto inizio verosimilmente dagli anni ’50 in ragione del florido tessuto economico-imprenditoriale della regione, nonché per il favorevole posizionamento geografico che dell’area fa un crocevia strategico tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia, il nord Europa e attraverso i sedimi portuali verso gli altri continenti.

La strategia di “mimetizzazione” perseguita dai clan ha reso più difficoltoso in un primo mo- mento acquisire consapevolezza circa la capillare presenza nel territorio ligure della ‘ndranghe- ta. Tale dato invece oggi è finalmente acquisito anche sotto il profilo giudiziario.

Alcune tra le più importanti inchieste concluse nel tempo

e corroborate anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia hanno permesso di ricostruire la presenza della ‘ndrangheta nella Regione in primis attraverso una macro-area denominata Liguria alla quale fanno riferimento altre unità periferiche i cd. Locali dotati di autonomia strategico-operativa seppure strettamente collegati al Crimine reggino e presenti a Genova, Lavagna (GE) e Ventimiglia (IM). Recentemente si è avuta peraltro contezza giudiziaria anche di un ulteriore rilevante insediamento operativo a Bordighera (IM). Secondo alcune ricostruzioni investigative il locale di Genova assumerebbe anche il ruolo di Camera di controllo regionale con al vertice la famiglia Gangemi. Tale struttura rivestirebbe la funzione di raccordo tra il Crimine reggino e le unità periferiche liguri. Il locale di Ventimiglia invece svolgerebbe la funzione di Camera di passaggio a garanzia di una sorta di “continuità” operativa e strategica con le analoghe proiezioni ultra nazionali presenti in Costa Azzurra (Francia).

Anche grazie a tali strutture i sodalizi criminali calabresi riuscirebbero ad infiltrare i settori più redditizi dell’economia legale per il reinvestimento delle risorse di provenienza illecita con il modus tipico delle cosche fuori dai territori di origine tra l’altro abilmente connesse con esponenti della c.d. area grigia funzionali alla realizzazione dei propri interessi illeciti. Di contro non sarebbe neanche mancato all’occorrenza il ricorso ad atti minatori violenti laddove necessari a vincere le resistenze di chi avesse voluto sottrarsi alle logiche criminali dei sodalizi egemoni.

Per quanto concerne la presenza di sodalizi di altra matrice sebbene nel semestre di riferimento non siano emerse risultanze specifiche di organizzazioni strutturate le pregresse attività investigative avrebbero tuttavia evidenziato l’attività nella Regione di elementi contigui alla camorra ed alla mafia siciliana segnatamente nei mercati legali e illegali.

Nel mese di settembre 2021 infatti l’Autorità prefettizia di Savona

ha emesso un provvedi- mento interdittivo antimafia a carico di una società ritenuta esposta ai condizionamenti di soggetti risultati legati a contesti di camorra napoletana con specifico riferimento al clan D'Amico di Villa San Giovanni a Teduccio (NA).

Nel semestre di riferimento si registra anche l’esecuzione il 9 dicembre 2021 di una misura restrittiva nei confronti di un soggetto gelese considerato contiguo al clan degli Emmanuello e ritenuto responsabile di estorsione ed usura.

Il panorama criminale ligure inoltre appare insediato anche dall’operatività di sodalizi stranieri per lo più di origine africana, sudamericana e dell’Est Europa attivi in tutte le province. Nel dettaglio il centro storico genovese appare scenario operativo di bande di irregolari, non- ché una rilevante piazza per le attività illecite orientate soprattutto verso il settore del traffico di stupefacenti. Qui agiscono soprattutto aggregazioni marocchine, senegalesi, ecuadoregne e gambiane che sfruttano la posizione strategica della Liguria per l’importazione di hashish e marijuana lungo la direttrice proveniente dal Marocco.

Sebbene allo stato non siano emerse relazioni strutturate e consolidate tra la criminalità organizzata italiana e gruppi stranieri frequentemente forme di collaborazione si riscontrerebbero proprio nel narcotraffico.

Infine si registrerebbe l’operatività della criminalità straniera

nell’ambito del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche in considerazione della posizione strategica della Liguria che favorisce il transito di flussi migratori di irregolari verso altri Paesi del nord Europa. Anche nel periodo in esame infatti le Forze dell’ordine territoriali nell’ambito di mirati servizi di contrasto in cooperazione con le omologhe francesi hanno tratto in arresto per favoreggiamento all’immigrazione clandestina numerosi passeur spesso di origine africana e residenti in Francia intercettati all’atto del trasporto di extracomunitari irregolari di varia etnia occultati all’interno dei mezzi.

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Il lavoro della direzione antimafia in Italia

Nella giornata di ieri 30 settembre è stata pubblicata sul sito del Senato della Repubblica la relazione semestrale della DIA presentata dal Ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021.

L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime Relazioni ed evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico. 

Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il “sistema Paese”. 

Lo scorso 29 ottobre 2021 la Direzione Investigativa Antimafia ha celebrato, nel palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, i 30 anni della sua attività.

Da quella data è partito un percorso che ha coinvolto 24 città con l’esposizione dell’“Antimafia itinerante” una mostra che racconta la storia ed i successi della DIA, una Istituzione nata anche con il sacrificio di tanti servitori dello Stato che hanno contribuito alla costruzione di un moderno strumento di contrasto alla criminalità organizzata che ci viene invidiato dalle Law Enforcement di tutto il mondo.

La mostra fotografica “Antimafia Itinerante” ha percorso il Paese e, tramite 34 pannelli con foto, immagini e cronaca dei giornali, ha rievocato 30 anni di storia e di passione delle donne e degli uomini della DIA nell’azione di contrasto alle mafie. 

L’esperienza, anche in termini di testimonianza alle nuove generazioni della storia e della cultura antimafia, ha raccolto risultati lusinghieri ed è stata visitata dal oltre 200.000 persone.

L’“Antimafia Itinerante” ha evidenziato i numerosi ambiti d’intervento della DIA

che spaziano dall’azione giudiziaria e preventiva antimafia a quella del contrasto all’infiltrazione criminale nel settore degli appalti pubblici a supporto delle Prefetture, fino all’analisi e allo sviluppo delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette in stretta collaborazione con l’Ufficio di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e la Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo nella lotta al riciclaggio. Ha inoltre riassunto le attività complessivamente portate a termine dalla DIA, ben 1.135 indagini, che hanno consentito l’arresto di 11.478 soggetti e la sottrazione di beni alle mafie per oltre 24 miliardi di euro. In particolare, ha anche ricordato le catture di 177 latitanti tra cui spiccano i noti Leoluca Bagarella, Giuseppe Mallardo, Francesco Schiavone e Angelo Nuvoletta. 

La mostra ha altresì sottolineato come la DIA abbia sempre svolto un contrasto alle mafie

qualificato e al passo con i tempi, sempre più rivolto al contrasto delle mafie transnazionali mediante un’intensa attività di cooperazione internazionale a livello bilaterale e multilaterale. In quest’ambito la Direzione ha fornito e continua a fornire agli uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza il proprio contributo mediante l’elaborazione di specifici documenti di analisi volti a riscostruire le linee evolutive della criminalità organizzata transnazionale e tramite la programmazione di numerose attività formative per diffondere le metodologie e le best practices più efficaci per la lotta al fenomeno mafioso. 

Sulla base di queste considerazioni, la Relazione di questo semestre descrive

i profili evolutivi delle organizzazioni di tipo mafioso e di matrice etnica soffermandosi sui rispettivi modus operandi e avendo riguardo alle differenti capacità in ordine alla infiltrazione nell’economia legale e al turbamento dell’ordine e della sicurezza pubblica.

L’elaborato sottolinea, inoltre, quanto lo specifico contrasto debba svolgersi anche e soprattutto avvalendosi della cooperazione internazionale attesa la perdurante tendenza delle mafie nazionali a rivestire ruoli di rilievo all’estero. In tale ambito si sottolinea l’efficacia della Rete Operativa Antimafia @On di cui la DIA è ideatrice, promotore e Project Leader.

Nella premessa della Relazione e nel capitolo dedicato al riciclaggio vengono rispettivamente trattate le più recenti evoluzioni della normativa nazionale e continentale attinente all’esecuzione all’estero di provvedimenti ablativi e alla prevenzione del money laundering realizzato attraverso i mercati elettronici.

La Relazione inoltre propone un focus di approfondimento sulla criminalità nigeriana

strutturata nei c.d. secret cults i cui tratti tipici sono l’organizzazione gerarchica, la struttura paramilitare, i riti di affiliazione, i codici di comportamento e più in generale un modus agendi che la Corte di Cassazione ha più volte ricondotto alla tipica connotazione di “mafiosità”. Appare altresì particolarmente significativo evidenziare come siano state accertate riunioni periodiche dei cult in talune città con collegamenti tra omologhi sodalizi operativi in diverse aree del nostro Paese. 

Tale quadro, pertanto, impone di continuare nella lotta contro la criminalità organizzata con particolare attenzione all’aggressione dei beni illecitamente accumulati dalle mafie mediante gli strumenti dei sequestri penali e di prevenzione. 

Su questo fronte, la portata dei provvedimenti di prevenzione eseguiti nel semestre in esame testimonia l’attenzione verso il settore della Direzione Investigativa Antimafia che orienta le sue attività per proteggere il tessuto economico del Paese dalle ingerenze della criminalità organizzata. 

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