Davide Berardi: Stagione balneare 2025, il Ministero uniforma le date ma non mancano le criticità

Davide Berardi: Stagione balneare 2025, il Ministero uniforma le date ma non mancano le criticità
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Con il dispaccio n. 0013384 del 16 aprile 2025, il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera ha trasmesso nuove disposizioni operative per la stagione balneare 2025. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha stabilito l’uniformità a livello nazionale delle date di apertura e chiusura, fissando l’inizio al 17 maggio 2025 e la conclusione al 21 settembre 2025.

Stagione balneare 2025, il Ministero uniforma le date ma non mancano le criticità

La direttiva mira a garantire un’applicazione omogenea delle misure di sicurezza in mare, rafforzando il ruolo dell’Autorità Marittima e prevedendo obbligatoriamente la presenza di assistenti bagnanti per tutta la durata della stagione. I Capi di Circondario sono incaricati di recepire queste indicazioni all’interno delle ordinanze locali, in base agli articoli 81 del Codice della Navigazione e 59 del relativo regolamento.

Tra le misure introdotte, viene richiamata l’importanza di adottare una cartellonistica uniforme, chiara, plurilingue e dotata di pittogrammi esplicativi, in grado di segnalare non solo la presenza o meno del servizio di salvamento, ma anche i rischi specifici del tratto di arenile, le condizioni del mare e gli orari di sorveglianza. Il riferimento principale è il progetto europeo PERLA, già sperimentato in diversi territori italiani e francesi, e la simbologia standard ISO 20712 relativa alla segnaletica in acqua e alle bandiere di sicurezza in spiaggia.

Viene proposto l’utilizzo di un sistema di bandiere per indicare lo stato della balneazione:

Verde: servizio di assistenza attivo, condizioni favorevoli
Gialla: servizio attivo, condizioni meteo-marine potenzialmente rischiose
Rossa: balneazione sconsigliata o pericolosa, con o senza servizio attivo
Nel documento si sottolinea anche il ruolo delle Autorità Marittime nella prevenzione degli annegamenti, tema su cui l’OMS e l’ONU richiamano da tempo l’attenzione. In Italia, il Ministero della Salute ha istituito un Osservatorio nazionale dedicato e promuove la Giornata mondiale per la prevenzione dal rischio annegamenti, prevista per il 25 luglio. In questa data si invita a organizzare iniziative informative e divulgative lungo tutto il litorale, con il coinvolgimento degli enti locali e dei soggetti istituzionali.

La direttiva raccomanda inoltre di incentivare, dove possibile, l’utilizzo di strumenti di analisi del rischio locale e di promuovere iniziative di sensibilizzazione su temi legati alla sicurezza in mare, alla fisiopatologia dell’annegamento e alla protezione dei minori durante l’attività balneare.

Davide Berardi, Presidente provinciale dei Balneari di Confartigianato Imperia, esprime una posizione critica: “Questa direttiva, sebbene corretta dal punto di vista formale e coerente con l’obiettivo di tutelare la sicurezza, resta distante anni luce dalla realtà operativa che vivono le imprese balneari. Era stata paventata l’idea di estendere la stagione all’intero mese di maggio: una proposta irrealistica, che avrebbe messo in seria difficoltà tutto il comparto. L’avvio al 17 maggio, seppure attenuato rispetto all’ipotesi iniziale, resta comunque un obbligo gravoso e scollegato dalla reale presenza turistica su molte spiagge del nostro territorio”.

“Il problema principale – prosegue Berardi – è che non ci sono abbastanza assistenti bagnanti per garantire la copertura giornaliera già da metà maggio. La maggior parte di loro sono studenti e, fino alla chiusura delle scuole, non è realistico pensare di assicurare un servizio continuativo. Siamo di fronte a una crisi occupazionale profonda, che peggiora di anno in anno. Sarebbe stato più sensato prevedere l’obbligo di sorveglianza solo nei fine settimana fino all’inizio di giugno, per poi attivare il servizio a pieno regime con la stagione effettiva. Invece si impongono regole rigide, inapplicabili per molti stabilimenti, soprattutto quelli a gestione familiare o con margini ridotti. Se non si tiene conto delle condizioni reali dei territori, il rischio è quello di far chiudere le imprese anziché proteggerle. E questo sarebbe un paradosso grave.”

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