Anche a Levà dipendenti Lidl incrociano le braccia
Nel mirino il contratto integrativo aziendale, il carico di lavoro e l'incertezza sugli orari dei lavoratori

Sabato mattina i dipendenti di diverse filiali Lidl italiane incrociano le braccia in seguito allo stato di agitazione proclamato dalle principali sigle sindacali. Saranno coinvolti anche alcuni dei lavoratori dell'esercizio di Levà. Nel mirino dei sindacati i carichi di lavoro e il Contratto Integrativo Aziendale.
Anche a Levà dipendenti Lidl incrociano le braccia
All'origine dello sciopero, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs le fallite trattative (ultimo incontro il 14 maggio scorso, a Bologna), con la direzione di Lidl Italia per la firma del nuovo contratto integrativo aziendale. Quanto proposto da Lidl giudicato non sufficiente dalle sigle sindacali, che chiedevano maggiori integrazioni nelle buste paga dei dipendenti e il riconoscimento dei buoni pasto. Le richieste dei sindacati legittimate, a loro avviso, dai lusinghieri risultati economico-finanziari raggiunti dall'azienda lo scorso anno, con un fatturato di 7 miliardi di euro e un utile, per gli ultimi 5 anni, di circa 1,3 miliardi. Traguardi - spiegano le sigle - raggiunti anche (e soprattutto) grazie all'impegno dei lavoratori.
Ma non è tutto. Nel mirino dei lavoratori e delle sigle sindacali, oltre alla parte economica, anche l'organizzazione stessa del lavoro. Se, a fronte delle trattative nel corso dei mesi, i dipendenti hanno ottenuto alcuni passi in avanti (come l'aumento delle ore di lavoro minime part sime settimanali a 25), l'estrema flessibilità sugli orari richiesta, considerando anche che il 75% degli assunti ha un contratto part-time, preoccupa sia sindacati che lavoratori. A tal proposito le sigle lamentano che Lidl si sarebbe solo espressa con dichiarazioni generiche, senza tuttavia intraprendere azioni concrete per migliorare l'organizzazione interna della turnazione lavorativa, caratterizzata da carichi di lavoro eccessivi e orari incerti.