Storia di Ospedaletti

A settembre 2023 la seconda edizione della Rievocazione Automobilistica del Circuito di Ospedaletti

Sono previsti eventi culturali e collaterali, un concorso di eleganza e momenti di aggregazione dei partecipanti, presso rinomate strutture locali

A settembre 2023 la seconda edizione della Rievocazione Automobilistica del Circuito di Ospedaletti
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E? partita la preparazione della seconda edizione della Rievocazione Automobilistica del Circuito di Ospedaletti. Più volte rinviata a causa dell’emergenza pandemica, si apre con aspettative maggiori e l’obiettivo di rientrare tra gli appuntamenti più prestigiosi per i collezionisti di auto d’epoca.

A settembre 2023 la Rievocazione Automobilistica del Circuito di Ospedaletti

Si svolgerà il 9/10 settembre 2023, sempre con la collaborazione del Automotoclub Storico Italiano (ASI).

Quella con ASI è una collaborazione fondamentale e consolidata, risalendo alla prima Rievocazione motociclistica (2008), quando tutto ebbe inizio, da una felice intuizione dell’allora Sindaco Crespi, supportato da un gruppo di appassionati.

La rievocazione 2023 sarà dunque riservata alle auto da corsa - Formula, Sport e Barchette - del periodo in cui si corse ad Ospedaletti
(1947 - 1952), nonché alle auto di particolare pregio storico, tecnico e/o collezionistico, anche di altro periodo. I prestigiosi mezzi prenderanno parte ad un’esposizione statica sul lungomare e ad un’esposizione dinamica su circuito, con partenza dal rettilineo posto ai piedi del primo Casinó d’Italia (Villa Sultana).

Sono previsti eventi culturali e collaterali, un concorso di eleganza e momenti di aggregazione dei partecipanti, presso rinomate strutture locali.

Un po' di storia...

Il 13 aprile 1947 venne disputato per la prima volta sul circuito di Ospedaletti il secondo Gran Premio Automobilistico (il primo si svolse a Sanremo, prima della guerra).

Venne riservato alle vetture Sport fino a 750 cc, fino a 1100 cc ed oltre 1100 cc, mentre dal 1948 entrò a far parte del Campionato di Formula Uno, perciò vi corsero i piloti più famosi dell’epoca, quali Nuvolari, Fangio, Ascari, Bira, Villoresi e molti altri.

L’esperienza si concluse nel 1951, ancora una volta per motivi di sicurezza, legata al ridotto spazio (come avvenne ventun anni più tardi per i Gran Premi motociclistici).

Le vittorie nei Gran Premi di Formula Uno andarono ad Ascari su Maserati (seguito da Villoresi e Bucci, sempre su Maserati) nel 1948, a Fangio su Maserati (seguito da Bira e De Graffenried o Campos, rispettivamente nella prima e seconda prova, tutti su Maserati) nel 1949, a Fangio su Alfa Romeo (seguito da Villoresi su Ferrari e Pilan su Maserati) nel 1950 e ad Ascari su Ferrari (seguito da Serafini e Fischer, sempre su Ferrari) nel 1951.

La prima edizione della Rievocazione di quei fasti si svolse il 12/13 ottobre 2019, preannunciata da una sfilata di auto d’epoca nel corso della rievocazione motociclistica dell’anno precedente. Alcuni collezionisti, però, si astennero dal trasportare i loro gioielli nella cittadina con il clima più mite della Riviera, motivando che si trattava, per l’appunto, di una prima edizione. Altri invece si lasciarono convincere, nonostante le incognite del caso; la maggior parte neppure conosceva la storia del circuito.

Nicola la conosceva e, intuito che l’evento avrebbe potuto riservare sorprese, decise di nobilitarlo con due Maserati: una Maserati 200 S e la Maserati 6CM che corse tra il 1938 e il 1940 con i piloti Luigi Villoresi, Piero Taruffi e Alberto Ascari.

Di quella prima edizione ricordiamo la soddisfazione, il piacere di conoscere alcune persone e la presenza di auto incredibili. Invero, solo quando la prima bisarca giunse in loco, con due rosse monoposto (la citata Maserati 6CM e la LanciaMarino F1 di cui diremo), prendemmo coscienza di quanto stava per accadere.

Quando il sipario si è alzato Luigi, con il casco in pelle e la barba bianca, dominó l’imbizzarrita LanciaMarino F1 costruita dal padre. Xavier, su Amilcar Compressor, interpretó lo spirito rievocativo donando alla figlia un abbraccio lungo due turni.

Andrea, su Lancia Zagato, fece da mattatore nella categoria Sport, a tratti animato dal vano tentativo di convincere la safety-car dei Carabinieri ad accelerare. Nella categoria Barchette emerse il genio degli elaboratori e dei carrozzieri italiani dell’epoca, capaci di trasformare una Topolino in una splendida auto da corsa.

Sul cofano della Stanguellini Sport 1100 che disputò, tra le altre, il Gran Premio di Bari 1948, la Targa Florio 1952 e la Mille Miglia 1955, Fabrizio ha conservato la scritta “Micia” che il precedente proprietario aveva dedicato alla moglie. Indescrivibile l’emozione al passaggio della Fiat-DKW “Furia”, protagonista proprio ad Ospedaletti nel 1949.

E che dire della batteria di 7 Bugatti, con il loro colore tipico, dalla gradazione tra cielo e mare?

Sul “piccolo Nurburgring italiano”, come soprannominò Enzo Ferrari il tortuoso e affascinante tracciato di Ospedaletti, sono quindi sfilate vetture sportive di grande valore, costruite tra gli anni ’20 e gli anni ’60: Alfa Romeo, Bugatti, Amilcar, Fiat, Maserati, Abarth, Lancia, Porsche, Lotus, Jaguar etc. Ospedaletti - è bene sottolinearlo - ha un circuito storico quanto quello della vicina Montecarlo, ma non gli stessi mezzi economici. Il Comitato è animato dalle migliori intenzioni, ma non ha le entrature dell’Automobile Club Monaco (ACM).

Fu proprio questo uno dei primi enti incuriositi dall’evento, grazie all’intermediazione del compianto Dedè Mazzoni, tant’è che alcuni suoi soci furono tra i primi iscritti; vogliamo ricordare con affetto l’allora Presidente del museo automobilistico di S.A.S. il Principe di Monaco, con la sua Bugatti ed una coppia nizzarda, con la sua splendida collezione di barchette Abarth.

La passione è contagiosa ed il circuito è lì, “telle quelle”, pronto a coinvolgere tutti con il
suo fascino ed a stravolgere chi si fa cogliere impreparato. I pionieri della prima edizione non volevano proprio sentirne di fermarsi allo sventolio della bandiera. Taluno, al rientro ai box , ha iniziato a diffondere foto con il cellulare e, con l’adrenalina ancora in corpo, a raccontare agli amici che non avevano partecipato quel che si erano persi. Il successivo circuito mediatico, i filmati sul web e gli articoli sulla stampa specialistica, hanno fatto il resto.

 

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