"A Monesi la frana del buon senso, un disastro colposo". L'intervento di Sartore a due anni dall'alluvione

Rinaldo Sartore, presidente di Monesi Borgo Antico, interviene a due anni dall'alluvione che devastò il territorio: "tutto è rimasto congelato, nonostante gli annunci delle autorità"

"A Monesi la frana del buon senso, un disastro colposo". L'intervento di Sartore a due anni dall'alluvione
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Rinaldo Sartore, presidente di Monesi Borgo Antico, interviene a due anni dall'alluvione che devastò il territorio. "Le conseguenze della frana a Monesi hanno compiuto due anni ma non li dimostrano; tutto è rimasto congelato nonostante gli innumerevoli annunci delle autorità". Le sue parole a commento anche del recente sopralluogo effettuato dagli assessori regionali Giacomo Giampedrone e Marco Scajola (LEGGI QUI).

"A Monesi la frana del buon senso, un disastro colposo". L'intervento di Sartore a due anni dall'alluvione

Le conseguenze della frana a Monesi hanno compiuto due anni ma non li dimostrano. Tutto è rimasto "congelato" nonostante gli innumerevoli annunci delle autorità.

A Monesi, secondo il mio modesto parere, l'incuria e lo spregio delle più elementari norme di sicurezza e del comune buon senso, sono state le concause, o le cause, del disastro; però i tecnici di corte sostengono la fatalità.

Nonostante il susseguirsi di annunci, cito solo uno dei tanti, l’intervista al presidente della provincia di Imperia Fabio Natta del 25.09.2017: “Positivo – ha commentato il presidente della Provincia Fabio Natta – che gli enti locali si parlino tra loro. Quando si lavora insieme, come oggi, si costruisce un percorso per risolvere i problemi urgenti, primo fra tutti il collegamento tra Piemonte e Liguria. Ci sono ostacoli più di natura tecnica che finanziaria, i tecnici si sono dati appuntamento a brevissimo tempo per cercare di trovare una soluzione, anche più di una, al problema del collegamento”.

Sul discorso viabilità a Monesi, Natta ha riferito inoltre “Esiste un altro progetto già realizzato e in fase di appalto, dove entra in gioco il Comune di Mendatica come ente attuatore”.

Se questi annunci li avesse fatti un cittadino qualunque, sarebbe scattata l’accusa di cialtroneria. Pochi giorni fa è stata la volta dell’ennesimo sopralluogo effettuato dagli assessori regionali Giampedrone e Scaiola, dai sindaci dei comuni di Mendatica, Triora e Piaggia –nell’ordine Piero Pelassa, Massimo Di Fazio e Ivo Alberti e dalla vice sindaco di Mendatica Emidia Lantrua, i quali hanno annunciato, con immotivata enfasi -come se si fosse trattato di un primato positivo- l’inizio dei lavori della variante per ricollegare la strada provinciale 100, scavalcando il tratto franato a valle della frazione di Monesi di Mendatica. Nelle foto diffuse, non vi è traccia dei “lavori”; se non un breve tratto di pista già realizzata un anno fa per effettuare alcuni sondaggi. Per il resto si tratta di allestimento del cantiere e qualche picchetto. Sono occorsi due anni per progettare circa 800 metri di “pista di cantiere” è indubbiamente un primato, negativo, difficile da eguagliare. Tanto più a confronto con la passerella di Portofino che consentirà a breve il passaggio pedonale nel tratto di strada, anche in questo caso franato; in questo caso sono bastati circa 40 giorni dal crollo. D’accordo, il confronto non è omogeneo; però nel caso di Monesi la burocrazia ha chiesto il sacrificio di due - tre anni mentre a Portofino una magia: 40 giorni ! Che la burocrazia sia applicata un tot a chilometro? La distanza che separa Genova da Monesi è circa quattro volte quella tra il capoluogo e Portofino; che sia questo il motivo? Allora perché la differenza in giorni trascorsi dall’evento all’intervento è di circa 18 a 1? Non siamo tutti uguali di fronte alla burocrazia?

Sarebbe stato logico che i comuni, di Mendatica per la sua frazione duramente colpita dalla frana, e Triora per la frazione feudale di Monesi Impianti avessero, nel frattempo, (730 gg.) fatto tutto il possibile per mitigare i danni e non solo mantenere, ma rigenerare i legami dei frequentatori e dei turisti straieri con il comprensorio. Sarebbe stato buon senso. Invece nulla oltre l’autoritaria ordinanza di inagibilità di tutte le abitazioni di Monesi di Mendatica, anche quelle intatte o non pericolanti, condannando il borgo al totale abbandono. E’ indubbio che se la frazione di Monesi di Mendatica fosse stata presidiata da qualcuno dei titolari delle circa 50 case agibili, forse gli ulteriori danni, causati dai ladri, si sarebbero evitati.

Il comune di Mendatica non ha mai organizzato un Vin Brule per mantenere caldo il legame con i frequentatori; non solo, ha anche impedito ad altri di organizzare alcunché sia a causa della nota ordinanza di inagibilità, urbi et orbi, sia per la interruzione dei servizi essenziali quali l’acquedotto e gli scarichi fognari. Monesi è stata ferita gravemente dalle conseguenze dell’incuria e abbandonata da chi avrebbe dovuto praticare la rianimazione. Bene ha fatto chi ha chiesto la variazione della destinazione catastale da A4 a F2 o fabbricato collabente; la sola opportunità legittima per evitare il versamento dei tributi previsti fino al completamento della ristrutturazione dell’immobile in questione.

In molti si chiedono come sia stato possibile che la provincia di Imperia abbia ignorato la frana, nel 2011, di un tratto di muro di sostegno, verso valle, della sede stradale della s. p. 100 esattamente al centro della grande frana del novembre 2016. Non solo, nel 2014 è stato eseguito uno scavo di circa 2 m. di profondità per ca. 3 di larghezza per la posa del tubo di alimentazione della centrale idroelettrica “Tanarello” proprio nel tratto successivamente franato. Ovviamente lo scavo ha comportato il taglio e lo sradicamento degli alberi di alto fusto per una larghezza di circa quattro metri. Mi chiedo se, posta la nota situazione di “paleo frana attiva” del territorio di Monesi di Mendatica, e la piccola frana premonitrice del 2011, gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni, tra questi la giunta Burlando in primis, abbiano rispettato le norme di sicurezza. In molti ci chiediamo come sia stato possibile costruire la centrale idroelettrica Tanarello sul greto del fiume dove è stata spazzata via dalla furia delle acque. I tanto solerti uffici regionali che, da Genova, approvavano o frequentemente respingevano progetti per la costruzione del portico di una casetta, sono stati molto distratti nell’approvare, e finanziare, le opere di cui sopra nel bel mezzo di una paleo frana. Proprio per chiarire certe apparenti contraddizioni, a settembre 2017 è stato presentato, presso la procura di Imperia, un esposto per disastro colposo. Attendiamo fiduciosi gli esiti.

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