"Auspicio di libertà e pace"

All'Ariston il docufilm israelo-palestinese "No Other Land"

La pellicola, premio Oscar, incentrata sull'occupazione israeliana della Cisgiordania

All'Ariston il docufilm israelo-palestinese "No Other Land"
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Una proiezione che racchiude un messaggio di pace: il 18 aprile, Venerdì Santo, data selezionata non a caso, il Teatro Ariston di Sanremo ospiterà lil docufilm Premio Oscar "No Other Land", incentrato sull'occupazione israeliana della Cisgiordania. L'opera è firmata da quattro registi, due israeliani e due palestnesi: Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal e Rachel Szor.

 

All'Ariston il docufilm palestinese "No Other Land"

La proiezione programmata alle  15:30, 17:30, 19:30 e 21:30. Prezzo unico 6 euro. Questa la sinossi del documentario: «No Other Land  racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese, contro l'espulsione forzata della sua comunità da parte dell'esercito israeliano. Fin da bambino, Basel documenta con la sua videocamera la continua distruzione del suo villaggio in Cisgiordania, dove le case vengono rase al suolo dai carri armati e dalle ruspe. Un giorno Basel incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, La loro amicizia è però segnata da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un'occupazione militare crudele, mentre Yuval, essendo israeliano, gode di libertà e diritti che a Basel sono negati. Il legame fra Basel e Yuval diventa via via più forte, alimentato dalla necessità di testimoniare cosa sta accadendo».

La data del Venerdì Santo è stata appositamente selezionata, spiegano dal Teatro, come auspicio e raggiungimento alla libertà e alla pace. Nello scatto in copertina uno screenshot tratto dalla pellicola che ritrae un attacco di coloni israeliani a Masafer Yatta (Cisgiordania) nel 2021.

Il caso del regista Hamdan Ballal

Nelle scorse settimane il regista Ballal era balzato agli onori delle cronache: arrestato dall'Israeli Defence Force a Susya, in Cisgiordania, a margine degli scontri con i coloni israeliani, aveva denunciato maltrattamenti e percosse nel suo periodo di detenzione, da cui è stato rilasciato il giorno successivo su cauzione. Le accuse che gli sono attribuite il lancio di pietre contro gli israeliani. Complessa la ricostruzione dei fatti: la produzione del documentario che ha vinto la statuetta il 3 marzo parla di pestaggi arbitrari ai danni di Ballal, che aveva ripreso gli scontri, innescati dai coloni, con una videocamera e di altri due palestinesi, sia da parte del personale militare che dai civili. Opposta la ricostruzione dell'esercito, presente sul teatro dell'aggressione, che indica i palestinesi come iniziatori degli scontri e nega i maltrattamenti sui prigionieri.

 

 

 

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