I PARTICOLARI DELL'INDAGINE

Arrestati madre e figlio per l'incendio dell'abitazione del vicino di casa

Sono durate poco più di due mesi le indagini relative ad un incendio verificatosi il 2 marzo scorso in un’abitazione di San Bartolomeo

Arrestati madre e figlio per l'incendio dell'abitazione del vicino di casa
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I carabinieri hanno arrestato madre e figlio

Madre e figlio, di 53 e 21 anni, sono stati arrestati dai carabinieri per l'incendio di un'abitazione situata al terzo e ultimo piano di una palazzina di piazza Giuseppe Verdi, a San Bartolomeo al mare. Il movente consiste in vecchi dissapori. I fatti risalgono alla notte del 2 marzo scorso. Sono le 4, quando le fiamme avvolgono l'abitazione, provocando un'esplosione. Una persona resta ferita (il figlio) e a scopo precauzionale viene sgomberato anche l'appartamento confinante (quello dei due arrestati). I carabinieri vengono subito a conoscenza dei dissapori tra le due famiglie e prende così piede l'ipotesi dolosa. 

La versione resa agli investigatori è poco credibile

Giunti sul posto, gli investigatori trovano una donna, proprietaria dell’immobile attiguo a quello bruciato, che riferisce di esser tornata a casa, dopo aver portato il figlio all’ospedale di Albenga, perché investito dalle fiamme dell’esplosione, mentre si trovava in giardino. Strano, però, che una persona si trovasse in giro a quell'ora. Inoltre, perché la madre porta il figlio ferito in provincia di Savona, anziché al più vicino ospedale di Imperia? Ma non è tutto. Gli abiti del ferito, trovati nella lavatrice di casa, sono ancora intrisi di liquido infiammabile e per lui scatta subito la denuncia in stato di libertà. 

Le indagini si concentrano sui due

Gli investigatori scoprono che la sera precedente i due avevano acquistato il carburante da un distributore self-service locale. Dopo aver violato il domicilio, tagliando alcune sbarre del cancello antistante, forzano il portone d’ingresso e appiccano il fuoco. A conferma del quadro accusatorio ci sono le dichiarazioni successivamente rese dai due indagati, ritenute “assai poco verosimili” soprattutto in relazione a quanto emerso dai primi accertamenti dei carabinieri, i quali già in fase di sopralluogo rilevarono tracce di sostanze acceleranti, in particolare benzina e ammoniaca, di cui si avvertiva un forte odore. Il gip, ritenendo sussistente e attuale "l’immanenza delle ragioni di rancore e animosità, legate ai pessimi rapporti di vicinato", ha disposto la custodia cautelare in carcere di madre e figlio, rispettivamente reclusi a Genova Pontedecimo e a Imperia.

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