primo caso in italia

Burnout come causa di servizio e congedo: Tar dà ragione a ex poliziotto di Sanremo

Il Tar della Liguria ha accolto il ricorso di un ex assistente capo coordinatore della Polizia di Stato in pensione, Diego Costacurta

Burnout come causa di servizio e congedo: Tar dà ragione a ex poliziotto di Sanremo
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Per la prima volta viene accolto ricorso che chiede di riconoscere burnout come causa di servizio

Il Tar della Liguria ha accolto il ricorso di un ex assistente capo coordinatore della Polizia di Stato in pensione, Diego Costacurta, all’epoca in servizio al commissariato di Sanremo, che chiedeva il riconoscimento del burnout come causa di servizio, in conseguenza del quale venne congedato, il 16 dicembre del 2019.

Il tribunale amministrativo ha così annullato il decreto

del ministero dell’interno, che non riconosceva la patologia come causa di servizio e il parere del comitato di verifica del ministero dell’Economia e delle Finanze.  Si tratta della prima volta che viene riconosciuto il burnout a un appartenente alle forze dell’ordine come causa di servizio, tanto che il giudice, dopo aver ordinato alla pubblica amministrazione di procedere in conformità alla sentenza - quindi, corrispondere l’equo indennizzo e la pensione privilegiata all’ex poliziotto - ha compensato le spese.

La novità della questione - si legge nella sentenza - giustifica l’integrale compensazione delle spese tra le parti”. Tutto ha avuto inizio, dopo che Costacurta è stato rimosso dal proprio ruolo operativo, per essere trasferito in ufficio.

L'intervento del legale, l'avvocato Giovanni Carbone di Sanremo

Il mio assistito aveva ottenuto grandi risultati - afferma il suo legale, l’avvocato Giovanni Carbone, di Sanremo - poi i superiori gerarchici lo hanno collocato in ufficio, in un certo senso demansionandolo, e lui si è sentito squalificato, non si è visto riconosciuti i meriti di servizio. Successivamente, è stato collocato a riposo con la semplice giustificazione, che non era più idoneo al servizio, senza riconoscere la sindrome". Quest'ultima, tra l’altro, certificata dall’Asl 1.

Con il primo motivo - spiega il giudice - il ricorrente ha censurato le conclusioni del Comitato: per contraddittorietà, difetto di istruttoria, di motivazione ed illogicità perché, pur avendo esso riconosciuto la sussistenza della sindrome, non ha debitamente tenuto in considerazione i caratteri propri di tale patologia e, quindi, non ha correttamente valutato la sussistenza del nesso eziologico tra l’attività lavorativa svolta dal ricorrente e la malattia”. In pratica, il ministero avrebbe dovuto dimostrare che il burnout non era legato al servizio, smentendo quanto riportato nella documentazione clinica.

Fabrizio Tenerelli

Qui sotto l'avvocato Giovanni Carbone

Avvocato Giovanni Carbone
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