Camilla non aveva indicato sull'autocertificazione la malattia di cui soffriva

Dopo un giorno di ricovero a Lavagna, la ragazza è stata dimessa e poi portata d'urgenza al San Martino

Camilla non aveva indicato sull'autocertificazione la malattia di cui soffriva
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Emerge già una prima verità dalle indagini iniziate ieri sulla morte della giovane sestrese Camilla Canepa: secondo quanto riportato dalle colonne del Corriere, dalla documentazione clinica sequestrata dai Carabinieri, si evidenzia che sul modulo che ognuno deve compilare prima di essere vaccinato, su cui bisogna indicare eventuali patologie o terapie in corso, la ragazza non avesse indicato la piastrinopatia autoimmune di cui soffriva.

Camilla si curava con farmaci che comportano rischio di trombosi

Restano tanti interrogativi a cui gli inquirenti dovranno dare una risposta: primo fra tutti, Camilla sapeva della sua malattia? E poi le terapie, di cui si è molto parlato: Camilla, dopo aver ricevuto la vaccinazione e senza manifestare apparentemente, nei giorni seguenti, effetti collaterali, il 29 maggio aveva iniziato una terapia a base di Dufaston e Progynova, ormoni in genere utilizzati dalle donne in menopausa. Camilla, secondo le ricostruzioni, avrebbe scoperto una ciste e sarebbe stata in cura: di fatto, per entrambi i farmaci, Progynova in particolare, vengono segnalati tra gli effetti collaterali possibili episodi trombotici.

Le dimissioni e l'ultimo ricovero

Un ultimo dubbio, non meno angosciante: Camilla va al pronto soccorso di Lavagna il 3 giugno con sintomi come fotofobia, viene sottoposta a Tac e analisi del sangue, il 4 giugno viene dimessa per remissione dei sintomi. Il 5 giugno, alle 23.58, Camilla entra al pronto soccorso del San Martino di Genova: la sua situazione si è aggravata e per lei non ci sarà più nulla da fare. Perché tanta fretta di dimettere una ragazza di 18 anni, piastrinopatica, appena vaccinata con Astrazeneca, in cura ormonale? Si sarebbe potuto fare di più? E' quello che dovranno stabilire le indagini di queste ore, che vedono i Carabinieri al lavoro sulla documentazione sequestrata negli ospedali di Lavagna e del San Martino.

 

 

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