LO SFOGO DI NIKO PANDETTA

"Ero un criminale, non un mafioso; sono un cantante, non un mafioso"

"Nei testi racconto il mio disagio personale e la mia storia che non ho mai nascosto dietro veli di ipocrisia"

"Ero un criminale, non un mafioso; sono un cantante, non un mafioso"
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Niko Pandetta risponde dopo il divieto di esibirsi a Cipressa

"Io non sono a favore della mafia e non sono contro lo Stato e la legalità. Nei testi racconto il mio disagio personale e la mia storia che non ho mai nascosto dietro veli di ipocrisia. Io ero un criminale, non un mafioso. Ora sono un cantante, non un mafioso”. A parlare, dal proprio profilo Instagram, è Vincenzo Pandetta (in arte, Niko), il trapper siciliano, che avrebbe dovuto esibirsi, venerdì prossimo (2 settembre), al Moo-Kuna Festival di Cipressa, ma il cui concerto è stato vietato dal questore di Imperia, per motivi di ordine pubblico.

A scatenare il caso è stata l’associazione Libera

che ha puntato il dito contro l’artista per aver dedicato allo zio - il boss catanese Salvatore Cappello, al 41bis dal 1993 - una canzone dal titolo “Dedicata a te”. “Mentre discutete di quanto io sia mafioso e cercate di impedirmi di lavorare, io faccio parlare i miei sacrifici: Pistole nella Fendi è disco d’oro - prosegue il messaggio di Niko -. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato al progetto e tutti i fan che mi sostengono sempre e comunque. Quando smetterete di combattere una guerra che non esiste e aprirete gli occhi chiamatemi”.

Si legge nel provvedimento del questore che motiva la prescrizione di divieto

Considerato che i testi delle canzoni del Pandetta sono evocativi di criminose gesta e che la natura dell'esibizione dell'artista, con testi chiaramente inneggianti agli ambienti malavitosi ed istigatori alla delinquenza ed alla disobbedienza delle leggi, nonché al compimento di reati di vario genere, potrebbe comportare gravi ripercussioni per l'ordine e la sicurezza pubblica in guisa degli stessi Precetti Penalistici che vietano tali condotte”.

Fabrizio Tenerelli

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