Imperia

Flash mob per Ddl Zan "Fermare discriminazioni che insanguinano le strade"

Un centinaio i partecipanti alla manifestazione che ha riunito sigle e associazioni del territorio oerper chiedere l'approvazione rapida.

Flash mob per Ddl Zan "Fermare discriminazioni che insanguinano le strade"
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Si è svolto questo pomeriggio, presso la spianata di Borgo Peri, a Imperia, la manifestazione promossa dalla sezione provinciale dei Giovani Democratici.

 

Flash mob pro Ddl Zan

Circa un centinaio i partecipanti al flash mob che ha visto accorrere, oltre ai Giovani Democratici, anche rappresentanti del Partito Democratico, di Sinistra Italiana, dell'ArciGay Imperia, di Amnesty International, CIGL, Agedo, Anpi, Arci e Non una di meno.

 

"Dire sì al Ddl Zan"

"Con tutte queste sigle - spiega Joele Corigliano, segretario provinciale dei Giovani Democratici, sezione giovanile dem - per dire sì al disegno di  legge Zan e per chiedere che sia approvato al più presto. Quasi ogni giorno - continua - in Italia ci sono aggressioni verso la comunità LGBT+. Oltretutto, il decreto non tutela solo gli appartenenti alla comunità LGBT, ma anche le donne e i disabili. Quindi - conclude - riteniamo sia urgente per combattere le discriminazioni che quotidianamente riempiono di sangue le strade italiane".

 

Il disegno di legge: 10 articoli

Sostanzialmente il disegno di legge si pone a contrasto dell'omolesbobitransofbia, alla misoginia e all'albinismo, estendendo quanto previsto dalla legge Mancino anche alle discriminazioni basate su orientamento sessuale, identità di genere, sesso e disabilità.

  • L’articolo 1 introduce e definisce i termini sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere, come suggerito dalla Commissione affari costituzionali, per evitare qualunque ipotesi di incostituzionalità della legge.

 

  • L’articolo 2 pone sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità tra i moventi dei reati d’odio contenuti dell’articolo 604-bis del codice penale, diretto a tutelare il rispetto della dignità umana e del principio di uguaglianza. In particolare è stabilita una multa fino a 6mila euro o la reclusione fino a un anno e 6 mesi per chi istiga a commettere atti di discriminazione fondati su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità. Mentre per chi istiga o commette atti violenti, per le stesse motivazioni, è prevista la reclusione da 6 mesi fino a 4 anni.

 

  • L’articolo 3 stabilisce come circostanza aggravante il commettere reati in ragione del sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità della vittima, tramite la modifica dell’articolo 604-ter del codice penale.

 

  • L’articolo 4 è dedicato alla salvaguardia della libertà di opinione e di scelta, per tutelare la libertà di parola e recita “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Ossia, la libertà di espressione non deve mai sconfinare nell’istigazione all’odio e alla violenza.

 

  • L’articolo 5 riguarda alcune specifiche rispetto alle pene previste dagli articoli 604-bis e 604-ter.

 

  • L’articolo 6 riporta le modifiche all’articolo 90-quater del codice di procedura penale in cui viene definita la “condizione di particolare vulnerabilità della persona offesa” e il riconoscimento delle donne e delle persone Lgbtq+ come persone “vulnerabili” e quindi, potenzialmente vittime.

 

  • L’articolo 7 istituisce la data del 17 maggio come Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e contrastare pregiudizi e violenze.

 

  • L’8 incarica l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali di elaborare una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni.

 

  • Il 9 istituisce un fondo di 4 milioni di euro per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, con l’istituzione di centri contro le discriminazioni.

 

  • In ultimo il 10 prevede che l’Istat realizzi, almeno ogni tre anni, una rilevazione per descrivere lo stato delle discriminazioni e delle pratiche violente, e che serva come base per pensare e attuare politiche di contrasto.
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