Manifestanti cantano "Ventimiglia tu sei maledetta" per ricordare afgano morto su A10
I manifestanti hanno posato mazzi di fiori e lumini, accanto all’opera “Terzo Paradiso” del Pistoletto; quindi si sono messi in cerchio

Per ricordare Ahmed i manifestanti cantano "Ventimiglia tu sei maledetta"
Una quarantina di attivisti di Amnesty e del mondo dell’associazionismo, tra cui alcuni stranieri, si sono ritrovati stamani al valico di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, per ricordare Ahmed Safi, 19 anni, il migrante afgano che, il 7 novembre scorso, è morto sull’A10, alla barriera di Ventimiglia, mentre cercava di raggiungere a piedi la Francia. Sceso da un tir in corsa, ha attraversato la carreggiata, in galleria, e dopo essere stato urtato da due auto, un tir lo ha trascinato per oltre cinquecento metri, lasciando il suo corpo dilaniato tra i caselli.
I manifestanti hanno posato mazzi di fiori e lumini, accanto all’opera “Terzo Paradiso” del Pistoletto; quindi si sono messi in cerchio ed hanno letto un saluto ad Ahmed in italiano, francese e inglese. Quindi hanno intonato una canzone intitolata “Ventimiglia tu sei maledetta”.
Il testo della canzone
“La mattina del 30 settembre si muovevano le truppe italiane Ventimiglia le terre lontane e dolente ognun si partì/ sotto il sole che batteva rovente si bloccavano i confini vicini, e dai monti colline e gran valli si partiva dicendo così:/ Ventimiglia, tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza, dolorosa ci fu la partenza è il ritorno una scelta, non fu/O vigliacchi, voi ve ne restate con le scarpe sui letti di lana schernitori di noi carne umana, questa guerra ci insegna a partir./Voi chiamate democrazia questa terra dai confini qui si muore gridando assassini”.
A prendere subito la parola, nel corso della commemorazione è stata Maria Giulia Latini del “Gruppo 73”, di Amnesty: “Siamo qui per Ahmed l’ultima vittima, purtroppo, di quanti tentato di passare il confine. Questo è il luogo, dove ci riuniamo sempre ogni anno per la giornata del rifugiato. Amnesty è sempre polarizzata su questo enorme problema che dà tanto dolore e purtroppo lede i diritti umani fondamentali di queste persone”.
Alcuni attivisti hanno mostrato il cartello con su scritto: “Percorsi sicuri e legali”
“Per evitare queste morti che sono orribili e non devono accadere - ancora Latini -. Ci dev’essere una presa di coscienza da parte di tutte le nazioni, bisognerà agire su Dublino. Tantissime regole devono essere messe in atto, perché queste morti e tragedie dei migranti siano fermate”.
Nel corso della cerimonia è intervenuto anche uno dei tanti stranieri fermi al confine, che rivolgendosi ai media ha affermato: “Ho moglie, casa e famiglia. Vi siete chiesti perché siamo qui, perché siamo immigrati e chi ha creato l’immigrazione?”. Dando la colpa alla crisi crisi in Africa, ha aggiunto: “Chiedetelo ai politici. Non sono certo contento di essere qui, mi manca la famiglia”. Presente alla manifestazione anche Dantilio bruno dell’Anpi di Ventimiglia.
Fabrizio Tenerelli





