Omicidio Ventimiglia: Riesame, per difesa non c'è aggravante mafiosa
La difesa di Domenico Pellegrino vuole togliere l'aggravante mafiosa
"La matrice mafiosa è frutto di una ricostruzione che si basa solo sul dato medico del dottor Tajana, il quale afferma che ci sono due fori di diverse dimensioni. Questo metodo, secondo noi, non è idoneo per dimostrare la dinamica dell'omicidio. Mancano, infatti, riprese video o testimonianze". Così l'avvocato Luca Ritzu, stamani, davanti al giudice del Tribunale del Riesame, di Genova, ha spiegato perché andrebbe tolta l'aggravante mafiosa dall'accusa di omicidio mossa nei confronti del proprio assistito: Domenico Pellegrino, 23 anni, accusato di aver ucciso Joseph Fedele, 60 anni, pregiudicato per reati di stupefacenti, il cui corpo è stato rinvenuto, lo scorso 21 ottobre, in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia.
Secondo la ricostruzione del medico legale Luca Tajana
che ha eseguito l'autopsia, Fedele venne ucciso con due colpi di pistola di calibro diverso: uno alla fronte e quello di grazia alla nuca. Da qui il pm della Dda di Genova, Marco Zocco, nel ricostruire l'assassinio, per il quale Pellegrino è reo confesso, ha parlato di esecuzione mafiosa, affermando che la vittima è stata fatta inginocchiare e uccisa da due persone, una delle quali tuttora ricercata. L'ipotesi di un complice nasce dalla diversa grandezza dei due fori di entrata, che fa presumere a due pistole di differente calibro. Presente all'udienza anche il pm, che ha ribadito la propria posizione iniziale.
Zocco è rimasto irremovibile sull'aggravante
ed ha confermato, quanto già riportato nella misura cautelare ovvero: “Come evidenzia il pm, l’aggravante ora prevista dall’art.416 bis.1 c.p., è configurabile anche a carico di soggetto che non faccia parte di un’associazione di tipo mafioso, ma ponga in essere, nella commissione del fatto a lui addebitato, un comportamento minaccioso tale da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo quello comunemente ritenuto proprio di chi appartenga a un sodalizio del genere anzidetto (...) Le modalità risulterebbero riferibili ad una vera e propria esecuzione, con la vittima inginocchiata (colpo al vertice del capo) e poi colpita alla nuca con una sorta di colpo di grazia. L’esecuzione con colpo alla nuca è tipica di contesti delinquenziali mafiosi”.
L'assassinio sarebbe avvenuto al culmine di una lite per la compravendita di un'auto e si sarebbe consumato in un furgone. Il giudice si è riservato per la decisione.