INCHIESTA DELLA PROCURA

Turbativa di aste giudiziarie: ridimensionata la posizione dell'avvocato indagato

Il gip del tribunale di Imperia, Paolo Luppi, ha ridimensionato, con parere contrario del pm Antonella Politi, la misura cautelare

Turbativa di aste giudiziarie: ridimensionata la posizione dell'avvocato indagato
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Ridimensionata la posizione dell'avvocato Di Domenico

Il gip del tribunale di Imperia, Paolo Luppi, ha ridimensionato, con parere contrario del pm Antonella Politi, la misura cautelare spiccata nei confronti dell'avvocato Marco Di Domenico, indagato a margine dell'inchiesta sulla presunta turbativa di aste giudiziarie, che ha portato agli arresti domiciliari: Valerio Bisogno e Gaspare Reda, due consulenti immobiliari (abusivi secondo l'accusa, perché non iscritti all'albo) e che mira a far luce su una compravendita di immobili pignorati e destinati alle aste giudiziarie. Nei confronti del legale, che era stato interrogato il 26 marzo scorso, il giudice ha quindi disposto il divieto di esercizio della professione forense, per un anno, limitatamente al settore delle esecuzioni delle aste immobiliari, consentendolo in tutti gli altri settori.

Il legale ha comunque chiesto la cancellazione dagli elenchi dei professionisti delegati

Nel frattempo, l'avvocato Di Domenico, per evitare dubbi di qualsiasi tipo, ha richiesto la cancellazione dagli elenchi dei professionisti delegati e dei custodi giudiziari presso il tribunale di imperia. "Sono soddisfatto - è il commento di Di Domenico (assistito dall'avvocato Giovanni Di Meo) - confidavo nell'accoglimento dell'istanza, così com'è avvenuto". Sette, in totale, le persone indagate, tra cui figurano anche altri due avvocati, l'impiegato di uno studio notarile e una collaboratrice dei due consulenti immobiliari operanti per lo studio "Da Ami case consulenze immobiliari”, di Vallecrosia.

Una ventina le compravendite finire nel mirino degli inquirenti

per due delle quali sarebbero stati trovati riscontri investigativi. Secondo l'accusa: i due consulenti cercavano di vendere su un portale le case destinate all'incanto, a volte anche a insaputa degli stessi proprietari, secondo l'istituto stragiudiziale del "saldo e stralcio". Secondo la procura, il reato si configurava nel momento in cui l'immobile veniva venduto quand'era già all'asta e non prima, come permesso dalla legge. A carico dei legali indagati il fatto di aver rivelato all'agenzia le case che sarebbero finita all'asta.

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