Un'esperienza per i nonni in visita al Museo dell’Olio di Oliva Carli ad Imperia
Pioggia e vento non hanno fermato la delegazione in visita al museo dell'Olio di Oliva Carli a Imperia

Pioggia, vento e intemperie non hanno fatto da deterrente per una delegazione di ospiti della residenza B.Franchiolo che venerdì 22 novembre, in linea con la politica di apertura all’esterno, del direttore Stefano Faraldi , si sono recati in visita al Museo dell’Olio di Oliva Carli ad Imperia.
Un'esperienza per i nonni in visita al Museo dell’Olio di Oliva Carli ad Imperia
L’incontro con gli operatori, i parenti e gli altri ospiti sono motivo per raccontare, ricordare e rivivere ancora non tanto l’avventura della visita quanto il proprio passato.
Ancora una volta si è riusciti a mettere al “centro” i nostri nonni, le loro vite e i loro ricordi. Ma questo è solo un’anticipazione, come tutti gli anni passati, anche quest’anno, avvicinandosi il periodo natalizio, si è cercato di stilare un calendario di eventi, a cui tutti siete invitati; eventi che portando allegria e gioia permettano ad ogni ospite e ai loro cari di trovare quel sentimento di accoglienza che solo nelle famiglie affiatate si può respirare.
Come è andata:
Ecco che giunge il momento tanto atteso, in cui lo sforzo per salire sul pulmino e sulla macchina, che valgono da soli come un mese di fisioterapia, sembrano diventare movimenti quotidiani privi di difficoltà. Girando nei vari corridoi del museo, la memoria e i ricordi sono i padroni del tempo: “il cavagno”, la cesta in cui venivano messe le olive e che misura quasi una “quarta”; il “frantoio”, dove da piccola con mia mamma portavo le olive per far l’olio; “i spurtin” filtri di fibra per separare l’olio dall’acqua e dalle impurità; le anfore, le giare, il torchio, e la “borsa nera”: i famosi viaggi nelle altre regioni d’Italia, in tempo di guerra, quando si partiva dalle stazioni con olio, farina di castagne e si tornava con farina e riso; e poi ancora i profumi e il gusto dell’olio che ritorna al palato come se quel tozzo di “pan veciu”, con cui si andava al frantoio, si
stesse “pegando” ora. Tutti questi ricordi riavvolgono i nastri di queste vite, e, quello che sembrava ormai dimenticato, ritorna impetuoso e presente più che mai. Ma questa magnifica giornata non poteva certo finire all’insegna dei ricordi: quello che la memoria ha fatto gustare al palato diventa realtà, quando terminata la visita al museo ci dirigiamo verso il ristorante pizzeria dove ci attendono pane fatto in casa e olio taggiasco come antipasto, una gustosa pizza e una super torta di mele.










