L'allarme

Caro energia: Confartigianato, "A rischio tenuta delle imprese"

L’incremento dei costi per energia elettrica e gas sta già impattando numerose categorie

Caro energia: Confartigianato, "A rischio tenuta delle imprese"
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Confartigianato Liguria lancia un segnale d’allerta sull’aumento dei costi energetici che stanno colpendo le imprese. Sebbene non si sia ancora ai livelli critici del 2023, i segnali attuali impongono un’attenzione preventiva da parte delle istituzioni per evitare che la situazione diventi insostenibile.

I settori più colpiti

L’incremento dei costi per energia elettrica e gas sta già impattando numerose categorie di imprese, dall’alimentare alle carrozzerie, fino agli impianti sportivi pubblici. I dati raccolti mostrano aumenti significativi che rischiano di mettere in seria difficoltà la tenuta economica delle attività.

Secondo l’ultima stima preliminare del PIL pubblicata dall’Istat, l’economia italiana ha registrato una crescita zero nell’ultimo trimestre del 2024. Un rialzo dei prezzi dell’energia potrebbe frenare ulteriormente lo sviluppo economico e aggravare le difficoltà delle imprese manifatturiere, già colpite dalla riduzione dell’export e della produzione, con settori chiave come la moda e la meccanica in grave crisi. Inoltre, la recessione in Germania ha ridotto del 5,1% la domanda di prodotti italiani, penalizzando il comparto del made in Italy.

Micro e piccole imprese in difficoltà

La perdita di competitività causata dall’aumento dei costi energetici colpisce in particolare le micro e piccole imprese, che in Italia sono molto più diffuse rispetto agli altri paesi europei. Inoltre, il prelievo fiscale e parafiscale squilibrato sui consumi di energia elettrica grava ulteriormente sulle MPI, amplificandone le difficoltà economiche.

I rincari per le imprese

L’incremento medio dei costi per l’energia elettrica varia a seconda del settore: un panificio o una pasticceria devono affrontare un aumento annuo di circa 1.789 euro, mentre una falegnameria supera i 700 euro. Per le carrozzerie il rincaro medio è di oltre 1.400 euro, mentre le officine meccaniche registrano un incremento di circa 1.070 euro. Ancora più critico è il caso degli impianti sportivi pubblici, dove l’aumento dei costi energetici può arrivare a 7.158 euro all’anno.

Per quanto riguarda il gas, il settore più colpito è ancora una volta quello degli impianti sportivi, con un incremento annuo stimato in 21.680 euro. Anche panifici e pasticcerie subiscono rincari pesanti, con oltre 3.000 euro in più all’anno. Seguono le falegnamerie con circa 600 euro di aumento, le carrozzerie con oltre 400 euro e le officine meccaniche con circa 300 euro.

L’allarme di Confartigianato

«Questi primi rincari non possono essere sottovalutati. – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Sono sicuramente positivi i bandi regionali sull’energia, ma se non si interviene in tempo con interventi strutturali, molte attività avranno un’impennata dei costi che potrebbe risultare letale».

L’analisi del mercato dell’energia evidenzia inoltre che il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia è salito del 44,2% su base annua, mentre quello del gas è aumentato dell’80,0% rispetto ai minimi di febbraio 2024. Questi aumenti si ripercuotono direttamente sui costi delle imprese, aggravando il divario competitivo con gli altri paesi europei.

Impianti sportivi a rischio

I dati evidenziano che la situazione si sta facendo particolarmente critica per i gestori di impianti sportivi pubblici. «Le piscine e le strutture sportive non possono sostenere aumenti simili senza conseguenze – sottolinea Gianluca Argiolas, referente sport di Confartigianato Genova e presidente di Retemaker –. Questi rincari si traducono direttamente in minori investimenti per attività sociali rivolte ai giovani, alle fasce deboli e agli anziani, e rallentano i processi di ammodernamento degli impianti, che sono un patrimonio della collettività».

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