Tra storia e antichi sapori

Alla scoperta dei nuovi borghi “arancioni”

Ecco alcune delle new entry di questo triennio che da ora possono fregiarsi del titolo di Comuni Bandiera Arancione d’Italia.

Alla scoperta dei nuovi borghi “arancioni”
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Sarà il bisogno di una dimensione più “piccola”, quasi familiare, a cui ci ha spinto questa pandemia. Sarà la necessità di una maggiore tranquillità dopo anni di ritmi frenetici. Sarà il bisogno di un benessere che non ci è dato altrove, perché questi sono luoghi dove trionfano arte, cultura, cibi genuini, natura e atmosfere autentiche. Certo è che la ricerca di “borghi felici” dove andare a vivere o perlomeno passare qualche giorno di vacanza è sempre maggiore.
Grazie al Touring Club Italiano abbiamo un elenco da cui scegliere e comprende ben 262 destinazioni: sono i Comuni Bandiera Arancione, il marchio di qualità turistico-ambientale che il Touring Club Italiano conferisce ai piccoli Comuni dell’entroterra dopo un’approfondita e attenta selezione e che viene confermato o meno ogni tre anni: basti dire che su oltre 3.200 candidature analizzate in 23 anni, solo l’8% ha ottenuto il riconoscimento. Viene assegnata alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno anche offrire al turista un’accoglienza di qualità.
Qui non possiamo analizzarvele tutte: per l’elenco vi rimandiamo al sito www.bandierearancioni.it. Per ora, vi proponiamo alcune delle new entry di questo triennio che da ora possono fregiarsi del titolo di Bandiera Arancione d’Italia.

Il Piemonte la fa da padrone

Con ben 6 nuove entrate, il Piemonte diventa la regione più “arancione” d’Italia con ben 40 bandiere.

Immergiamoci subito nella storia visitando il borgo di Susa (TO), chiamata Porta d’Italia perché in posizione strategica tra i passi del Moncenisio e del Monginevro: conserva, infatti, numerose testimonianze dei transiti romani, della famiglia Savoia e dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena. Al periodo romano risalgono i monumenti più importanti del parco archeologico: l’Arco di Augusto, tra i meglio conservati in Italia, Porta Savoia, uno degli ingressi della città con le sue belle e imponenti torri, e l’Acquedotto, di cui rimangono due grandi arcate. Poi il Castello, che ancora oggi domina dalla collina della città e ospita il Museo civico, con testimonianze che partono dall’Età del ferro al Medioevo. Quindi le tante chiese: dalla cattedrale di San Giusto, fondata nel 1027 e con il campanile romanico alto 51 metri, alla chiesa di San Francesco, con all’interno splendidi affreschi e due bellissimi chiostri, fino alla chiesa della Madonna del Ponte che ospita il Museo diocesano di Arte religiosa alpina. I buongustai non si lascino scappare la straordinaria focaccia dolce di Susa che conquistò anche gli antichi Romani.

Susa, i resti dell’acquedotto romano

Abbarbicato in parte sulla collina ai piedi del Monte Bracco e sullo sfondo il profilo del Monviso, Revello (CN) merita una visita in particolare per il suo monumento simbolo: l’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte. I monaci cistercensi la fondarono nel XII secolo e visitandola vi sembrerà di tornare indietro nel tempo, addentrandovi in un angolo di medioevo preservato dalla modernità. Ma anche il centro storico di Revello offre diversi spunti per una passeggiata: dalla Collegiata del XV secolo, sulla cui facciata spicca un prezioso portale rinascimentale e al cui interno sono presenti importanti e preziose pale d’altare, alla Cappella Marchionale, interamente affrescata, un ambiente tardo gotico situato in una torre cilindrica nell’attuale municipio. Molto interessante, e ideale per grandi e piccini, è il Museo Naturalistico del Fiume Po che offre un affascinante allestimento composto da diorami che raccontano in un’unica sala tutto il Parco del Monviso. Si raccomanda di non lasciare il borgo senza aver assaggiato gli originali mustaccioli, dolci di forma romboidale, di colore violetto pallido e sapore di vino e di spezie.

Abbazia di Staffarda a Revello

In ottobre, all’indomani della vendemmia, può essere l’ideale visitare Canelli, nel sud della provincia di Asti, immersa nei vigneti, parte di quel “Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” che è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Non per nulla è considerata la “città del vino” e può vantare prodotti unici come il Docg Moscato d’Asti e Asti Spumante e il Doc Alta Langa. E la sua caratteristica più significativa sono proprio le cosiddette “cattedrali sotterranee”, cioè le sue cantine che si snodano sotto tutta la città nelle viscere delle colline tufacee, creando ambienti suggestivi, capolavori di ingegneria e architettura. Alcune sono visitabili su prenotazione. Canelli propone anche alcuni monumenti interessanti, a cominciare dal Castello di casa Gancia, distrutto e ricostruito come un elegante villa, e diverse chiese barocche: le parrocchiali di San Tommaso e San Leonardo con la qualità dei loro arredi, e le confraternite di San Rocco e dell’Annunziata che sono piccoli gioielli architettonici. E gli innamorati di tutta Italia non possono perdersi una passeggiata sul romantico sentiero ispirato ai fidanzatini di Raymond Peynet che si sviluppa lungo la storica via acciottolata della Sternia (sentiero in dialetto). Per i buongustai ricordiamo l’appuntamento con la Fiera Regionale del Tartufo, il 15 novembre, con bancarelle nel centro storico e tante occasioni per gustare il tartufo bianco in uno degli appuntamenti enogastronomici più importanti della zona.

Canelli, una delle suggestive “cattedrali sotteranee” dei suoi vini

Non è da meno la vicina Castagnole delle Lanze, sempre in provincia di Asti e anch’essa nel cuore del sito Unesco. La proposta è quella di fare una passeggiata che ha come obiettivo la torre panoramica edificata nella seconda metà del XIX secolo dal conte Paolo Ballada di Saint Robert, che se ne serviva come osservatorio astronomico, e il Parco della Rimembranza che la circonda. Vi si arriva attraversando il caratteristico centro storico e passando sotto i portici di via Ener Bettica, formati da tredici arcate piantate su solide colonne di sostegno, dipinti dall’artista Vincenzo Piccato che ha voluto riportare sull’architettura i colori della natura, delle stagioni, della vite e del vino, e toccando piazza Marconi, dove si trova la parrocchiale di San Pietro, e piazza Balbo che ospitava l’antico gioco alla “pantalera”, una specie di pallapugno praticata da queste parti. Se siete appassionati di vino, sappiate che qui potete addirittura “adottare un filare”: si tratta di una singolare iniziativa dell’Amministrazione locale che consente di adottare alcuni metri di filari di vitigno Barbera d’Asti, ricevendo in cambio alcune bottiglie di vino “Lanze” con etichetta personalizzata.

Castagnole delle Lanze

Restiamo tra le colline patrimonio dell’Unesco ricche di vigneti, ma ci spostiamo in provincia di Alessandria a Rosignano Monferrato. Si consiglia di passare da queste parti in uno dei prossimi weekend perché i Volontari dell’Accoglienza Turistica che prestano servizio presso l’Info Point accompagnano (sabato e domenica fino alla fine di ottobre) i visitatori lungo un tratto del percorso panoramico del centro storico, con visita agli Infernot pubblici (piccole camere sotterranee scavate a mano nella Pietra da Cantoni, non visitabili in autonomia), alla Vetrina dell’artigianato e alla Vetrina dei vini rosignanesi. Merita, comunque, anche il percorso dedicato al celebre pittore divisionista Angelo Morbelli lungo le strade della frazione Colma e del capoluogo: qui sono collocati dei pannelli che riproducono alcune delle sue opere. Da non perdere anche il Museo Contadino diffuso, composto da circa 40 postazioni in cui sono stati collocati esempi di piccole o grandi attrezzature agricole del passato, e la prima Panchina Gigante del Monferrato, inaugurata nel 2017, la Big Bench n. 41 “Rosso Grignolino”, collocata nei pressi del Santuario Madonna delle Grazie addentrandosi per un breve tratto tra i vigneti, da cui si può godere di una vista mozzafiato sulle colline circostanti, fino alle Alpi e agli Appennini. Infine, per chi vuole provare l’esperienza della “cerca al tartufo”, l’Associazione Tartufai della Valle Ghenza mette a disposizione la guida di “trifulau” esperti con i loro fedeli “tabui”.

Più a sud, non lontano dall’Appennino ligure, è l’antico borgo medievale di Trisobbio su cui campeggia il duecentesco castello di proprietà comunale e attualmente sede di un suggestivo ristorante e di un albergo di charme, circondato da un bellissimo parco: la torre del castello e il parco sono visitabili gratuitamente. Si consiglia, innanzitutto, una suggestiva passeggiata lungo le stradine e viuzze con antichi palazzi ben conservati e restaurati del centro storico che ha una caratteristica struttura a tre cerchi concentrici, visitando la chiesa parrocchiale e il settecentesco Palazzo De Rossi-Dogliotti, sede municipale, che propone particolari e pregiati pavimenti in legno intarsiato e straordinarie cantine dove sono ancora presenti e visibili un antico torchio del 1840, un antico pozzo, una ghiacciaia e un infernot. Da sfruttare, lungo l’incontaminato fondovalle del rio Stanavasso, è il percorso verde, con attrezzi ginnici per mantenersi in forma, giochi per bambini e un’area pic-nic, che si snoda all’interno della tartufaia di Trisobbio, dove i sapienti trifolai preservano l’ambiente dove nasce il pregiato e rinomato tartufo bianco.

Le altre nuove bandiere arancioni

Ci spostiamo in Liguria per visitare i due borghi appena premiati dal Touring Club Italiano, entrambi in provincia di Imperia.

Il primo è Badalucco, un borgo medievale immerso tra colline terrazzate, coltivate a ulivi, orti e castagni, a una decina di chilometri dal mare di Arma di Taggia. Vi consigliamo di attraversare i due caratteristici ponti del tardo Medioevo, costruiti con forma a schiena d’asino, situati all’entrata e all’uscita del borgo, così come non mancate di passeggiare tra stretti vicoli, caruggi e piazzette per ammirare le tipiche case in pietra a vista, impreziosite da murales e da opere di importanti ceramisti della scuola Ligure, Umbra e Toscana, e le belle chiese, come la parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giorgio e quella dedicata a Nostra Signora della Misericordia, entrambe barocche, fino alla chiesetta quattrocentesca di San Nicolò, in cima alla collina con vista panoramica del paese. Chi ama la ceramica può ammirare la Badalucco Art Gallery, museo/laboratorio ubicato nei caratteristici locali del palazzo municipale. Si raccomanda di assaggiare la focaccia dolce di Badalucco e lo Stoccafissu a Baucogna (alla Badalucchese), un piatto a base di merluzzo essiccato, cucinato secondo un’antica ricetta locale.

Vallebona

Un po’ più a sud, sulle colline dietro Bordighera, ecco il borgo medievale di Vallebona circondato da terrazzamenti ricchi di coltivazioni di ginestre, di mimose, di ulivi e vigne. Pure qui la passeggiata lungo il centro storico è d’obbligo, anche perché le sue piazze e i suoi caruggi sono accessibili solo a piedi. A proposito, è davvero singolare piazza XX Settembre con l’Oratorio della Natività di Maria e il campanile e i simboli dei 4 elementi naturali. E se finora ci siamo occupati di prodotti tipici di carattere enograstronomico, a Vallebona si consiglia di acquistare l’originale acqua di fiori di arancio amaro (presidio Slow Food), tipico del borgo, che è stata riproposta negli ultimi anni da un giovane produttore locale che ha deciso di recuperare l’antica tradizione.

Anche la Lombardia può fregiarsi di una nuova bandiera arancione: è quella di Ponti sul Mincio (MN) posto tra le colline moreniche a sud del Lago di Garda. Emblema della città è il Castello Scaligero che domina il centro storico: edificato fra il 1260 e il 1276, ha una forma poligonale e allungata ed è racchiuso entro cinque torri, due delle quali vere e proprie costruzioni chiuse da mura, e le altre tre costituenti rientranze del camminamento di ronda. Da visitare, nel centro storico, la chiesa di Sant’Antonio Abate, dove ammirare la settecentesca scultura lignea della Madonna con Bambino che indossa un abito elegantemente ricamato e la tela dei fratelli fiamminghi Meves raffigurante San Sebastiano, San Francesco e le anime purganti. Lì vicino, in via Roma, c’è un interessante lavatoio pubblico, di antiche origini ma recentemente restaurato e ancora oggi utilizzato dalle donne del paese che continuano a lavare il loro bucato. Uno sguardo anche al Monumento ai caduti, progettato dall’ingegnere Giancarlo Maroni, e al Forte Ardietti eretto negli anni 1856/1861 per ordine del maresciallo Radetzky a seguito dell’assedio di Peschiera del Garda del 1848 e compreso nel sistema di difesa territoriale del Quadrilatero Austriaco. Anche qui i buongustai non resteranno delusi, sia che assaggino un piatto locale a base di strangolini (impasto di pane raffermo grattugiato, uova, burro e formaggio), sia che gustino il fogassin, dolce di tradizione contadina.

Ponti sul Mincio, il Castello Scaligero

Per trovare gli ultimi due borghi arancioni dobbiamo scendere al Centro Italia.

Prima a Nocera Umbra (PG), nota come “città delle acque”, che si presenta come una città medioevale chiusa nelle sue possenti mura castellane. In cima è il Campanaccio, torre simbolo della cittadina e unico resto della robusta rocca risalente all’XI secolo: semidistrutta dal sisma del 1997, che ha pesantemente colpito la città, è stata ricostruita. Lì vicino svetta il Duomo dedicato all’Assunta che ha subito nei secoli diverse ristrutturazioni: delle origini resta solo il portale del X secolo. Da non perdere è l’ex chiesa di San Francesco che sorge in piazza Caprera, eretta in stile romanico-gotico nel XIV secolo: conserva affreschi di Matteo da Gualdo ed è sede della Pinacoteca comunale, con opere dell’Alunno, del Maestro di San Francesco e della scuola del Cimabue. Bella anche la chiesa di San Filippo, costruita in stile neogotico, con facciata decorata da un grande rosone. E non andatevene senza aver assaggiato il biscio, una torta salata di origine Longobarda.

Concludiamo il nostro viaggio a Subiaco, in provincia di Roma, per immergerci in una dimensione spirituale che è più evidente che altrove. Qui, infatti, san Benedetto decise di costruire un Monastero dove si ritirò in preghiera quando era ancora adolescente e dettò la regola dell’ordine “Ora et Labora”. Il monastero è una costruzione impressionante che si erge nella curvatura di una immensa parete di roccia del Monte Taleo ed è sorretto da nove alte arcate, in parte ogivali. Straordinario anche l’interno, un labirinto di ambienti, chiesette, cappelle ricoperti da affreschi di varie epoche. Poi ci sono il Monastero di Santa Scolastica, fondato nel 520 d.C. da san Benedetto, il più vecchio d’Italia, che si sviluppa attorno a tre chioschi e custodisce una splendida biblioteca dove è stato stampato il primo libro a caratteri mobili in Italia; e il Convento di San Francesco, ricco di affreschi e con opere del Sodoma e di Antoniazzo Romano. Si salga fino alla Rocca Abbaziale (o dei Borgia), costruita per scopi difensivi con fortificazioni, carceri, una torre di avvistamento e una chiesa, da cui si gode un panorama unico, e si passeggi nel Borgo medievale degli Opifici (Borgo dei Cartai), con i suoi vicoli e i suoi piccoli slarghi, dove una volta avevano sede le antiche botteghe artigiane del paese e oggi sono organizzati laboratori creativi e corsi di formazioni sull’arte e i mestieri della carta, della stampa della tipografia e della legatoria. Siamo alla fine del viaggio e quindi, gastronomicamente parlando, stiamo “leggeri” concludendo con i subiachini, biscotti tipici a base di mandorle, albumi, miele e zucchero.

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