Parrucchieri ed estetiste - Le date ipotizzate per la riapertura, mentre vola il sommerso
L'allarme di Confartigianato: l'abusivismo vola dal 15 al 26% e rappresenta un rischio per la salute pubbllica a causa del coronavirus
Circolano le prime date per la riapertura di parrucchieri e centri estetici con l'avvio della fase-2 delle restrizioni imposte dal Governo per l'emergenza coronavirus. Se alcune fonti fino a pochi giorni fa ipotizzavano come data possibile il 25 maggio, nelle scorse ore i più ottimisti hanno indicato come possibile la riapertura nella prima decade di maggio. Ieri il Corriere della sera sposava questa ipotesi condizionandola alla situazione epidemiologica della regione e subordinandola all'equazione "un dipendente per un cliente".
Il codice di autoregolamentazione di Confartigianato
"Confartigianato Benessere, che rappresenta i saloni di acconciatura e i centri estetici, ha stilato un codice di autoregolamentazione per consentire alle imprese di riaprire al più presto l’attività, garantendo la sicurezza dei clienti, degli stessi imprenditori e dei loro dipendenti - si legge in una nota di Confartigianato diffusa proprio ieri - Si tratta di misure organizzative e igienico-sanitarie che integrano sia le disposizioni emanate dal Governo per il contenimento del Covid-19 sia quanto già previsto dalle leggi di settore e dai Regolamenti regionali e comunali. Le condizioni indicate da Confartigianato Benessere prevedono, tra l’altro lo svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento, il distanziamento delle postazioni, meccanismi di rotazione della clientela per limitarne la permanenza nei centri, utilizzo di dispositivi di protezione individuale, sanificazione degli ambienti.
Primalariviera.it ne aveva parlato QUI nei giorni scorsi
"Il lockdown ha provocato un aumento degli abusivi nei settori dell’acconciatura e dei centri estetici in cui operano 130.000 imprese con 263.000 addetti - prosegue la nota di Confartigianato - Il tasso di irregolarità in questi comparti è del 26,3%, rispetto alla media del 15,5% del lavoro irregolare nel totale delle attività economiche. Si tratta di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti professionali e non rispettano le norme di sicurezza per poter svolgere l’attività".
Questo fenomeno di ‘sommerso’, oltre a rappresentare una forma di concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori regolari, in questa fase di emergenza sanitaria costituisce anche un pericolo per la salute delle persone.
"L’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e abusivismo - conclude l'associazione degli artigiani - causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro nei mesi di marzo, aprile e maggio, pari al 18,1% del fatturato annuo. Pesanti anche le ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi, infatti, mettono a rischio il lavoro di 49 mila addetti del settore".