Uccise moglie e cane: la difesa chiede niente aggravanti e diminuente del vizio di mente
“Chiedo che vengano escluse tutte le aggravanti contestate e che vengano riconosciute la diminuente per il vizio di mente"
La sentenza il prossimo 10 maggio
“Chiedo che vengano escluse tutte le aggravanti contestate e che vengano riconosciute la diminuente per il vizio di mente e le attenuanti generiche”. Questa, in estrema sintesi, è stata la richiesta dell’avvocato della difesa Roberta Rosso, alla requisitoria contro Fulvio Sartori, 81 anni, l'uomo, che il 19 aprile del 2021, a Rocchetta Nervina, in alta val Nervia, ha ferito mortalmente alla gola la moglie, Tina Boero, di 60 anni, e successivamente ha ucciso anche il cagnolino, Luna. Il legale ha addirittura parlato di un gesto di compassione nei confronti della moglie, sapendo che quest’ultima era malata e che lui non avrebbe potuto assisterla a lungo, vista l’età avanzata.
Afferma l'avvocato della difesa Roberta Rosso
“Sartori ha compiuto questo gesto nell’intento di concludere una vita di sofferenza per sé e per la moglie - ha detto -. Il cane faceva parte della famiglia, quindi l’intento era quello di chiudere completamente una sorta di cerchio di cui facevano parte la moglie, il cane e il Sartori medesimo. Il Sartori ha tentato il suicidio, quindi voleva concludere la propria esistenza, voleva porre fine ad una situazione che per lui era diventata intollerabile”. Per quanto riguarda il cane, in particolare: “Ho chiesto l’assoluzione con la formula che riterrà il collegio, perché noi riteniamo, contrariamente a quanto sostenuto in capo di imputazione, che il gesto non fu compiuto senza un motivo e con crudeltà. Non vi fu una crudeltà particolare perché, certamente è stata cagionata la morte, ma senza una crudeltà ulteriore rispetto a quello che è l’atto lesivo in sé e comunque vi fu una necessità, che fu proprio quella di evitare anche al cane ulteriori sofferenze come quella della perdita dei padroni”.
Ancora l’avvocato: “Sartori è stato descritto da tutti come un brav’uomo, sempre pronto ad aiutare. La sorella della vittima, tra le lacrime, ci ha detto che era un sant’uomo. I nipoti dicono che lui, per la moglie, era il suo colf, il suo infermiere, lo faceva con amore. Dicono che era un santo. La povera vittima era una donna sempre abituata ad essere accudita e coccolata dal marito fin dai primi anni del matrimonio. Una donna che caricava il marito di ogni suo malessere, ogni suo bisogno. Poteva sembrare una donna un po’ pesante, un po’ noioso. Ma questo non era per il marito, che l’ha sempre assecondata. “Voi non capite, è malata”, in questa frase c’è tutto il sentimento nei confronti della moglie”. Il collegio ha poi aggiornato l'udienza per le repliche e la sentenza, al prossimo 10 maggio alle 13.