La piaga del lavoro sommerso in Liguria
Il settore peggiore è quello delle costruzioni, con dati superiori alla media del Nord Ovest e nazionale
La Liguria è la regione peggiore del Nord Ovest per quanto riguarda la media del lavoro sommerso. Per le associazioni datoriali il dito va puntato contro Reddito di Cittadinanza, l'occupazione stagionale (con il turismo settore trainante dell'economia ligure) e le difficoltà di piccole e nano imprese a mantenere i dipendenti.
Alla Liguria il primato del lavoro sommerso
I lavoratori irregolari, in Liguria, sono l'11,8% del totale, contro una media del Nord Ovest pari al 10,2%, comunque sotto a qualla nazionale (12.6%). Questo è quanto emerge dall'associazione datoriale per le piccole medie imprese, Unilavoro PMI, della sede di Savona, che ha condotto un'approfondita indagine sul lavoro sommerso in Liguria, elaborando dati Istat. La fotografia che ne risulta piazza la Liguria in fondo alla classifica per le regioni del comprensorio.
RDC, difficoltà economiche e occupazione stagionale
«Innanzitutto non possiamo non considerare il particolare momento storico che stiamo vivendo – commenta il Segretario Generale di Unilavoro PMI Savona Emiliano Martino, con l'analisi dello studio affidata al sito web dell'associazione datoriale– che ha messo e sta mettendo in seria difficoltà l’intero tessuto imprenditoriale del Paese. La Liguria, come tante altre regioni, è costituita prevalentemente da micro e nano imprese composte da 2 o 3 dipendenti al massimo che i titolari non riescono più a mantenere, ecco il motivo per cui si rischia l’insinuarsi di forme di lavoro irregolare se non la chiusura definitiva dell’attività».
«Un’altra parte di colpa -prosegue- è additabile al RdC, per molti più allettante rispetto a un lavoro, che è pur sempre un impegno e in alcuni casi anche una fatica. Di fatto, sebbene condivida il principio dei sussidi statali, concepiti per aiutare coloro che si trovano in situazioni di reale difficoltà, non condivido e condanno il meccanismo di quella che si sta trasformando a tutti gli effetti in una misura che sta favorendo la tendenza nei percettori a prediligere occupazioni brevi, saltuarie e soprattutto sommerse. A questo proposito cito anche le occupazioni stagionali che in Liguria abbondano dato il peso che il turismo riveste nella regione».
Costruzioni il settore peggiore per il lavoro sommerso
Nello specifico caso dei lavoratori impiegati nel settore delle costruzioni, la situazione peggiora ancora di più: il lavoro sommerso è una piaga ben radicata, in Liguria. Analizzando i dati dello studio, balza all'occhio come il dato sui lavoratori irregolari, il 15,8%, sia superiore non solo alla media del Nord Ovest, staccata di oltre quattro punti percentuale (11,5%), ma anche a quella nazionale, fissata al 15,4%.
«Lavoro nero e sicurezza 2 facce della stessa moneta»
«C’è da dire – prosegue il Segretario Generale – che in questi ultimi anni il settore è andato incontro a cambiamenti importanti. Si è registrato ad esempio un grande turnover e l’aumento delle richieste di occupazioni sporadiche e a brevi periodi, situazioni queste in cui si corre il rischio di favorire l’irregolarità. Ritengo importante evidenziare infine che lavoro sommerso e sicurezza sul lavoro sono spesso le 2 facce di una stessa moneta, per questo il sistema è da rivedere con urgenza partendo dai controlli che nella nostra regione scarseggiano. Invertire la rotta si può, sicuramente incentivando le assunzioni con l’azzeramento dei costi per le aziende, quantomeno per un periodo iniziale».
I dati sui contratti di lavoro
Lo studio arriva qualche settimana dopo ai dati pubblicati dall'ufficio economico della Cgil di Liguree accolti con entusiasmo dal Governatore di Regione Liguria Giovanni Toti e l'allora assessore (ora senatore di Fratelli d'Italia) al Lavoro Gianni Berrino.
In netto miglioramento rispetto agli anni passati, ma i contratti a tempo indeterminato, seppur in aumento, restano sotto il 14% del totale. Commercio, trasporto e magazzinaggio trainano il convoglio. L'ufficio economico della CGIL di Genova sottolinea come, di fatto, i tre quarti dei nuovi rapporti attivati siano a tempo determinato.
Secondo i dati elaborati dalla Cgil ligure, infatti, solo il 12% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato percentuale che arriva al 17% se si include anche l'apprendistato, quindi, i rapporti precari rappresentano ben l'83% del totale. Le assunzioni con presenza di part-time rappresentano il 36% del totale delle nuove attivazioni di contratto in Liguria.
Davide Izetta