IN CORTE DI ASSISE A IMPERIA

Condannato a 22 anni di carcere per l'omicidio sotto il cavalcavia di Ventimiglia

Il sudanese era accusato di aver ucciso a coltellate, nella notte tra il 25 e il 26 novembre del 2021, un proprio connazionale

Condannato a 22 anni di carcere per l'omicidio sotto il cavalcavia di Ventimiglia
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Condannato il sudanese accusato dell'omicidio del proprio connazionale

La Corte d'Assise di Imperia (presidente il giudice Carlo Indellicati) ha condannato oggi a 22 anni di reclusione: Mohammed Aldel, 36 anni, il sudanese accusato di aver ucciso a coltellate, nella notte tra il 25 e il 26 novembre del 2021, un proprio connazionale, sotto il cavalcavia di Ventimiglia. E’ accusato di omicidio con l’aggravante dei futili motivi. L’iniziale movente del delitto, infatti, doveva consistere nel furto del telefonino da parte della vittima, ma come poi affermato in aula dal pm Luca Scorza Azzarà: “Aldel era ubriaco, lo aveva perso e il telefono era stato recuperato per poi restituirglielo una volta sveglio”.

Nella requisitoria, lo scorso 14 dicembre, la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 23 anni e 6 mesi

Il pm chiese, in oltre, di considerare in continuazione il reato di lesioni nei confronti di un terzo straniero aggredito, poco dopo l’omicidio. Stando alla ricostruzione dell’accaduto: il delitto si consumò nel giaciglio di fortuna della vittima - raggiunta da sette coltellate - a ridosso del parcheggio di Roverino. La sentenza è stata emessa al termine delle repliche del pm e della difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Stefania Abbagnano.

Il pm ha sottolineato come non ci siano dubbi sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato.

Lo ha detto lo stesso consulente della difesa, il dottor Roberto Ravera - ha affermato Scorza Azzarà -. Quando gli abbiamo chiesto se l'imputato era in grado di intendere e volere, ci ha risposto che non ha nessuna patologia psichiatrica, che ha sempre raccontato i fatti in modo lucido e quindi era perfettamente consapevole di quello che faceva”. A ciò si aggiunge la presenza di sue testimoni oculari. “Quello che emerge dalle loro testimonianze - ha aggiunto - è che c'è stata un'aggressione unilaterale dell'imputato nei confronti della vittima, che era ubriaca, quindi in condizioni di minorata difesa”.

E aggiunge: “Quando Aldel aggredisce la vittima, questa urla, cerca di scappare e cade in un fosso, come dice un testimone. E' stato attinto da sette coltellate tra addome, torace e dorso, dove sono gli organi vitali”.

L’avvocato Abbagnano ha replicato

“Il dottor Ravera nella relazione non ha detto che Aldel era capace di intendere e volere. Sull’imputato sarebbe stato necessario un approfondimento psichiatrico”. Sul telefonino ha detto: “Non so perché fosse così importante anche per lui, ma è morto pur di non restituirlo. Non ho risposte per questo ma vi invito a chiedervelo”.

Fabrizio Tenerelli

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