Taggia

"Casa di comunità buona nelle intenzioni, ma rischia di essere una scatola vuota"

L'intervento del Consigliere taggese di opposizione (Progettiamo il Futuro), Giuseppe Federico

"Casa di comunità buona nelle intenzioni, ma rischia di essere una scatola vuota"
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Il consigliere di opposizione (Progettiamo il Futuro), Giuseppe Federico, interviene a margine della presentazione, avvenuta ieri alla stazione di Taggia, del progetto pionieristico che vede la realizzazione di una Casa della Comunità nello scalo del comune (e una nel deposito Eiffel, sempre di RFI, a Ventimiglia), in comodato d'uso.

 

Casa di comunità a Taggia: l'intervento del consigliere Federico

«Ieri mattina sono stato invitato ed ho partecipato molto volentieri alla presentazione del progetto Casa di comunità che verrà realizzata nei locali della stazione ferroviaria di Taggia- scrive il consigliere su FB- . Occasione per capire meglio come questo progetto possa rappresentare una soluzione positiva per i servizi sanitari di prossimità ai residenti. Le Case di comunità, una volta operative, dovranno garantire cure mediche di prossimità, minor pressione sugli ospedali, un data-base medico per ciascun paziente e una digitalizzazione del registro sanitario. Vanno però fatte alcune precisazioni, anche per evitare eccessivi entusiasmi ed inutili aspettative da parte dei cittadini».
 

 

"Risparmi e tagli sulla sanità fino a rendere operativa al 100% la struttura"

il consigliere specifica che la realizzazione della Casa di Comunità di Taggia, intesa come struttura, e prevista dal PNRR (un investimento da un milione e 300mila euro), vedrà il suo compimento non prima di giugno 2025, e comunque obbligatoriamente entro la fine del 2026. Le assunzioni del personale non sono previste se non a partire dal 2027, per cui, in caso di messa in funzione della struttura prima di quella data- specifica Federico, dovrà essere utilizzato personale già in servizio nelle attuali strutture ospedaliere.

«Per diventare operativa e fornire i servizi previsti- spiega- , la Casa di Comunità modello Hub di Taggia, necessita della presenza di 10 medici di medicina generale ( tra medici di famiglia e pediatri), 8 infermieri e 5 unità di personale amministrativo H/24 e sette giorni su sette. Le risorse per l’assunzione del personale dovranno essere, allo stato attuale, reperite attraverso risparmi e tagli sulla spesa sanitaria ( riduzione ricoveri inappropriati, riduzione consumo farmaci, riduzione accessi inappropriati al Pronto Soccorso, ed altro»

"Rischia di diventare una scatola vuota"

«E’ evidente- conclude Federico-  che, il progetto Casa di Comunità, nelle intenzioni, sia estremamente positivo, perché perno fondamentale di una nuova sanità territoriale, ma c’è il grosso rischio che diventi una scatola vuota inutilizzata, perché “ senza medici e infermieri, mattoni e siringhe non combinano niente” parole dello stesso Ministro della Sanità Schillaci».

Le due case di comunità direttamente in stazione, a Taggia e a Ventimiglia sono un prototipo che potrebbe essere allargato ad altre regioni, nel doppio  sforzo (previsto dal PNRR con decreto ministeriale) di separare ulteriormente, in seguito alla dura lezione impartita dl Covid al Sistema Sanitario Nazionale,  la medicina di elezione da quella d'urgenza che occuperà sempre di più il posto negli ospedali, rendendo dunque necessarie delle strutture sul territorio per radunare le altre prestazioni erogate dall'Asl: dall'assistenza ai pazienti cronici, ad esempio, alle emergenze sociali e di rendere le stazioni dei treni un luogo centrale per la comunità, con diversi servizi a disposizione, dalla ristorazione a, appunto, la sanità.

 

Davide Izetta

 

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