Sindaci e associaizioni firmano contro il Cpr alla Camandone
Ecco le ragioni del Comitato spontaneo che non vuole il Centro nel Golfo Dianese
A Diano Castello, in serata, Consiglio comunale aperto al pubblico e a tutte le amministrazioni del ponente ligure per dire "no" a un Centro di permanenza e rimpatrio nella ex Caserma Camandone, uno dei luoghi indicati come possibile ospite della struttura riservata ai migranti in attesa di rimpatrio nelle rispettive nazioni, in seguito alla visita nel ponente ligure del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
Il no al Cpr nella Camandone: le ragioni del Comitato
Al termine del dibattito la firma, da parte dei sindaci del Golfo Dianese e delle associazioni di categoria, di una petizione per scongiurare la nascita del Cpr nei territori che amministrano, in seguito alla formazione di un Comitato spontaneo. Le ragioni sono da cercare nel prestigio dell'area residenziale, a Diano Marina, solida realtà turistica della Riviera dei Fiori, in cui sorge la caserma. Secondo il comitato, che cita la normativa, i Cpr devono sorgere fuori dai centri abitati e privilegiando, nella loro istituzione, strutture di proprietà pubblica. Il comitato evidenzia come la Camandone, oltre a non essere in condizioni strutturali idonee ad ospitare i migrati, è al centro di diversi progetti di dislocazione degli uffici comunali e e la realizzazione di una nuova strada che ne taglierebbe le pertinenze attraversandone l'ingresso. E in più, le notizie di cronaca preoccupano i promotori, con le rivolte nei Cpr e gli evidenti problemi di sicurezza legati alla convivenza affianco una struttura che ospita, sostanzialmente, persone che hanno commesso un reato e sono in attesa di essere trasportati nelle loro nazioni di origine (per altro, il comitato segnala la mancanza di una rete infrastrutturale necessaria a consentire le operazioni di trasferimento).