Senato

Pene detentive per i giornalisti, Berrino ritira gli emendamenti

"Necessario procedere con celerità all'approvazione del ddl. Comunque, alleggerivano le pene"

Pene detentive per i giornalisti, Berrino ritira gli emendamenti
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Il senatore sanremese di Fratelli d'Italia, Gianni Berrino ha ritirato i discussi emendamenti presentati alla Commissione Giustizia di Palazzo Madama, a margine della discussione relativa alle modifiche delle norme per la diffamazione a mezzo stampa.

 

Senatore Berrino ritira gli emendamenti choc: "Necessario procedere con celerità"

«FdI ha presentato un ddl per eliminare la pena detentiva per il reato di diffamazione per garantire maggiormente la libertà di stampa. Una svolta da tempo attesa ma che nessuno prima di FdI aveva tradotto in provvedimenti. In linea con la sentenza della Consulta, avevo presentato due emendamenti per garantire la piena tutela delle persone offese da meccanismi di 'macchina del fango'. La necessità di procedere con celerità all'approvazione del ddl sulla diffamazione, mi ha convinto a ritirare gli emendamenti che in ogni caso, alleggerivano sensibilmente le pene attualmente previste». Così il senatore Berrino in una nota stampa.

 

Le reazioni trasversali

In sintesi, la parte degli emendamenti che aveva fatto saltare sulla sedia non solo l'opposizione, ma anche alcuni alleati del governo di centro destra, oltre che l'Ordine dei Giornalisti della Liguria, prevedeva "Detenzione fino a 4 anni e mezzo di reclusione per i giornalisti e multe fino a 120mila euro per "condotte reiterate e coordinate" relative alla diffusione di notizie false".  A mostrarsi perplessi, il capogruppo di Forza Italia in commissione, Pierantonio Zanettin e la presidente stessa della commissione Giulia Bongiorno (Lega), che aveva fissato per domani una ormai inutile riunione di maggioranza per discutere sugli emendamenti. Il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, aveva proprio preso le distanze. Dall'opposizione coro unanime di protesta. L'ordine in Liguria, invece, aveva invitato il senatore ad occuparsi dei problemi della regione nella quale è stato eletto,  invece che presentare disegni di legge che prevedono di mettere le manette ai giornalisti. «Quelle di Berrino- avevano chiosato-  sono posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie».

 

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