La tradizione sanremasca delle Mescìe
Antica consuetudine che da alcuni anni la Famija porta avanti in occasione della Festa Patronale
In occasione della conclusione dei festeggiamenti patronali dedicati a San Siro, a Sanremo, durante la Santa Messa solenne, celebrata da Mons. Antonio Suetta Vescovo della Diocesi di Ventimiglia - Sanremo, la Famija Sanremasca, per ricordare l'antica tradizione, ha offerto un sontuoso cesto di "Mescie" o fichi. All'esterno sul piazzale della chiesa, sempre seguendo l'antica tradizione, al termine della santa messa, veniva acceso il suggestivo "fughetu de San Sci".
La tradizione Sanremasca delle mescìe
Fino a tutta la prima metà del settecento i sanremaschi provvedevano direttamente e al mantenimento dei Capitolo dei canonici e al decoro della chiesa e delle funzioni mediante il conferimento della quarantesima parte di orzo, frumento, lino, vino, fichi ed erbaggi. Era l'8 per mille di quasi tre secoli fa.
«A causa però dello spaventoso impoverimento della città dovuto alle vessazioni e alle ruberie operate dai governatori genovesi- ricordano dalla Famija Sanremasca- a seguito della rivolta de11754, divenne estremamente oneroso per i sanremaschi onorare questo impegno. Fu allora che il Canonico Giuseppe Morardo, attingendo al suo consistente patrimonio, liberò i sanremaschi da quest'usanza versando al Capitolo dei Canonici una cospicua somma che liberava per sempre sanremaschi dall'impegno. Si trattava naturalmente di derrate secche, perché dovevano servire per molti mesi. Anche i fichi quindi erano secchi, perché di lunga conservazione».
Per ricordare questa consuetudine la Famija Sanremasca da molti anni offre simbolicamente un sontuoso cesto di ghiotte mescìe o fichi fioroni, anche in accordo col detto sanremasco che recita "San Sci cen de mescìe" ossia: in concomitanza con la ricorrenza di San Siro, c'è abbondanza di fichi fioroni. Ma quest'anno, complice i mutamenti climatici, le mescìe tardano e non sono così belle.
«Come si dice 'Nu l'è annà de mescia' Non è anno di abbondanza di mescìe. Allora, per arricchire il cesto, è stato necessario ritornare alle origini e ricorrere alle derrate di una volta: orzo, legumi e fichi, sì, ma fichi secchi. Il sentire comune insegna che fare festa con i fichi secchi non è certo il massimo ma..., signori reverendi canonici non è l'annata. Candu nu lq'è annà anche a geixa ghe perde. Quando non è annata anche la chiesa ci perde»
La ricostruzione storica della tradizione è di Giancarlo Rilla (Famija Sanremasca). Gli scatti di Roberto Pecchinino.