"La mafia dei colletti bianchi gestita da menti superiori a Totò Riina e Provenzano"
Lo ha detto il generale dei carabinieri Mario Moriieri sera, al Casinò, a margine della presentazione del volume: “M.M nome in codice Unico”
Sanremo - “E’ un momento, per tutta l’Italia settentrionale, che deve essere molto ben attenzionato, perché la mafia militare di Rina è finita, ma quella cosiddetta dei colletti bianchi, che poi non è proprio così, comunque sia la mafia della imprenditoria non sana è ancora attiva e viene sfruttata da menti certamente superiori a quelle di Riina e Provenzano”.
Lo ha detto il generale dei carabinieri Mario Mori
ieri sera, al Casinò di Sanremo, a margine della presentazione del volume: “M.M nome in codice Unico” ( La Nave di Teseo ), nell’ambito del ciclo “La cultura della legalità” dei Martedì Letterari. Alla domanda: “Cosa ha provato nel covo di Totò Riina”, Morti ha precisato: “Non è mai stato trovato il covo di Totò Riina, che abbiamo preso quando, come avveniva saltuariamente, andava a trovare la famiglia che abitava in via Bernini 54. Per caso lo prendemmo, perché il covo di Rina a distanza di trent’anni non è mai stato trovato e penso non si troverà più”.
E sulla cattura del famigerato boss, ha aggiunto
“Un grande esperto di mafia, un mio maestro, mi diceva quando qualcuno catturerà Rina lo troverà con un vestito di fustagno con un sacchetto di plastica in mano e con dentro un sacco di documenti. Lo abbiamo preso così: con un vestito di fustagno verde e un pacchetto di plastica con dentro tanti pizzini, che ci hanno consentito di portare a termine un centinaio di arresti”. E quando gli si chiede sei tornerebbe indietro: Falcone e Borsellino sono morti, lei è stato indagato più volte ed ha pagato in questo modo, risponde: "Rifarei tutto, ma in certi colloqui mi porterei dietro il registratore”.
Fabrizio Tenerelli