il dolore della comunità calabrese

La straziante lettera del Senatore Mario Occhiuto dopo la morte del figlio Francesco

Il padre: "Gli ultimi due anni li abbiamo trascorsi sempre insieme". Il giovane era anche nipote del Governatore della Calabria

La straziante lettera del Senatore Mario Occhiuto dopo la morte del figlio Francesco
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Nei giorni scorsi aveva sconvolto anche la grande comunità calabrese del nostro Ponente ligure, da Ventimiglia all'Imperiese, la tragica notizia della morte di Francesco Occhiuto, 30enne figlio dell'ex sindaco di Cosenza e attuale senatore di Forza Italia Mario Occhiuto, nonché nipote del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Il giovane, psicoterapeuta, che stava svolgendo un Master all'Università di Parma, era deceduto in ospedale in seguito alle gravissime lesioni riportante nella caduta dal suo appartamento all'ottavo piano di un condominio di Cosenza.

A distanza di tre giorni, a funerali avvenuti, il padre Mario ha trovato la forza di scrivere una lunga lettera diffusa sui social in cui ripercorre l'amore per il figlio e la disperazione per la perdita e per i vuoto incolmabile che essa lascia. La vogliamo condividere.

La lettera del senatore Mario Occhiuto dedicata al figlio Francesco

Francesco, io e gli altri familiari vi ringraziamo per le tantissime manifestazioni di affetto, vicinanza e conforto. Non ho avuto la forza di rispondere prima e ai tanti messaggi, perché il dolore è troppo grande.
Gli ultimi due anni li abbiamo trascorsi sempre insieme. Viaggiava e abitava con me a Roma per seguire il suo contratto di ricerca con l’Università, e nel resto della settimana aveva iniziato a esercitare la sua professione di psicologo e a frequentare il corso di psicoterapia. Tutto con la sua semplicità, essenzialità, dolcezza e bontà d’animo.
Leggeva molto, amava riflettere, interrogarsi sul senso vero della vita. Non potete immaginare quanto fosse speciale. Aveva un solo sogno, un solo progetto: aiutare chi stava male. Perché lui lo sapeva bene cosa significava. Combatteva in silenzio una battaglia interiore, contro quei pensieri distorsivi che lo assalivano. E in questo era bravissimo: riusciva a non far trapelare nulla all’esterno.
Con me, però, ogni tanto si lasciava andare un po’ di più. Si confidava, e insieme abbiamo provato a trovare un modo per alleggerire quel peso. Con l’aiuto di qualche specialista abbiamo cercato di migliorare le cose, e per un po’ sembrava quasi che ci fossimo riusciti.
Siamo andati insieme in macchina a Lourdes, a trovare la Madonnina, nella speranza che ci desse un aiuto, una risposta, un po’ di pace.
Pensavo di poterlo proteggere, pensavo che ce l’avremmo fatta. E invece no.
Spero con tutto il cuore che questo dolore abbia un senso e che, ad accoglierlo, ci sia un Paradiso. Perché se c’è qualcuno che lo merita, è lui.
A noi resta un vuoto incolmabile. E a me, anche la certezza che gli ultimi due anni accanto a lui sono stati i più belli, i più intensi, i più veri della mia vita. Ogni suo abbraccio mi riempiva il cuore di una gioia infinita.
Ora tutto mi sembra sospeso, senza direzione. Mi sento svuotato, come se la vita avesse perso il suo senso. Se non fosse per chi ancora ha bisogno di me, non so come potrei andare avanti. Ma questo poco importa e so che devo farlo.
Grazie ancora di cuore a tutti per averci fatto sentire meno soli in questo dolore che non avrà mai fine.
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