Festival: discografici FIMI pronti a ritirarsi se Rai accetta le condizioni di Sanremo
Nuovo attacco di Enzo Mazza: "Sanremo unico a beneficiare parassitariamente dell'aumento di corrispettivo"

Nuovo violento attacco di Enzo Mazza, ceo della federazione dei discografici italiani FIMI, contro la città di Sanremo e l'organizzazione del Festival della Canzone Italiana: nel mirino, questa volta, le condizioni dettate da Palazzo Bellevue nella manifestazione di interesse per affidare la kermesse.
Festival: discografici FIMI pronti a ritirarsi se Rai accetta le condizioni di Sanremo
In un'intervista rilasciata a Fanpage, il discografico ammette di non ritenere accettabile la quota richiesta dal comune di Sanremo, 6,5 milioni di euro più l'1% delle entrate (pubblicità, franchising, merchandising). Aggiunge anche che se la Rai dovesse accettare le condizioni sanremesi, i discografici sarebbero pronti a tirarsi indietro e rinunciare alla kermesse. Perché? Mazza lo ha spiegato a Fanpage: il costo ad artista per la partecipazione al Festival di Sanremo si aggira intorno ai 120mila euro, tra logistica, ufficio stampa e varie ed eventuali mentre Viale Mazzini corrisponde solo 65mila. Per portare i paladini sul palco dell'Ariston, le case discografiche sono in perdita appena mettono piede nella Città dei Fiori. Eppure, la kermesse è il motore di tutta la filiera.
«Sanremo parassita sarebbe l'unico soggetto beneficiario»
Cosa chiede Enzo Mazza? In sostanza, la Rai dirotti i fondi che investirebbe nel maggiore corrispettivo a Sanremo, invece che nelle casse di Palazzo Bellevue, in quelle delle case discografiche. Considerando che sarebbero risorse impiegate per hotel, ristoranti e servizi, comunque alimentando in ogni caso il tessuto economico cittadino.
«L’unico soggetto che in modo parassitario beneficia di questi investimenti è la città di Sanremo - ha detto a Fanpage- , i cui investimenti sono assenti e punta soltanto a massimizzare dal punto di vista turistico e di immagine l’evento».
Non è il primo attacco, sotto certi versi scomposto, che Enzo Mazza riserva alla Città dei Fiori. Nei mesi scorsi, al centro della querelle che ruotava intorno all'affidamento della manifestazione, era intervenuto con la proverbiale "gamba tesa" sparando bordate contro il comune di Sanremo e contro il Teatro Ariston.
«Impegnando l’emittente televisiva, dunque la Rai, a trasmettere su reti nazionali una specie di sagra paesana chiamata ‘Sanremo in fiore’. Questo gli interessa - aveva dichiarato a Il Foglio - . Non capiscono nemmeno cos’è il Festival che porta il nome della città che amministrano, L'Ariston? Luogo troppo piccolo, stretto ormai per uno spettacolo come quello. Non ci si muove nemmeno dietro le quinte. È palesemente inadatto».
La querelle
Nel frattempo, la proposta - unica protocollata - presentata per l'organizzazione della kermesse è stata ammessa, ed è in corso la valutazione da parte della commissione interna del Comune di Sanremo. Il prossimo step è la fase di negoziazione diretta tra Sanremo e l'operatore, dunque la Rai. Ricordiamo che era stato il Tar, lo scorso dicembre, con una sentenza storica, a dichiarare illegittimo l'affidamento diretto della kermessea Viale Mazzini e aveva obbligato il comune a procedere con l'apertura al mercato e una manifestazione di interesse. Sentenza poi confermata anche dal Consiglio di Stato. Sulla lunga strada di casa c'è ancora un ricorso al Tar, quello di JE (società dietro al primo ricorso, quello che ha avviato la "macchina" e la querelle). Si discuterà nel merito il 17 ottobre: in sostanza l'amministratore di JE Sergio Cerruti ritiene che la manifestazione di interesse fosse cucita su misura per la Rai. Serenità da parte di Palazzo Bellevue.
«Pur rispettando le istanze presentate dal ricorrente - così il sindaco Alessandro Mager - riteniamo che la nostra manifestazione di interesse non presti il fianco a sentenze di annullamento».