Un’Italia che continua a lavorare per il fisco fino all’estate, con divari marcati tra Nord e Sud e poche oasi di respiro per artigiani e piccoli imprenditori. È la fotografia scattata dall’Osservatorio CNA 2025 “Comune che vai fisco che trovi”, giunto alla sua settima edizione, che ancora una volta mette in luce il peso della tassazione sulle imprese personali e le differenze tra i territori.
Il quadro nazionale: lieve calo ma fisco ancora pesante
Nel 2024 la pressione fiscale complessiva sulle imprese personali si è attestata al 52,3%, in leggero calo rispetto al 52,8% dell’anno precedente. Tradotto in giorni di lavoro, significa che l’impresa tipo italiana ha dovuto lavorare fino al 9 luglio per pagare le tasse: due giorni in meno rispetto al 2023, ma sempre oltre metà anno trascorso.
Il rapporto CNA conferma grandi squilibri territoriali. Sul podio si colloca Bolzano, con un total tax rate al 46,3%, mentre in fondo alla classifica si trova Agrigento con un pesantissimo 57,4%. Nel complesso, la forbice tra le province resta di ben 11 punti percentuali. Soltanto in dieci capoluoghi il peso fiscale scende sotto il 50%.
Le grandi città non offrono scenari più rassicuranti: a Milano il tax free day scatta il 3 luglio, a Roma e Genova il 12, a Torino il 15, a Napoli il 19, fino ad arrivare a Bologna, dove le imprese devono attendere addirittura il 23 luglio prima di smettere di lavorare per il fisco.
Il presidente CNA, Dario Costantini, parla chiaro: “Il livello di tassazione resta troppo alto e rappresenta un vincolo alla crescita. Serve un fisco più leggero, semplice ed equo”.
Imperia: tax free day il 2 luglio
Nel contesto nazionale, la provincia di Imperia si colloca in una posizione relativamente favorevole: 12° posto in classifica con un total tax rate del 50,3%. Qui le imprese hanno smesso di lavorare per il fisco il 2 luglio, una settimana prima della media nazionale.
Dietro a questi numeri si cela l’impresa tipo analizzata dall’Osservatorio: un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di 175 mq, per un totale di 431 mila euro di ricavi e un reddito d’impresa di 50 mila euro. Il resto viene eroso tra costo del personale (165 mila euro per 4 operai e 1 impiegato), costo del venduto (160 mila euro) e altri costi e ammortamenti (56 mila euro).
La scheda provinciale mostra come, su base annua, i giorni di lavoro si dividano quasi perfettamente a metà: 182 destinati ai consumi personali e 184 al pagamento delle imposte.
La voce di CNA Imperia
Per il Segretario di CNA Imperia, Luciano Vazzano, il dato parla chiaro:
“Il tax free day al 2 luglio e un prelievo fiscale al 50,3% dimostrano che la pressione resta molto alta, anche se inferiore rispetto alla media nazionale. Un’impresa imperiese lavora sei mesi l’anno per assolvere agli obblighi fiscali: è un quadro che limita la crescita e scoraggia gli investimenti. Occorre un cambio di passo deciso, con una fiscalità più equa e più semplice, capace di liberare risorse da destinare a innovazione, occupazione e sviluppo locale”.
Un Paese a più velocità
L’Osservatorio CNA 2025 conferma quindi una realtà a più velocità: da un lato territori che riescono a contenere il prelievo fiscale, dall’altro aree dove il peso delle tasse rischia di soffocare le imprese. Imperia si colloca tra le province più “virtuose”, ma il fisco resta comunque un fardello ingombrante.
Per il mondo delle piccole imprese e dell’artigianato, che costituisce l’ossatura dell’economia italiana, la sfida rimane la stessa: ottenere condizioni più giuste e sostenibili per poter crescere e competere.
“CNA Imperia continuerà a battersi affinché le imprese del nostro territorio possano lavorare in un contesto più giusto e competitivo: meno burocrazia, meno tasse, più opportunità di crescita e di futuro per chi ogni giorno crea lavoro e valore nella nostra comunità”.