L'AUTOPSIA

Mascheroni morto per un ematoma subdurale dopo le botte per gelosia

Resta da capire se quella lesione sia stata provocata dal calcio o dalla caduta dopo le percosse. Poco cambia, però, a livello giudiziario

Mascheroni morto per un ematoma subdurale dopo le botte per gelosia

Sarebbe morto per un ematoma subdurale, conseguente alle percosse: Giuliano Roberto Mascheroni, 66 anni, di Ventimiglia, che il 26 ottobre è stato picchiato da Simone Pensibene, 46 anni, originario di Cosenza, ma domiciliato a Mentone con la madre, il quale avrebbe agito accecato dalla gelosia.

E’ quanto risulta dai primi esiti dell’autopsia

effettuata, stamani, all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, dove è avvenuto il decesso. La vittima, infatti, stava parlando con la propria vicina di casa, una giovane donna di 35 anni, ignaro che si trattasse della ex compagna del quarantaseienne, con il quale aveva avuto una relazione complicata durata circa due anni, ma che avrebbe poi lasciato per via del carattere violento.

L’aggressione si è consumata verso le 18.45

dello scorso 26 ottobre, in corso Genova, nella città di confine. Mascheroni, aggredito con calci e pugni alla testa, è caduto a terra e poco dopo si è rialzato, per recarsi dai carabinieri a presentare denuncia. Un paio di ore dopo, però, si sente male e viene portato in ospedale a Bordighera, dove i medici, considerate le sue condizioni, decidono di trasferirlo al più specializzato centro sanitario Pietrese.

Pensibene, che nel frattempo si era allontanato

viene fermato due giorni dopo alla stazione ferroviaria di Mentone con l’accusa di lesioni personali gravi. Il gip convalida il fermo e dispone la custodia nel carcere di Imperia. Il 3 novembre scorso viene annunciata la morte di Giuliano e il pm imperiese Veronica Meglio, apre un nuovo fascicolo per omicidio preterintenzionale a carico del quarantaseienne, il quale ha precedenti per oltraggio e resistenza e un piccolo furto. Resta ora da capire se quella lesione sia stata provocata dal calcio o dalla caduta conseguente alle percosse. Poco cambia, però, a livello giudiziario.

Simone Pensibene, l’aggressore