La querelle

Senatore Berrino: «Grave usare Falcone e Borsellino per colpire riforma della giustizia»

La presunta contrarietà del giudice alla separazione delle carriere infiamma il dibattito politico (e televisivo)

Senatore Berrino: «Grave usare Falcone e Borsellino per colpire riforma della giustizia»

Con una nota stampa il senatore sanremese Gianni Berrino (FdI, capogruppo in commissione Giustizia), risponde all’articolo apparso sul Fatto Quotidiano e rilanciato da diversi programmi TV La7, che attribuirebbe al giudice Paolo Borsellino parole contro la separazione delle carriere tra i magistrati, uno dei nodi centrali della nuova riforma della giustizia che divide non solo i politici, ma anche i giuristi.

 

Senatore Berrino: «Grave usare Falcone e Borsellino per colpire la riforma della giustizia»

«La campagna diffamatoria del Fatto Quotidiano e dei programmi di La7 contro la riforma della giustizia è inaccettabile – così il senatore -. Strumentalizzare la memoria di Falcone e Borsellino per attaccare una riforma che punta a rendere più veloce ed efficiente il sistema giudiziario è un atto vile e irrispettoso verso le loro vite e il loro sacrificio. È grave che si metta in dubbio il nostro impegno nella difesa della legalità, utilizzando il nome di Falcone e Borsellino come scudo per attacchi strumentali. Noi non dimentichiamo, e non permetteremo che la memoria di questi due martiri venga usata per scopi politici. La riforma non tocca la lotta alla mafia, anzi la rafforza. La giustizia deve essere più forte, più giusta e più vicina ai cittadini».

Il tema ha suscitato un acceso dibattito nel mondo della politica, con Fratelli d’Italia in blocco che ha bollato l’articolo del Fatto come una fake news. Il magistrato avrebbe pronunciato quelle frasi in una puntata di Samarcanda, il talk show politico condotto da Michele Santoro, nel 1991. Il partito di Giorgia Meloni denuncia che non solo quell’intervista non si svolse, ma Borsellino neanche mai fu ospite della trasmissione, al contrario del collega e amico con cui ha condiviso il tragico destino (entrambi assassinati dalla criminalità organizzata) Giovanni Falcone. 

Il Fatto Quotidiano ha rilanciato con un nuovo articolo, in cui cita le parole del magistrato a Marsala, nel 1987, che si riferiva al ruolo del Pubblico Ministero nel nuovo codice. «Le ricorrenti tentazioni del potere politico – diceva – , quali ne siano le motivazioni, di mortificare obiettivamente i magistrati del pm, prefigurandone il distacco dall’ordine giudiziario, anche attraverso il primo passo della definitiva separazione delle carriere non incoraggiano certo i ‘giudici’, che tali tutti sentono di essere, a indirizzare verso gli uffici di Procura le loro aspirazioni». Lo stralcio del ragionamento è riportato nel libro Paolo Borsellino, oltre il muro dell’omertà. Scritti su verità, giustizia e impegno civile (Edizione Bur, maggio 2022, con presentazione del figlio Manfredi Borsellino).