Decine di studenti sono scesi in piazza stamani, a Imperia, per una scuola più sicura. Il corteo ha preso il via da piazza Calvi, per proseguire in piazza della Vittoria, dove è in programma un’assemblea. L’evento si concluderà, nel pomeriggio, con un cineforum e un momento di cultura accessibile e socialità alternativa, dalle 17, al centro La Talpa e l’Orologio.
“Esigiamo scuole sicure – si legge in una nota degli studenti – edifici scolastici adeguati, strutture moderne e in sicurezza, rispettose dei nuovi standard sull’impatto ambientale, in cui non vengano a mancare necessità di base come acqua corrente e riscaldamento”.
I ragazzi “pretendono” la messa in sicurezza delle strutture obsolete
fatiscenti e pericolanti “Nonché la sicurezza e la garanzia di un sistema di trasporto pubblico che, nella nostra provincia in particolar modo, si rivela del tutto manchevole e inadatto a garantire il rispetto del nostro diritto allo studio, ostacolando la nostra frequenza e stravolgendo i nostri orari; per una scuola sicura, garantita e accessibile”.
Ma non è tutto. Gli alunni chiedono pure un’istruzione accessibile
non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello economico: “L’oppressione di classe non conosce la barriera dell’ingresso delle scuole, ma si insinua anche al loro interno, obbligando anno dopo anno le famiglie a spese esorbitanti, tra il costo dei testi scolastici che si aggira intorno a una media annua di 500 euro per ragazzo, la tassa di istruzione e il contributo alla scuola, la spesa per i materiali e per i trasporti, e il costo delle gite, il cui range di spesa per studentə è di circa 400 euro”.
Afferma Andrea Lanfranco di Spiraglio Imperiese
“Ogni giorno entriamo a scuola, trovando banchi che magari non sono a norma, l’intonaco che scende sui banchi durante le ore di lezione; acqua che entra durante le famose allerte meteo, oppure spine scoperte, che poi saltano con l’acqua c he entra. La scuola non è più un luogo per studiare per tutti, ma è diventato quasi un privilegio. Una famiglia deve spendere più di 600 euro all’anno. Quindi, siamo scesi in piazza per dire no a questa politica, che trasforma la scuola in aziende”.
I ragazzi dicono anche no al progetto scuola lavoro: “Che ci manda a lavorare in ditte, che non ci retribuiscono e ci sfruttano per orari anche pesanti per gli studenti”.
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