Diversi casi di scabbia sono stati segnalati, negli ultimi mesi, a Ventimiglia, da parte della madre di un giovane studente, Laura Z., che ha vissuto in prima persona il problema. L’Asl 1 Imperiese, da parte sua, conferma un solo caso all’istituto superiore Fermi.
“Abbiamo affrontato questa malattia in famiglia, con tutte le difficoltà che comporta – dichiara il genitore –: trattamenti costosi, fino a 250-300 euro per una famiglia; farmacie senza scorte, dolore e prurito fortissimo nei bambini, e soprattutto un silenzio assordante da parte di tutti”.
Il genitore afferma che gli è stato sconsigliato di usare i mezzi pubblici
e di portare il proprio figlio ai giardini. “Mi hanno detto di non farlo sedere sulle panchine, perché l’acaro della scabbia può sopravvivere fino a tre ore sulle superfici solide e fino a sei ore su tessuti: come treni, autobus o sedute imbottite”.
La madre racconta, che tutto è iniziato la scorsa primavera: “Quando mio nipote ha contratto la scabbia e ci è stato detto che si trattava del trentanovesimo caso solo in quella scuola. Oggi si parla di numeri molto più alti, eppure nessuno ancora ne parla apertamente. Per chi la contrae, la cura è complessa e onerosa: se la scabbia è in fase attiva, la sola crema non basta più. Servono anche pastiglie orali, che costano 96 euro a trattamento, in media, da assumere in base al peso: una ogni 15 chilogrammi. Chi pesa 60 chilogrammi, deve prenderne 4 e i bambini sotto i 5 anni non possono assumerle, rendendo ancora più difficile la guarigione nei più piccoli”.
La mamma dice di aver provato a segnalare la situazione in privato
e a confrontarsi con i medici: “Ma sembra che nessuno voglia davvero parlarne. Alcuni dottori hanno ammesso, che la scabbia è tornata e sta circolando ovunque, ma con riservatezza. Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna campagna di prevenzione”.
Nel sottolineare di non voler creare allarmismo, il genitore aggiunge
“La prevenzione è possibile, anche solo con l’uso della crema, che costa circa quaranta euro a tubo e basta per due persone. Ma serve informazione, accesso ai farmaci, disinfezione degli ambienti pubblici, e soprattutto il coraggio di affrontare il problema. Vedere il proprio figlio di 3 anni grattarsi in modo disperato non è una banale dermatite. È una malattia contagiosa, dolorosa e invalidante e chi l’ha vissuta lo sa bene”.
L’ufficio stampa di Asl 1 fa sapere, che nei giorni scorsi è stato segnalato un solo caso: “Ma non necessariamente, tutti gli altri passano dal Dipartimento Prevenzione. Alla scuola e alla famiglia sono state date indicazioni su come comportarsi”.