La SEO: come “non” sta cambiando con l’avvento dell’IA ma si sta ampliando con l’AEO.

La SEO: come “non” sta cambiando con l’avvento dell’IA ma si sta ampliando con l’AEO.

L’ingresso massiccio di sistemi conversazionali e modelli generativi nella vita digitale delle persone ha accelerato una trasformazione che, fino a poco tempo fa, sembrava confinata alle anticipazioni degli analisti più visionari.

Oggi assistiamo a un comportamento degli utenti che si sposta con naturalezza da Google ai nuovi assistenti, e i dati confermano uno spostamento di massa. Le stime indicano anche che ChatGPT gestisce più di 2,5 miliardi di richieste al giorno, un volume che racconta molto più di una semplice abitudine tecnologica, perché descrive un cambiamento nella logica di scoperta delle informazioni.

Questo scenario coincide con l’arrivo delle panoramiche basate sull’intelligenza artificiale direttamente all’interno di Google, presenti quasi nella metà delle ricerche.

La conseguenza è un calo evidente dei clic verso i siti, un arretramento che tocca punte del 35% anche per pagine che si trovano stabilmente nelle prime posizioni, e che si riflette in maniera ancora più drastica negli editori di notizie, dove il traffico organico è crollato in un anno da oltre 2,3 miliardi a meno di 1,7. A crescere, nel frattempo, sono le ricerche “zero-click”, ormai al 69%, un valore che disegna un nuovo terreno competitivo.

La SEO però non è stata superata, e non è diventata irrilevante, ma oggi sembra che debba lavorare con nuove tecniche in rapida strutturazione come: l’AEO, l’Answer Engine Optimization.

Non si tratta di rimpiazzare una pratica con l’altra, bensì di riconoscere che i due ecosistemi convivono, si influenzano e parlano linguaggi diversi, motivo per cui un’azienda che vuole restare visibile deve lavorare su entrambi i fronti.

Perché la SEO resta indispensabile, anche in un panorama che cambia

Chiunque abbia familiarità con i principi della SEO sa che il suo valore nasce dalla capacità di posizionare un contenuto nel momento in cui un utente esprime un intento chiaro. È ancora così, anche se gli spazi della SERP si stanno comprimendo.

Le basi tecniche continuano a essere decisive: un sito veloce, stabile, leggibile dai crawler, con un markup strutturato correttamente, rimane un requisito imprescindibile.

Allo stesso modo, la scelta delle parole chiave richiede un lavoro più raffinato, orientato alle query a coda lunga e alla semantica, perché l’intento dell’utente si manifesta attraverso formule sempre più naturali e contestualizzate.

I contenuti devono rispondere a questa evoluzione, offrendo un valore informativo riconoscibile e approfondito.

La ricerca premia ancora l’affidabilità e concentra i clic dove percepisce competenza, collaborazione che si vede anche nei dati: secondo Semrush, la prima posizione organica intercetta tra il 22 e il 27% dei clic disponibili, e Backlinko mostra che anche un singolo gradino può spostare il CTR di diversi punti percentuali.

Accanto a questo, la costruzione dell’autorevolezza tramite backlink e menzioni attendibili continua a essere un asse portante. I motori di ricerca hanno bisogno di segnali chiari che confermino la credibilità di un contenuto e del dominio che lo ospita, e questo non cambierà.

L’aspetto che sta cambiando riguarda piuttosto la distribuzione dell’attenzione: una parte degli utenti resta nella SERP, ma un’altra parte crescente trova le risposte negli snapshot generati dall’IA senza visitare alcun sito.

AEO: la disciplina che lavora sulla visibilità all’interno delle risposte generate dall’IA

L’AEO, che alla fine non è che una branca dell’ottimizzazione online che deriva dalla SEO, si sviluppa a partire da un presupposto diverso: non ottimizza più per la lista dei risultati, ma per essere scelti come fonte dai sistemi di intelligenza artificiale che sintetizzano le risposte.

È una forma di ottimizzazione meno visibile, ma decisiva in un mondo in cui le persone parlano con un assistente e ottengono l’informazione in pochi secondi, senza aprire pagine né scorrere classifiche.

Per essere citati da questi sistemi è necessario fornire contenuti che la macchina sia in grado di leggere, comprendere e riutilizzare.

Questo significa aumentare la struttura dei dati, lavorare su markup chiari, knowledge graph coerenti e feed che espongano informazioni verificabili. L’IA seleziona fonti affidabili, privilegia contenuti con riferimenti chiari e tende a ignorare ciò che non può verificare o collocare in un contesto stabile.

Proprio in questa parte del lavoro entra una considerazione rilevante, espressa con lucidità da Isan Hydi, CEO di Wolf Agency, che osserva come «il vero punto non è competere con l’intelligenza artificiale, ma capire come rendersi riconoscibili ai suoi occhi. Gli LLM attualmente premiano chi offre dati verificabili, coerenza editoriale e un’identità digitale forte che riesce ad entrare nelle risposte automatiche delle IA. È un terreno nuovo, dove è necessario costruire le fondamenta si per trovarsi in vantaggio quando la ricerca conversazionale diventerà ancora più centrale».

Questa prospettiva sottolinea come oltre a scrivere contenuti pensando agli utenti è necessario anche pensare a come questi debbano essere qualitativamente ottimali ma anche come possano diventare destinatari di un filtraggio algoritmico che decide cosa mostrare, cosa ignorare e su cosa costruire la sintesi finale.

In parallelo, la costruzione dell’identità del brand assume un ruolo diverso: le menzioni, le citazioni coerenti e i contenuti in formato FAQ diventano strumenti che aiutano i modelli a riconoscere un’azienda, comprenderne la specializzazione e attribuirle una certa autorità nel momento in cui genera una risposta.

Questa visibilità non porta inevitabilmente a un clic, ma porta presenza, riconoscibilità e fiducia nei percorsi mediati dall’IA, una componente che nei prossimi anni avrà un impatto commerciale crescente.

SEO e AEO condividono terreno, ma richiedono strategie autonome

La vicinanza tra le due discipline non deve trarre in inganno. Ci sono basi comuni, come l’attenzione alla qualità dei contenuti, la necessità di dati strutturati e l’analisi delle performance tramite strumenti affidabili, ma con alcune differenze operative sono nette.

La SEO deve continuare a lavorare sulla visibilità nei motori tradizionali, mentre l’AEO deve sfruttare appieno le strategie di contenuto e di visibilità al fine di puntare alla presenza all’interno di ChatGPT, Gemini, Copilot, Perplexity e ambienti simili.

La SEO misura clic, posizioni e conversioni; l’AEO osserva menzioni, accuratezza delle risposte e tassi di inclusione.

I team devono quindi adottare strumenti differenti, integrare API, gestire dati proprietari, sviluppare competenze editoriali che dialoghino con gli LLM e non soltanto con i motori classici.

Come ci si prepara a questa doppia dimensione

La SEO va mantenuta e aggiornata, perché resta la base della scoperta tradizionale, e perderla significa perdere un canale che continua a generare valore.

A questo si aggiunge la costruzione di un’infrastruttura dati coerente, aperta, organizzata in tassonomie chiare, così da permettere ai sistemi di IA di leggere correttamente i contenuti. Le aziende devono anche rafforzare la collaborazione interna, perché marketing, prodotto, dati e contenuti non operano più come compartimenti separati.

L’altro passaggio riguarda il seguire i percorsi di scoperta su più livelli, comprendendo quando l’utente arriva da una ricerca tradizionale e quando arriva da una risposta generata dall’IA, una distinzione che diventerà sempre più importante per analizzare il comportamento reale dei consumatori.