Incontriamo Alessandro Usai, produttore di lunga esperienza, Presidente dell’ANICA e figura di riferimento dell’industria audiovisiva italiana. Nato a Imperia, è tornato nella sua città per ricevere il Premio San Leonardo, un riconoscimento che celebra non solo la sua carriera, ma anche il legame profondo con il territorio e il contributo che ha saputo dare al cinema e alla cultura nazionale. Con lui ripercorriamo le origini, il percorso professionale e lo sguardo sul futuro di un settore in continua trasformazione.
Alessandro Usai, imperiese produttore nell’industria audiovisiva italiana
Partiamo da Imperia. Che ricordi conserva della sua infanzia e della sua formazione nella sua città?
«Imperia è stata una presenza costante anche se non ci ho vissuto in pianta stabile per il lavoro di mio papà e poi per il mio dove ho sempre girato per l’Italia e all’estero. A Imperia avevo i miei due nonni, ho i genitori che vivono lì e uno zio. Della città ho un ricordo estivo per i miei venticinque anni di studio e le vacanze da scuola e poi anche perché la mia prima fidanzata da universitario era di Imperia. Mia nonna è vissuta fino a 103 anni e quindi posso dire che con la città ho un legame familiare e estivo»
Quanto hanno influito le sue origini liguri sul suo percorso personale e professionale?
«È una cosa particolare. Ovvio che tu quando giri molto conosci altre realtà ma a chi mi chiedeva da dove venissi ho sempre risposto Imperia perché è sempre stato il mio punto fermo. Negli altri posti non avevo legami, mi sono portato dietro le mie origini liguri con il dialetto che conosco, tutta la cultura, il cibo, le abitudini, il legame molto forte col mare»
Che valore attribuisce al Premio San Leonardo? Cosa ha provato quando ha saputo di essere stato insignito?
«Il valore è legato a quanto ho detto prima. La città è la mia patria di origine ed è un riconoscimento affettivo importante. Quando ho saputo di essere stato insignito del premio ho pensato a come sarebbe stato felice mio nonno e ai miei genitori che oggi sono lì e vivono a Imperia. In più siamo di Porto Maurizio, mettiamoci anche San Leonardo e tutto questo diventa il coronamento di un percorso»
Tra i tanti riconoscimenti della sua carriera, cosa rende questo premio “diverso”?
«Nella vita passano mille posti ma c’è sempre uno a cui appartieni. Quindi ti senti impregnato nel modo dello stile di vita di Imperia. Il diverso e il personale sta nel fatto che la città è l’unico posto dove la mia famiglia ha sempre avuto una casa fissa nonostante i tanti trasferimenti per lavoro»
Che rapporto ha oggi con Imperia? La sente ancora “sua”?
«In questo periodo vivendo a Roma riesco a frequentarla meno di quanto vorrei. Vengo a Natale, in estate e quando l’opportunità me lo consente. Però resta un rapporto di grande affetto e mi sento a casa mia quando torno lì dove tutto quello che vedo e percepisco mi è familiare. È una sensazione psicologica particolare, gli altri posti non sono così»
Se dovesse dedicare il premio a qualcuno chi sarebbe?
«I miei genitori perché sono legatissimi alla città e quindi mi hanno trasmesso questo amore quasi come una devozione»
C’è un consiglio ricevuto all’inizio della carriera che porta ancora con sé e che si sente di dare?
«Un consiglio che mi sento di dare e quello che bisogna sempre crederci, avere molo impegno e non essere superficiali, andare a fondo delle cose, non accontentarsi del primo risultato e del primo successo, essere sempre curiosi e perseverare. E’ importante anche essere pronti al cambiamento»
Ha guidato produzioni complesse e team numerosi: come è cambiato nel tempo il mestiere del produttore?
«È un mestiere molto complesso perché rispetto ad altri settori culturali la produzione audiovisiva ha la caratteristica di essere molto più costosa. Un film costa svariati milioni di euro e coinvolge centinaia di persone dove il produttore gestisce tutto il budget. Quello che è cambiato sono gli interlocutori passando da un mercato nazionale a un mercato delle piattaforme. Sono cambiate le abitudini di consumo delle persone»
Da Presidente ANICA ha spesso sottolineato il valore economico dell’audiovisivo per il Paese: quali sono secondo lei le priorità su cui concentrare gli sforzi?
«Stiamo facendo molte battaglie per via della legge finanziaria che stravolge l’intervento sull’audiovisivo. Io penso che per il Paese sarebbe folle non aiutare questo comparto che genera forti ricadute economiche anche sul turismo»
Intelligenza artificiale, nuove competenze: cosa vede come opportunità e cosa come rischio per il settore?
«L’intelligenza artificiale sarà la rivoluzione assoluta. Come tutte le grandi rivoluzioni tecnologiche ha una componente di minaccia e una di opportunità. Aiuterà molto nel girare scene a meno costo e con più facilità ma può esser una minaccia per alcune figure tipo il doppiatore. È una cosa che va gestita bene».
C’è un progetto di cui è particolarmente orgoglioso?
«È difficile perché le serie e i film per me sono come dei figli. Un progetto a cui sono legato è il film “La ragazza della nebbia” perché ebbe un successo al botteghino e vinse un Donatello come miglior regista esordiente».
Cosa la emoziona ancora del suo lavoro dopo tanti anni?
«La cosa affascinante del mio lavoro è che ogni progetto alla fine è sempre diverso dall’altro. Questo è emozionante».
Come si descriverebbe in tre parole?
«Curioso. Spiritoso. Determinato».