PARTITO IL PROCESSO

Accusati di aver acquistato bar e officina coi soldi della droga, in 3 dal giudice

Si è aperto, oggi, davanti al tribunale collegiale di Imperia il processo per trasferimento fraudolento di denaro, che vede sul banco 3 imputati

Accusati di aver acquistato bar e officina coi soldi della droga, in 3 dal giudice
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Bar e officina coi soldi della droga

Si è aperto, oggi, davanti al tribunale collegiale di Imperia il processo per trasferimento fraudolento di denaro, che vede sul banco degli imputati: Sergio Taverna, 53 anni; il figlio di lui Manuel, di 22 anni e Giacomo Masottina, 44 anni, finiti nei guai nell'indagine "Andalusia 2", condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo e coordinata dal procuratore di Imperia, Alberto Lari, che nel giugno del 2019 ha portato al sequestrato di due bar: il "Caffè Garibaldi", di piazza Dante a Imperia e il "Caffè 84", di Ceriale, in provincia di Savona; dell'officina "Punto Gomme", del lungomare Vespucci a Imperia e di un conto corrente presso il credito agricolo Carispezia.

Nel corso dell'udienza il presidente del Collegio, Laura Russo, ha risposto la trascrizione delle intercettazioni raccolte dai carabinieri, aggiornando al prossimo 17 settembre l'apertura dell'istruttoria dibattimentale. ALtre due udienza sono state fissate al 24 settembre e all'8 ottobre. Il 22 ottobre del 2020, è attesa la discussione.

I fatti

All'origine del sequestro giudiziario (con affidamento a un curatore): l'articolo 512 bis del codice penale, ovvero il trasferimento fraudolento di valori. Secondo Gli inquirenti, infatti, le tre attività sarebbero state aperte col denaro proveniente da un traffico di stupefacenti e intestate a dei prestanome, in questo caso al figlio di Taverna (Manuel), per quanto concerne i due bar e a Omar Peruzzi, per l'officina. Nei confronti di entrambi venne emessa la misura dell'obbligo di firma. I retroscena. Masottina e Taverna finirono in carcere a gennaio del 2018, nell'ambito dell'operazione "Andalusia 1".

Il primo venne fermato

con quasi 59 chilogrammi di marijuana; il secondo con 4 chili di hascisc nascosti in un'autorimessa. E' stato a margine dell'inchiesta per droga che sono partiti gli accertamenti patrimoniali. E' così risultato che i proventi della droga venivano investiti in attività lecite intestate a dei prestanome. In un caso, quello del Caffè Garibaldi, Sergio Taverna era stato stato assunto dal figlio Manuel, per giustificare il fatto che il padre parlasse con i clienti, contrattasse con i fornitori e andasse in banca.

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