Annullato il licenziamento, la dottoressa Del Vecchio vince contro l'Asl che dovrà risarcire
La dottoressa Simona Del Vecchio ha vinto la causa di lavoro. Ora si attende la fissazione del'udienza per la parte penale
Era stata condannata a due anni e 11 mesi in appello. Ma l'Asl la dovrà reintegrare la dottoressa Simona Del Vecchio, che risiede a Diano Marina ed era in forza all'Asl di Imperia, perché il licenziamento è avvenuto prima della sentenza di condanna
Annullato il licenziamento della dottoressa Del Vecchio
La dottoressa Simona Del Vecchio, ex dirigente della struttura complessa di medicina legale dell’Asl 1 imperiese, condannata a 2 anni e 11 mesi di reclusione, con le accuse di falso e peculato a margine dell'inchiesta sulle cosiddette autopsie fantasma, ha vinto la causa di lavoro contro l'azienda sanitaria che la licenziò.
Il giudice del Lavoro di Imperia, Francesca Siccardi ha infatti annullato il licenziamento, condannando l'Asl 1 alla reintegrazione e al pagamento delle retribuzioni passate. E' stata infatti ritenuta illegittima la procedura di licenziamento, scattato antecedentemente alla condanna in primo grado. La Del Vecchio è comparsa in giudizio difesa dall'avvocato penalista Marco Bosio e dal giuslavorista Pierfranco Raffaelli, di Genova.
La vicenda penale, si attende la Cassazione
Dal punto di vista penale la dottoressa venne condannata a 6 anni e 6 mesi in primo grado a Imperia, ma la pena venne abbassata in secondo grado con un "concordato" in Appello a 2 anni e 11 mesi. Ora, però, l'avvocato Bosio attende che venga fissata l'udienza per Cassazione. La dottoressa era stata accusata, in particolare, di avere compilato referti in bianco, anziché presentarsi, quando c’era da effettuare una ricognizione cadaverica per morti naturali o in caso di esami necroscopici su incarico della Procura.
L’accusa di peculato, invece, deriva dal fatto che gli investigatori della Guardia di Finanza l’hanno sorpresa a fare la spesa o altre commissioni a bordo dell’auto di servizio. Il primo grado di giudizio risale al 22 maggio del 2018. "Hanno voluto farmi fuori per forza, ma hanno sbagliato il modo - afferma la dottoressa, che oggi lavora privatamente come medico legale e per un giorno alla settimana come medico del doping all'ippodromo di Villanova D'Albenga -. Avrebbero dovuto essere più corretti. La legge non la devo seguire soltanto io, ma anche gli altri. Per sbrigarsi, non hanno riflettuto abbastanza a lungo".