Il Convento dei Domenicani verso la possibile chiusura. Il capolavoro architettonico taggese, stando a quanto si apprende, chiuderà i battenti il 31 dicembre del 2025. Mozione in consiglio comunale per salvare la storica struttura religiosa.
Convento dei Domenicani a rischio chiusura. Una mozione per salvarlo
Scendono in campo, per la tutela del convento, i gruppi di opposizione Progettiamo il Futuro e Progetto Comune, che nella prossima riunione del parlamentino taggese, porteranno un amozione condivisa. Il documento impegnerebbe la giunta guidata dal sindaco Mario Conio ad attuare una serie di iniziativa: istituire un tavolo di lavoro con la Diocesi e le associazioni locali per definire lo stato del complesso e le priorità d’intervento; attivare contatti con Regione Liguria, Ministero della Cultura, Ministero dell’Interno e Prefettura di Imperia per reperire fondi destinati alla messa in sicurezza e al restauro; valutare eventuali forme di cofinanziamento comunale e partenariato pubblico-privato; promuovere un piano di valorizzazione culturale e turistica del Convento, con visite, eventi e attività didattiche aperte alla cittadinanza; informare periodicamente il Consiglio e i cittadini sugli sviluppi delle azioni intraprese.
«Salvare il Convento – scrivono i consiglieri Gabriele Cascino, Giuseppe Federico, Davide Caldani e Fulvia Alberti – significa preservare la nostra memoria collettiva, ma anche investire nel futuro di Taggia — nella cultura, nel turismo e nel senso di appartenenza».
Il ritardo dei fondi e la petizione
Lo storico convento, attualmente proprietà della Diocesi di Ventimiglia e Sanremo, necessita di fondi per la messa in sicurezza. In linea teorica, sarebbe già destinatario di risorse dal FEC (Fondo Edifici di Culto) dal Ministero dell’Interno, che tuttavia tardano ad arrivare, per questa ragione il vescovo Antonio Suetta ha optato per non assumersi responsabilità fino al recupero dello stabile. Lo comunica un pool di cittadini che ha avviato sul popolare portale Change.org una petizione. In sostanza, popolazione, associazioni culturali del territorio, volontari del Convento di San Domenico, Laici Domenicani chiedono a Regione Liguria di attivarsi per sbloccare i fondi dal Viminale. Oltre 460 le firme raccolte a oggi.
«Rimanere in silenzio – scrivono – o peggio, in una relazione incostante e superficiale, perdere un gioiello, sarebbe certo irrispettoso nei confronti di tutti quegli uomini e donne che hanno creduto e hanno realizzato, di concerto, un’opera incredibile per quegli anni senza contare la perdita di prestigio per Taggia e per l’intera Provincia».
La storia del convento
Il Convento nasce a Taggia nel 1460 come frutto della predicazione itinerante del Padre Cristoforo da Milano, in un contesto di città in crescita per numero di abitanti e ricchezza, per questo la popolazione desidera erigere a proprie spese una chiesa con Convento di frati Predicatori dell’Ordine di San Domenico (Cronaca del Calvi, Il Convento dei P.P. Domenicani e la città di Taggia dal 1460 al 1623). Costruito in posizione strategica, a cavallo tra Francia e Piemonte, ha raccolto la dedizione (e le donazioni) dei fedeli di tutto il circondario.
Ha seguito le vicende della Repubblica di Genova, tra cui l’occupazione napoleonica (e la soppressione delle congreghe religiose e il sequestro dei beni religiosi). Al suo interno conserva diverse opere d’arte di prestigio, datate dal ‘400 al ‘700 e libri antichi compresi incunaboli. Brea e Canavesio, pittori che operarono tra ‘400 e ‘500 nel territorio intorno a Nizza e nell’estremo ponente ligure sono ben rappresentati in Convento, in modo particolare il San Domenico di Taggia è uno dei maggiori poli BREA con la presenza di 5 polittici e di un affresco. I ricchi committenti tabiesi diedero lavoro alle botteghe Brea per circa 30 anni.
La chiesa ospita l’Adorazione dei Magi del Parmigianino del 1528 ma accanto a questi nomi vi sono opere di Bernardino Campi, G.B. Trotti detto il Malosso, Alessandro Turchi da Verona detto l’Orbetto, Gioacchino Asseretto, Gregorio De Ferrari, Giacomo Antonio Ponsonelli.