I soldi buttati e quelli svaniti del Museo relitto romano mai aperto a Santo Stefano

Sulla parete all'ingresso si legge: "Immersione virtuale... percorso emozionale... spazio multimediale". Ma in due anni non è mai stato aperto

I soldi buttati e quelli svaniti del Museo relitto romano mai aperto a Santo Stefano
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Il Murr (Museo relitto romano) di Santo Stefano al mare mai finito. Dove sono gli 80mila euro di Area24?

Il caso scandaloso del Museo relitto romano nell'ex stazione di Santo Stefano al mare

Due anni fa erano stati presentati in pompa magna dalla società di gestione della pista ciclabile Area 24 i lavori del Murr (Museo Relitto romano) di Santo Stefano al mare e il progetto della valorizzazione del relitto attraverso l’installazione di telecamere che riprendano costantemente il sito con le sue anfore millenarie insabbiate in fondo al mare davanti agli Aregai. Immagini che dovrebbero essere rilanciate in diretta sugli scherni del museo e fruibili dai visitatori.

Immagini  dal fondo del mare in diretta sugli schermi del Museo

All'ingresso del Museo campeggiano i suggestivi slogan: "Immersione virtuale... percorso emozionale... spazio multimediale". Ma nessuno ha mai potuto godere di queste emozioni. Il museo non è mai stato aperto.

Il museo, interattivo (situato a ridosso della pista ciclabile in piazza della Stazione 1) dovrebbe prevedere ricostruzioni e proiezioni di queste immagini dal fondo del mare. Dopo quella presentazione ai giornalisti il Museo fu chiuso e mai più riaperto.
«Servono 80mila euro per il suo completamente - stigmatizza il sindaco di Santo Stefano Elio Di Placido - l’allora amministratore delegato di Area 24, Giuseppe Argirò mi rassicurò, mancavano le formalità. A me risultava che i fondi ci fossero, erano quelli del programma Por-Fesr, poi Argirò non fu confermato e ne parlai con Mariano Porro, che era stato nominato presidente. Mi disse che vista la situazione finanziaria di Area 24 (poi messa in liquidazione), quella di completare il Museo di Santo Stefano era l’ultima delle priorità. Ma per quanto ne so nel finanziamento Por-Fesr stanziato ad Area 24 c'erano anche quegli 80mila euro». Soldi evidentemente finiti nei gangli dei conti in rosso della spa controllata da Regione e Comune di Sanremo con il 43% a testa.
Il relitto di Santo Stefano rappresenta una delle più importanti testimonianze dirette relative ai traffici marittimi che durante l’epoca romana interessarono le coste della Liguria.

Un tesoro a circa 2 miglia dalla costa di Santo Stefano

Attualmente sul fondale di fronte al borgo, a circa 58 metri di profondità e a due miglia e mezzo dalla costa, è visibile un deposito di molte anfore romane, prevalentemente integre, risalenti al I secolo avanti Cristo.

Le indagini ad oggi condotte, limitate ad una ricognizione di superficie ed al recupero di un campione di anfora, non hanno consentito di definire l’esatta estensione del giacimento archeologico (stimato in circa 15-20 metri di lunghezza per 5-8 di larghezza, 150 metri circa quadrati di superficie), il numero delle anfore trasportate e l’eventuale presenza di elementi lignei dello scafo dell’antico naviglio.

La nave oneraria affondata nel primo secondo avanti Cristo

La presenza di un numero considerevole di anfore integre ed il buono stato di conservazione portano a ritenere probabile che il deposito archeologico si estenda anche al di sotto dello strato di fondale. In ogni caso si tratta, probabilmente, del carico trasportato da una nave oneraria romana, affondata nel corso di un viaggio commerciale lungo la costa ligure intorno al I secolo a.c.
Il progetto propone una sala polifunzionale già esistente da adibire a museo interattivo. Con il sistema di videosorveglianza sottomarino (già installato e si presume funzionante, la cui antenna è visibile dalla costa), che possa permettere la visione in diretta delle immagini trasmesse dal fondo del mare, trasmesse in un contesto museale e scenografico all’avanguardia si vuole rendere fruibile e tutelare il relitto dai prevedibili furti.

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