La Cassazione per cancellare l'aggravante mafiosa contestata a Domenico Pellegrino
E' attesa per il prossimo 8 aprile, davanti alla Corte di Cassazione, l'udienza con la quale si chiede l'annullamento dell'ordinanza del Riesame
Aggravante mafiosa la parola alla Cassazione
E' attesa per il prossimo 8 aprile, davanti alla Corte di Cassazione, l'udienza con la quale si chiede l'annullamento dell'ordinanza del tribunale del Riesame di Genova, con la quale, nel gennaio scorso, confermava l’aggravante mafiosa all’accusa di omicidio nei confronti di Domenico Pellegrino, 23 anni, accusato di aver ucciso Joseph Fedele, 60 anni, pregiudicato per reati di stupefacenti, il cui corpo è stato rinvenuto, lo scorso 21 ottobre, in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia. Era stato l'avvocato Luca Ritzu, che difende Pellegrino, a chiedere di cancellare l'aggravante.
La tesi sostenuta dalla difesa
“La matrice mafiosa è frutto di una ricostruzione che si basa solo sul dato medico del dottor Tajana, il quale afferma che ci sono due fori di diverse dimensioni – aveva detto l’avvocato della difesa Luca Ritzu, nel corso dell’udienza tenutasi, lo scorso 13 gennaio -. Questo metodo, secondo noi, non è idoneo per dimostrare la dinamica dell’omicidio. Mancano, infatti, riprese video o testimonianze”
La ricostruzione dell’omicidio del medico legale
Secondo la ricostruzione del medico legale Luca Tajana che ha eseguito l’autopsia, Fedele venne ucciso con due colpi di pistola di calibro diverso: uno alla fronte e quello di grazia alla nuca. Da qui il pm della Dda di Genova, Marco Zocco, nel ricostruire l’assassinio, per il quale Pellegrino è reo confesso, ha parlato di esecuzione mafiosa, affermando che la vittima è stata fatta inginocchiare e uccisa da due persone, una delle quali tuttora ricercata. L’ipotesi di un complice nasce dalla diversa grandezza dei due fori di entrata, che fa presumere a due pistole di differente calibro. Presente all’udienza anche il pm, che ha ribadito la propria posizione iniziale.
Zocco è rimasto irremovibile sull’aggravante ed ha confermato
quanto già riportato nella misura cautelare ovvero: “Come evidenzia il pm, l’aggravante ora prevista dall’art.416 bis.1 c.p., è configurabile anche a carico di soggetto che non faccia parte di un’associazione di tipo mafioso, ma ponga in essere, nella commissione del fatto a lui addebitato, un comportamento minaccioso tale da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo quello comunemente ritenuto proprio di chi appartenga a un sodalizio del genere anzidetto (…) Le modalità risulterebbero riferibili ad una vera e propria esecuzione, con la vittima inginocchiata (colpo al vertice del capo) e poi colpita alla nuca con una sorta di colpo di grazia. L’esecuzione con colpo alla nuca è tipica di contesti delinquenziali mafiosi”. L’assassinio sarebbe avvenuto al culmine di una lite per la compravendita di un’auto e si sarebbe consumato in un furgone.