Lo psichiatra Antonello Lanteri torna ogni anno nella sua Triora dove vive in un mulino. La sua storia
Figlio dell'ex sindaco Nino Lanteri, ha lavorato anche nel noto Ospedale psichiatrico di Collegno

Figlio dell'ex sindaco Nino Lanteri, ha lavorato anche nel noto Ospedale psichiatrico di Collegno
Lo psichiatra Lanteri nella sua Triora
Il richiamo delle radici lo porta ogni anno a trascorrere due mesi nel paese dei suoi avi. È Antonello Lanteri, psichiatra con una carriera di rilievo alle spalle, figlio dell'ex sindaco di Triora Antonio (più noto come Nino). Antonello è nato ad Alba dove il padre, insegnante, aveva avuto la sede. Tutte le estati, già da quando aveva sei mesi, e fino ad oggi che ha 73 anni, ha raggiunto Triora e Realdo dove era nato papà Nino.
«Da bambino - ricorda - arrivavamo a Realdo solo a piedi. La strada che oggi raggiunge il paese procedeva per un chilometro ad ogni vigilia di elezioni. Allora si portavano i bagagli a dorso di mulo. A Realdo scorrazzavo per i boschi e soprattutto andavo al mulino dei "Carmeli" dove mio nonno, e anche mio papà in estate, distillavano la lavanda con un grande alambicco. Mi divertivo a rotolarmi nei mucchi di lavanda stesi al sole».
Perché proprio la psichiatria? «Nel 1968 e dintorni - la risposta - fra gli obiettivi del movimento studentesco, nel quale ero militante, c'era anche la lotta contro i manicomi promossa da Franco Basaglia».
Lanteri ha lavorato due anni all'ospedale psichiatrico (in realtà un manicomio, il più grande d'Italia) di Collegno. Ciò collaborando alla dimissione dei degenti e al superamento dell'ospedale psichiatrico dove i matti venivano rinchiusi in condizioni da lager. Si spostò in seguito dall'ospedale ai sevizi sul territorio per la cura di sofferenze mentali. Una carriera che lo portò prima ad essere primario a Settimo Torinese e quindi direttore di Dipartimento di salute mentale dell'Asl Torino 4 con un bacino di 180 mila abitanti prima e in seguito, dopo accorpamenti, di 450 mila. Vivendo anche qualche situazione pericolosa.
«Situazioni - precisa - potenzialmente pericolose sì. Ho affrontato chi aveva un coltello in mano, chi un bastone, chi si era asserragliato in casa e minacciava di suicidarsi. Ma erano più spaventati di me».
Come direttore di Dipartimento ha costruito un sistema completo di servizi, come pochi altri in Italia, con reparto ospedaliero e porte aperte senza mai legare nessuno. Oggi Lanteri torna proprio nella frazione Carmeli dove ha ristrutturato il mulino che raggiungeva da bambino. «Un mulino - ricorda - costruito a metà ‘800. Inizialmente pubblico e in seguito acquisito dalla mia famiglia. Lì si macinava il grano fino ai primi anni 50. Poi fu la volta della lavanda, fino al termine degli anni '60. Il mulino rimase abbandonato quindi lo abbiamo ristrutturato, una trentina d'anni fa e oggi è abitabile. Lo chiamo "il nostro loft". Struttura industriale trasformata in abitazione mantenendo il più possibile aspetto e caratteristiche originari. All'interno ci sono scale in legno più che centenarie, piani sbalzati, tramoggia e buratto. E, poi, tante passeggiate e letture mentre ho scritto un libro, che dovrebbe andare in pubblicazione a inizio 2026, su tematiche psichiatriche». Titolo: "Maneggiare con cura. Manualetto per un uso non pericoloso della psichiatria".