Terremoto giudiziario

PD all'attacco: «Signorini a Iren è stato un duro colpo per la Liguria»

"Tutte le deleghe passeranno nelle mani del presidente e del vice. Liguria, da socio di maggioranza, esclusa"

PD all'attacco: «Signorini a Iren è stato un duro colpo per la Liguria»
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Continua il dibattito politico sull'inchiesta che ha decapitato Regione Liguria e portato in carcere l'ex Ad (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini e ai domiciliari il governatore Giovanni Toti. Il Partito democratico infligge una stoccata con una nota stampa firmata dal segretario regionale Davide Di Natale (e dal segretario metropolitano genovese Simone D'Angelo).

 

PD interviene sull'arresto di Signorini (Ad sospeso di Iren)

«“Con la scelta di Signorini alla guida di Iren Bucci e Toti hanno penalizzato Genova e la Liguria infliggendo un duro colpo alla città e alla regione- spiegano i dem-. Lo abbiamo detto subito dopo la nomina, ad agosto. Ora, dopo l’indagine che ha colpito Signorini, all’interno di Iren, Genova non conta nulla, non è rappresentata, infatti Signorini è stato sospeso e tutte le deleghe sono passate al Presidente e al suo Vice».

Prima che la bomba giudiziaria esplodesse, i dem avevano già espresso delle riserve alla nomina di Paolo Emilio Signorini, ex numero uno dell'Autorità Portuale della Liguria Occidentale, ad amministratore delegato di Iren. In particolare, il PD contestava l'accordo stretto dal governatore Giovanni Toti e dal primo cittadino di Genova Marco Bucci per la nomina di Signorini che stravolgeva gli accordi parasociali di Iren, "depotenziando" il ruolo della Liguria che doveva cedere al Presidente (nominato dal comune di Torino, il vice da Reggio Emilia)  le deleghe importanti di personale, finanza e relazioni con gli investitori.

 

«Si corre il rischio che alla prossima assemblea dei soci non venga confermata la nomina dell’ex presidente del porto con la conseguenza che il Comune di Genova, pur essendo il primo socio di Iren, perda il giusto e necessario ruolo all’interno della società- concludono i dem-. Tutto questo per le scelte del centrodestra ligure e genovese. Un vero e proprio danno le cui conseguenze ricadono sui numerosi investimenti che erano programmati per il nostro territorio (impianti di trattamento rifiuti, rinnovo delle reti e investimenti nella depurazione). Una condizione che aggiunta al crollo in borsa, che è avvenuto subito dopo le rivelazioni dell’inchiesta, ha provocato una perdita non solo per gli investitori ma anche per l’amministrazione e i soci dell’azienda e quindi per tutti i cittadini»

 

Il terremoto giudiziario e il coinvolgimento della criminalità organizzata

Paolo Emilio Signorini è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Avrebbe accettato "regali" da parte di imprenditori liguri (tra cui versamenti in denaro, soggiorni di lusso a Montecarlo,  bracciali d'oro, uno smartwatch e una borsa di Chanel). Nella raffica di misure cautelari che martedì scorso ha sconvolto la Liguria, la sua è l'unica in carcere. Finiscono ai domiciliari il governatore Toti e il suo giovane (classe 1985) capo di gabinetto, Matteo Cozzani, accusati tra le altre cose di corruzione e falso (avrebbero, per esempio, secondo la Procura, "gonfiato" i dati Covid per ottenere più vaccini da Roma). Il secondo sarebbe anche tramite tra il governatore, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, e i gemelli Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa. I due avrebbero veicolato i voti della comunità riesina di Genova, in gran parte residente a Certosa, verso i candidati Stefano Anzalone (membro della Commissione Regionale Antimafia), Ilaria Cavo e Lilli Lauro in cambio di favori, alle regionali del 2020. In più, con l'aggravante di aver favorito la proiezione genovese della famiglia affiliata a Cosa Nostra dei Cammarata (il servizio completo con le intercettazioni in edicola con La Riviera o in edizione sfogliabile digitale).

 

In particolare, sui presunti legami tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta (segnatamente nell'elezione del consigliere regionale del Tigullio, Domenico Cianci), audizioni anche da parte della Commissione Nazionale Antimafia, programmate nei prossimi giorni. Sull'eventualità interviene sempre il PD, con il capogruppo in Consiglio regionale, Luca Garibaldi. Secondo il consigliere, il coinvolgimento della criminalità organizzata nell'inchiesta assumerebbe contorni ancora più preoccupanti a fronte della nota infiltrazione mafiosa nel tessuto socio economico ligure. Come, per altro, puntualmente sottolinea la Dia nella relazione annuale al Parlamento.

«Su questo non c’è stata una parola, neppure di forma, né di preoccupazione da parte dei consiglieri e degli assessori del centrodestra, neppure nella seduta del Consiglio Regionale di martedì dove peraltro due consiglieri eletti nella lista del Presidente Toti - Anzalone e Cianci - hanno comunicato di essere stati raggiunti da un avviso di garanzia collegato alla corruzione elettorale, aggravata da potenziali coinvolgimenti mafiosi, segnatamente di Cosa Nostra (con i clan Cammarata del Mandamento di Riesi) a Genova e  della ‘Ndrangheta (con la cosca Raso Gullace Albanese) con ramificazione a Genova e in particolare nel Tigullio. A questo- scrive Garibaldi- non è seguito nessun atto concreto da parte del centrodestra. Per opportunità politica, Anzalone dovrebbe autosospendersi dalla Commissione Antimafia Regionale di cui è componente, e Cianci dimettersi da Presidente della Commissione Regionale Ambiente e Territorio. E dovrebbero farlo al più presto. C’è la credibilità di una istituzione da preservare dall’ombra delle infiltrazioni mafiose».

 

«Al netto di quelle che saranno le risultanze finali dell’inchiesta, è una ferita incancellabile l’immagine che emerge dalle intercettazioni di un Presidente di Regione che nell’ufficio in Piazza De Ferrari discute di pacchetti di voto di famiglie riconosciute in odore di mafia, assieme al Sindaco di Genova e ai suoi principali collaboratori- conclude-. Un comportamento incompatibile con il continuare a essere un amministratore pubblico
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

Davide Izetta

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