L'iniziativa

Una coccarda gialla per dire "basta alla burocrazia che ci impedisce di curare"

Diverse le criticità riscontrate in Liguria. A breve una lettera al presidente e assessore alla Sanità Giovanni Toti.

Una coccarda gialla per dire "basta alla burocrazia che ci impedisce di curare"
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Una coccarda gialla, fuori dall’ambulatorio. Per dire basta alla burocratizzazione che impedisce di curare i pazienti. Anche in Liguria, alcuni Medici di Medicina Generale – insieme a Medici di Continuità Assistenziale e a Corsisti di Medicina Generale –   alzano bandiera gialla come le navi che escono dalla quarantena.

 

L'iniziativa della "coccarda gialla"

L’idea è partita in modo spontaneo sul web. Con un’iniziativa apolitica che riprende l’azione nata in Toscana e sviluppatasi già in tutta Italia. In soli due giorni sono già oltre 100 le adesioni dei medici. E altre ne stanno arrivando.

 

"A rischio la possibilità di curare"

“Un’adesione immediata, spontanea, che dimostra come il sistema della medicina sul territorio sia vicino al collasso" spiega uno degli aderenti Erik Lagolio (Medico di Famiglia a Finale Ligure).

"La situazione è peggiorata fino al punto di minare seriamente la nostra capacità di assistere adeguatamente i pazienti malati. Le criticità legate al carico burocratico erano già esistenti prima della pandemia; in questi due anni di emergenza abbiamo assistito al moltiplicarsi di certificazioni, compiti amministrativi, regole da aggiornare, tamponi, isolamenti, green pass, tutto ciò ha definitivamente messo a rischio le nostre possibilità di curare”.

 

"procedure snelle per condividere i dati"

I Medici che hanno appeso la coccarda gialla fuori dall’ambulatorio con questa iniziativa non vogliono sostituirsi alla rappresentanza sindacale ma sostenerla ulteriormente, chiedendo a gran voce che la tecnologia sia al servizio del dottore e non che lo opprima. “Le regole burocratiche rallentano le cure" prosegue Erik Lagolio

"Dovremmo avere procedure snelle per condividere i dati tra i Medici di Famiglia e con gli specialisti. Invece in Liguria abbiamo ad esempio un sistema informatico regionale relativo al covid-19 per nulla integrato con le nostre cartelle cliniche. Un problema serio per tutte le cure, non solo per il Covid, che necessitano informazioni e decisioni tempestive”.

 

"E' impensabile che una donna debba scegliere se curare i pazienti o dedicarsi alla maternità"

Un problema che diventa ancor più grave vista la diminuzione dei medici di Medicina Generale.
“Un Medico di Famiglia ha un contratto simile a un libero professionista. In caso di malattia o ferie, fa in modo di essere sostituito ma con la penuria di medici che c’è, è difficilissimo trovare un sostituto" conclude Lagolio

"Minando la miglior assistenza che i cittadini si meritano.  Se ci fosse un sistema di rete diffuso, una piattaforma comune, quando il medico si assenta c’è una rete che lo sostiene. Le ripercussioni sono limitate dove c’è una medicina di gruppo, ma quando i medici hanno ambulatori più periferici, la situazione diventa drammatica arrivando al caso delle colleghe in maternità o allattamento che, seppur abbiano diritti minimi riconosciuti per legge, rischiano di non poter sospendere l’attività. E’ impensabile che nel  2022 una donna lavoratrice appartenente al Sistema Sanitario Nazionale, peraltro la Medicina di Famiglia,  debba scegliere tra dedicarsi alla maternità o all’assistenza dei propri pazienti.”.

 

A breve una lettera a Giovanni Toti

I medici liguri che hanno aderito stanno raccogliendo le diverse criticità sul territorio. Per contribuire alla realizzazione di un unico manifesto nazionale che sarà presentato nelle prossime settimane. Intanto in questi giorni invieranno una prima lettera al presidente della Regione Liguria per presentare le loro proteste e proposte.

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