25 aprile

Anche Riva celebra la Liberazione

Ecco il programma. Interverranno il sindaco Giuffra e il presidente della sezione imperiese dell'Anpi

Anche Riva celebra la Liberazione
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Anche il comune di Riva Ligure celebrerà il 78esimo anniversario della Liberazione dal regime fascista (25 aprile 1945).

 

Festa della Liberazione a Riva Ligure

Il 25 aprile in piazza Matteotti dalle ore 10:30 avrà luogo una cerimonia istituzionale che prevede l’intervento del Sindaco del Comune di Riva Ligure, Giorgio Giuffra e l’orazione dell’Ing. Rinaldo Paglieri, Presidente  Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) Imperia Porto Maurizio. L’appuntamento si svolgerà con la partecipazione del Gruppo Alpini Riva Ligure Santo Stefano al Mare.

Il  "25 Aprile" nella storia

L'anniversario della Liberazione, ogni 25 aprile dal 1945, è la giornata che celebra la liberazione del territorio italiano dall'occupazione nazista e la cessazione definitiva del regime fascista.

«È un giorno fondamentale per la storia d'Italia- si legge su wikipedia- . Simbolo della Resistenza, cioè della lotta condotta dai partigiani, dall'8 settembre 1943 (giorno in cui gli Italiani seppero dell'Armistizio di Cassibile, appena firmato con gli Alleati), esso ha assunto un significato propriamente politico e militare».

Il 25 aprile 1945 fu il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) –con il comando concentrato a Milano (presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, il futuro presidente della Repubblica  Sandro Pertini e Leo Valiani – proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, imponendo la resa, giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate.

Parallelamente il CLNAI emanò in prima persona decreti legislativi assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo, tra le altre cose, la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo, nei pressi di Dongo, sul lago di Como, catturato mentre cercava di varcare il confine con la Svizzera, travestito da sottoufficiale della Wermacth.  «Arrendersi o perire!» fu la parola d'ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.

 

 

 

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