Incontro con Piera Levi-Montalcini per un libro sulla "Zia Rita"
"Noi italiani abbiamo una fantasia fuori dal comune. Questa dote serve alla ricerca, che va coltivata"
Presentato oggi pomeriggio, a margine della rassegna Sa(N)remo Lettori, organizzata dalla docente di lettere del Liceo Cassini Francesca Rotta Gentile e patrocinata dall'assessorato alla cultura del comune di Sanremo di Silvana Ormea, il volume "Un sogno al microscopio, viaggio verso il Nobel di Rita Levi Montalcini"(Mondadori).
Incontro con la nipote Piera per presentare il libro sull'infanzia di Rita Levi-Montalcini
Il libro, presentato da Piera Levi Montalcini, nipote della storica neurologa che vinse il Nobel per la Medicina nel 1986, prima e unica donna italiana, racconta la storia di una giovane Rita, la sua infanzia e la sua ardente passione per la ricerca, fino al conferimento del premio più ambito dagli accademici mondiali. Sullo sfondo, corredato da lettere e foto di famiglia, i grandi eventi del Novecento. Piera Levi-Montalcini, nipote del Premio Nobel Rita Levi. Piera, ingegnere, è fondatrice e presidente dell'associazione Levi-Montalcini che si occupa di assistere i giovani nello scegliere con consapevolezza il lavoro per cui si sentono portati, di collegare tra loro gli enti intitolati a Rita Levi- Montalcini e di valorizzarne gli insegnamenti.
«Un libro che abbiamo concepito per i ragazzi, per raccontare la vita del premio Nobel Rita- ha detto Piera Levi-Montalcini- , per raccontare la sua infanzia, per far capire che la sua infanzia non è stata diversa dalla loro. Possono vivere una vita serena, distesa e lieta, senza preoccuparsi del futuro che è una cosa che dobbiamo saper cogliere, che è sempre un'improvvisazione. La nostra vita è intersecata di eventi che ci fanno cambiare i programmi. Devono essere sereni, devono cogliere le opportunità e qualora scoprissero il lavoro che gli piace, potrebbero salire le gerarchie fino a vincere un premio Nobel».
"E' meglio investire in cervelli che in mattoni"
«Non abbiamo imparato che è meglio investire in cervelli che in mattoni- ha aggiunto la ingegnere, in merito alla fuga di cervelli che attanaglia il paese, con i giovani ricercatori in fuga verso l'estero in cerca di fortuna e riconoscimenti- . Purtroppo questo è un vizio tutto italiano, Noi siamo i più eclettici, abituati a correre i ripari e abbiamo una fantasia al di sopra della norma. E la ricerca, che ha bisogno di queste doti, va coltivata. Questo sarà un grande traguardo, mi auguro che però i ragazzi facciano lunghe esperienze all'estero- ha detto- , perché solo così il pensiero si allarga e si arricchisce. Trovo sempre dei ragazzi molto svegli e molto attenti: siamo noi adulti a doverli incuriosire e a fargli capire che il mono è bello e che c'è molto da scoprire«.
Il senso etico della scienza
«L'intelligenza artificiale? - prosegue- Come tutte le cose della scienza può essere una risorsa o un danno. La bomba atomica ci ha insegnato che l'energia nucleare può essere tragica. Ma come diceva zia Rita non si può mettere il lucchetto al cervello, ma deve intervenire- ha concluso- , nella scienza, quel senso etico a indirizzare la ricerca».