la provocazione

"La Cannabis fa male come il pesto?" Prosegue la levata di scudi contro l'ex sardina Santori

Toti, Piana e Berrino attaccano Mattia Sartori dopo il paragone in consiglio comunale a Bologna. Ecco cosa aveva detto Santori

"La Cannabis fa male come il pesto?" Prosegue la levata di scudi contro l'ex sardina Santori
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Si moltiplicano le prese di posizione del centro destra imperiese e ligure in generale contro l'ex sardina Mattia Santori, consigliere comunale a Bologna che in un'improvvida uscita in consiglio comunale aveva fatto una sorta di paragone tra cannabis e pesto. Il casus belli risale all’11 settembre. Nel difendere le aziende produttrici di cannabuis (o meglio contenenti cannabidiolo  CBD in percentuale consentita dalla legge), Santori aveva in qualche fatto un paragone con il  pesto genovese, sostenengo che entrambi i prodotti possono avere «effetti dannosi per la salute».

L'ironia (e il risentimento) del mondo politico di destra

A livello ligure, tra i primi a prendere posizione, il presidente della Ligurai Giovanni Toti («Fossi in voi mangerei più pesto e mi farei meno canne. Vedrete che i vostri ragionamenti saranno più lucidi»), il suo vice, l'imperiese, leghista, Alessandro Piana (LEGGI QUI) e il senatore di Fratelli d'Italia Gianni Berrino: "Non dovrebbero stupire le boutade dell’ex sardina Mattia Santori, ora consigliere comunale Pd a Bologna, ma questa volta ci ha di nuovo stupito, naturalmente in negativo - scrive Berrino -  Paragonare un vasetto di cannabis a uno di pesto, affermando che tutti e due sono legali e che anche il pesto può essere dannoso, offende i liguri e la gastronomia italiana. Il pesto è il condimento italiano più conosciuto e usato nel mondo e paragonarlo alla cannabis e ai rischi conseguenti al suo uso, crea un danno d’immagine notevole. È libero di fare le sue campagne a favore della cannabis, ma non denigrando il pesto, che appartiene alla tradizione della cucina ligure ed italiana. Consiglio a Santori di degustare il pesto, buono sia in barattolo che fatto in casa, che mai gli sarà nocivo, lasciando stare inutili paragoni e non confondendo la buona cucina con altri stili di vita”.

"Spero che nessun consigliere Pd abbia provato a fumare del pesto"

«Spero che nessun consigliere comunale del PD abbia provato a fumare il pesto nel tentativo di verificare fino in fondo questa strana teoria» le parole su Facebook del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessandro Morelli (Lega). Un invito a "farsi più trofie al pesto e meno canne" è invece arrivato dal parlamentare europeo, sempre della Lega, Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e Democrazia.

La provocazione di Mattia Santori

Quella di Santori era stata una provocazione. Il consigliere - che da tempo difende le aziende produttrici di cannabis legale, in particolare dall'annunciato decreto del governo che potrebbe affossare un fiorente mercato - aveva  mostrato un vasetto di pesto alla genovese e uno contenente infiorescenze di CBD ("entrambi prodotti in Italia" aveva sottolineato) e aveva quindi elencato le analogie tra i due prodotti:  «entrambe le aziende pagano le bollette, si misurano con un mercato internazionale, pagano le tasse, sono espressioni del Made in Italy e possono avere benefici per la salute" e ha poi aggiunto - provocatoriamente - "contengono rischi per la salute" visto che sul vasetto del pesto «c’è scritto che può contenere frutta a guscio, e la frutta a guscio per le persone allergiche può essere mortale. Entrambi i prodotti subiscono dei controlli e vengono da una filiera agricola certificata, con la sola differenza che se dall’oggi al domani qualcuno in Francia proponesse di vendere i derivati del pesto solo in farmacia e dietro ricetta, noi politici scenderemmo in piazza gridando all’attacco delle aziende Made in Italy, mentre la stessa tutela non avviene nei confronti delle aziende che producono CBD". La conclusione di Sanrtori

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