L'addio alla carriera dell'atleta Fabrizio Pertile
Pertile: «In realtà sono già almeno 3 anni che mi voglio ritirare ma non ci sono ancora riuscito, il richiamo della pista è sempre troppo forte»
Fabrizio Pertile, atleta 45enne di Vallecrosia, ha terminato la sua carriera con la rottura del tendine d’Achille mentre stava per affrontare la sua ennesima gara, i Campionati Europei a Pescara. La forza e la tristezza di Pertile si possono riassumere in un’immagine. Quella di un uomo che sale su un aereo con il gesso sotto il braccio dopo che la compagnia aerea che lo doveva riportare a casa gli ha comunicato che con la gamba ingessata non avrebbe potuto volare per rischi trombosi. E così Pertile, sofferente ma non arrendevole, decide di togliersi il gesso da solo in aeroporto, salire su quel volo, per poi ringessarsi, sempre da solo, una volta atterrato. Ecco questo è Pertile, un atleta che non si è mai arreso alle difficoltà.
Intervista a Fabrizio Pertile
Fabrizio Pertile, la sua vita l’ha dedicata allo sport. Quando è nata in te questa passione?
«La mia passione è nata già in prima media la prima volta che il mitico Prof. Parisi e successivamente il Prof. Alberti mi hanno fatto provare il salto in alto nella palestrina della scuola Nobel di Sanremo, ho fatto i giochi della gioventù ogni anno è da lì è iniziato tutto«
Quando hai capito che l’atletica sarebbe stato il tuo sport?
«In terza media. A 13 anni vinsi la fase provinciale e la fase regionale nel salto in alto con 1.73 qualificandomi per la fase nazionale dei giochi della gioventù senza nessun tipo di preparazione né allenamento. In quell’occasione mi si avvicinò Sergio Cagnati consigliandomi di iniziare a fare atletica agonisticamente, divenne il mio allenatore e mi portò a saltare 1.93 a soli 16 anni»
Oltre al salto in lungo e al salto triplo quale altre specialità ha nel cuore?
«Nel cuore avrò sempre il salto in alto perché il primo amore non si scorda mai, ma dopo aver saltato 1.93 mi sono completamente bloccato psicologicamente perché in gara quando vedevo l’asticella a 2 metri mi terrorizzava, anche se in allenamento era una misura che avevo già saltato. Così avevo due opzioni: smettere di fare atletica o cambiare specialità. E fu così che iniziai con il salto triplo dove arrivai a 13.60 a 17 anni e solo successivamente con il salto in lungo»
Lei si è anche laureato. Come faceva a studiare e allenarsi?
«È stato uno dei periodi più difficili della mia vita, mio padre non era d’accordo sul fatto che io continuassi a studiare perché “non serviva a niente”, ma io ero fortemente motivato a fare Scienze Motorie. Fui costretto ad andarmene via di casa e ad arrangiarmi lavorando e studiando per ben 5 anni. Ho fatto ogni tipo di lavoro che mi capitava dal cameriere al lavapiatti, frequentando l’università studiavo e mi allenavo continuando a fare atletica per una prestigiosa società di Milano «L’atletica Riccardi». In quegli anni ho potuto contare sull’aiuto dei miei zii che ringrazierò per tutta la vita, non ce l’avrei mai fatta senza di loro e non sarei mai diventato quello che sono oggi»
Quali sono state le medaglie che le hanno dato più soddisfazioni?
«Le medaglie che mi hanno dato più soddisfazione sono state diverse, in particolare l’oro ai campionati italiani di Cassino nel 2015 quando avevo appena ripreso a fare atletica, i tre ori vinti ai campionati italiani indoor di Ancona nel 2016 nel salto in alto lungo e triplo e la medaglia di bronzo vinta ai campionati europei in Portogallo nel 2022«
Quanti podi ha ottenuto nella sua carriera?
«Ho ottenuto 28 podi nazionali su 28 gare, non sono mai finito fuori dal podio per fortuna. 14 volte medaglia d’oro e campione italiano master; 9 record liguri tra salto in lungo salto in alto salto triplo e staffetta 4 x 1001 bronzo europeo in Portogallo con la nazionale master, 1 finalista ai campionati mondiali di Torun in Polonia concluso con il 7º posto; 3 volte campione del mondo amatoriale A.I.C.S.
Nella mia carriera ha vestito la maglia dell’atletica Vallecrosia; Marina Militare; Atletica Riccardi; Trionfo Ligure; A.S. Monaco; Cus Genova.»
Qual è stato il suo anno migliore per l’atletica?
«Nel 1999 ho avuto la possibilità di poter svolgere il servizio militare in Marina Militare come atleta, avevo l’opportunità di allenarmi 2 volte al giorno e nel giro di 3 mesi. Alla prima gara iniziai già a saltare sui 7 metri, ricordo che in quell’anno poco prima di congedarmi tutta la caserma di La Spezia incluso me si prese la salmonellosi. Rimasi per 2 settimane in ospedale a letto con la flebo al braccio perdendo parecchio peso, il giorno in cui fui dimesso c’erano i campionati italiani militari con Marina Militare ed esercito. Mi era stato vietato di partecipare, non ero in grado di correre veloce perché ero parecchio debilitato e il salto in lungo sarebbe stato proibitivo. Decisi di gareggiare nel salto in alto e vinsi l’oro. La forza di volontà e la testardaggine a volte possono farti superare ostacoli enormi»
Lei ha 45 anni e ha deciso di ritirarsi. Che sensazione ha in questo momento e cosa pensa di fare?
«In realtà sono già almeno 3 anni che mi voglio ritirare ma non ci sono ancora riuscito, il richiamo della pista è sempre troppo forte e per un agonista dopo una vita passata sulle piste di atletica, smettere non è mai facile, ma questa volta è quella giusta, troppi infortuni e operazioni negli ultimi anni tra rottura del menisco, del crociato e ora il tendine d’Achille, ho passato gli ultimi 9 mesi allenandomi e gareggiando sotto antidolorifici con una calcificazione tendinea e alla fine sono di nuovo in stampelle direi che può bastare così»
Purtroppo per una rottura del tendine d’Achille ha dovuto lasciare gli Europei. Come si sente?
«Sono molto amareggiato perché mi sono allenato tanto ma il tendine non mi ha dato un attimo di respiro, faceva molto male anche solo camminando e non ci sono arrivato nel migliore dei modi, devi accettare gli infortuni, arrabbiarsi non serve a migliorare le cose, bisogna affrontare positivamente gli ostacoli nello sport e nella vita»
A proposito, sappiamo che ha avuto un viaggio di ritorno da Pescara tragicomico. Ce lo racconti
«Il ritorno da Pescara è stato “il viaggio della speranza” tragicomico è dire poco, dopo aver passato 9 ore al pronto soccorso sono stato visitato e ingessato, il mattino seguente con un tendine rotto, le stampelle e il borsone gigante della Nazionale sono riuscito a prendere un aereo, un autobus e due treni, i minuti più “caldi” li ho passati all’aeroporto di Pescara dove non volevano farmi salire sull’aereo perché la Ryanair non si vuole assumere la responsabilità in caso di trombosi o embolie se il gesso è stato messo meno di 48 ore dal volo. Alla fine per poter salire mi sono dovuto tagliare il gesso da solo seduto sulla sedia a rotelle, mi guardavano tutti ma ho affrontato la cosa con il sorriso proprio perché mi sembrava di essere dentro a una barzelletta. Sono salito sull’aereo con il gesso sotto il braccio e una volta atterrato ho comprato delle garze, mi sono rimesso il gesso stringendolo forte. Tutto da solo»
Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere il suo sport?
«Consiglio a tutti i bambini e ai ragazzi di venire a provare questo bellissimo sport, l’atletica è la regina di tutti gli sport, ti aiuta a migliorare sia a livello personale che emotivo, aumenta l’autostima, io da piccolo ero molto timido e chiuso: per me è stata fondamentale».
Ultima domanda: nella nostra provincia abbiamo strutture adatte a ospitare grandi eventi di atletica?
«Grazie per la domanda perché colgo la palla al balzo. Io mi alleno da parecchi anni allo Zaccari di Vallecrosia, la struttura è completamente usurata con i buchi di cemento sia in pista che nella pedana del lungo, priva di luci, priva di spogliatoi fino a poco tempo fa, sono stati stanziati e sono già nelle casse parecchi soldi per la ristrutturazione del campo, ma l’impianto è intercomunale, il comune di Ventimiglia non è ancora d’accordo al 100% per la ristrutturazione della pista. Voglio lanciare un appello ai sindaci perché si mettano d’accordo e facciamo iniziare i lavori. L’impianto ha delle potenzialità enormi, diventerebbe un fiore all’occhiello per il ponente ligure, si potranno organizzare gare ed eventi, abbiamo tantissimi bambini e ragazzi che si allenano, dopo le Olimpiadi del 2020 c’è stato un vero e proprio boom, date alle future generazioni una struttura adeguata per potersi allenare»